C'era una volta C'era una volta

C'era una volta

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Siamo a Tebe, nell'antico Egitto, intorno al duemila avanti Cristo, all'epoca dell'XI dinastia. Renisenb, in seguito alla morte del marito, torna nella grande casa del padre Imhotep, sacerdote del Ka. La giovane, dopo la disgrazia che l'ha colpita, è in cerca di conforto e nella casa natale, vicino ai parenti e ai servi fedeli, ha l'impressione di poter riacquistare la perduta serenità. Ma la realtà in cui si imbatte è assai diversa: i suoi tre fratelli, il debole Yamhose, il prepotente Sobek e il viziato Ipy, sono sempre in contrasto tra di loro, mentre le cognate e la vecchia, malvagia Henet gettano olio sul fuoco. Ma la situazione è ancora destinata a peggiorare con l'arrivo della sensuale e affascinante Nofret, la giovanissima nuova concubina di Imhotep. In questa atmosfera di gelosia, passioni e rancori scoppia ben presto una vera e propria tempesta e incominciano a verificarsi strane morti misteriose, attribuite dalla famiglia alla oscura maledizione degli dei, ma la verità invece può nascondersi in mezzo agli uomini. C'era una volta, apparso nel 1945, è un romanzo di straordinaria suggestione, nella quale la Christie ha riversato tutte le sue conoscenze sull'antica civiltà egiziana che aveva appreso durante i suoi viaggi in compagnia del marito, il celebre archeologo Mallowan.



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C'era una volta 2018-04-20 13:00:01 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    20 Aprile, 2018
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La porta falsa

“C’è un tipo di male che attacca dall’esterno, così che tutti possono vederlo… ma esiste anche un altro genere di corruzione, quella che si genera nell’intimo e che all’esterno non si nota. Giorno per giorno cresce, lentamente, finché l’intero frutto è marcio…”
Un’atmosfera unica e suggestiva: Tebe, nell’antico Egitto, circa 2000 a. C. Una famiglia attraversata da passioni, incomprensioni, odi, gelosie. Una donna giovane e bellissima. Un omicidio (in apparenza) fin troppo facile da spiegare. Una ricostruzione storica accurata e coinvolgente. Gli ingredienti per un giallo originale e assolutamente indimenticabile ci sono tutti.
Quando la giovane Renisenb torna a vivere nella casa paterna dopo la morte del marito, in cerca di un rifugio sicuro e tranquillo dove affrontare il dolore, spera di ritrovare tutto come era un tempo, quando era bambina, e che lei stessa possa tornare quella che era, quasi a voler cancellare e dimenticare tanto la lacerazione della perdita quanto gli anni felici trascorsi con il marito e ormai finiti per sempre. Le sue speranze sono presto deluse e Renisenb scopre che invece tutto è cambiato, a cominciare da suo padre Imhotep, sacerdote del Ka (il culto dei morti), diventato un omino anziano, severo, pignolo e costantemente impegnato a tiranneggiare i figli, servendosi di loro per mandare avanti le proprietà di famiglia, ma rifiutandosi di renderli indipendenti e continuando a rinfacciargli la loro condizione di mantenuti. Yamhose, il figlio maggiore, è debole, mite, sottomesso, e insieme alle prepotenze del padre subisce quelle della moglie, la forte e aggressiva Satipy, che gli rimprovera di continuo la sua incapacità di imporsi sugli altri. Poi ci sono lo sventato Sobek, il secondogenito, bello, spaccone e marito di Kait, più quieta e silenziosa, ma non meno ostinata di Satipy, e il sedicenne Ipy, il più giovane e il prediletto di Imhotep, viziato, sicuro di sé e ansioso di far valere i propri diritti in famiglia. Infine ci sono Esa, l’anziana madre di Imhotep, saggia, ironica e intelligente, ormai quasi cieca, eppure molto più capace degli altri di vedere la realtà delle cose e il vero volto delle persone, e la vecchia serva di famiglia Henet, che cela accuratamente invidia e rancori sotto una maschera di sacrificio e devozione, sempre impegnata a riferire pettegolezzi e rinfocolare liti e dissapori.
Tra i battibecchi nel gineceo e i continui attriti che dividono Imhotep e i suoi figli, l’atmosfera domestica è ben diversa da quella che Renisenb credeva di ritrovare. L’unica persona sulla quale la ragazza sente di poter contare è Hori, fidato scriba e attendente di Imhotep, e spesso lo raggiunge sull’alta collina della Tomba che il sacerdote del Ka ha il compito di custodire, dalla quale tutto – la tenuta, i campi, i membri della famiglia – appare piccolo, insignificante, e può essere osservato meglio.
La situazione precipita quando Imhotep torna da un viaggio d’affari portando con sé una giovane concubina, la splendida Nofret, tanto bella quanto avida e crudele. A Renisenb il suo arrivo sembra la scintilla che farà divampare le fiamme in un mucchio di sterpaglie, ma forse il fuoco già covava sotto la cenere da tempo e Nofret non ha fatto altro che rimestarla, portando alla luce rabbia repressa, rancori segreti, parole prima di allora soltanto sussurrate, fino all’inevitabile esito: il delitto. Inizia così una serie di morti a catena, forse opera della persecuzione di uno spirito maligno, come credono alcuni, o forse frutto di un piano ben preciso, orchestrato con abilità e intelligenza tra le stesse mura domestiche.
In tutte le tombe egizie c’è sempre una porta falsa, spiega Hori a Renisenb, per ingannare i ladri, ma anche nella famiglia di Imhotep c’è qualcuno che ha creato una “porta falsa” per ingannare gli altri e celare la sua vera natura. A Hori e Renisenb non resta che intraprendere una vera e propria corsa contro il tempo per fermare chi sta facendo terra bruciata intorno a loro fino a quando non resterà una sola persona… un unico erede.

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