Annus Mirabilis
Letteratura straniera
Editore
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Opinioni inserite: 8
Un romanzo imprevedibile
Non mi ero mai soffermata nel periodo storico/tema della peste, nonostante io fossi un'appassionata di romanzi storici. E così ho scelto questo libro, un po' incantata dalla trama(che è un fatto avvenuto realmente)e dalla copertina... E' un romanzo che si legge tutto d'un fiato, avevo una voglia di scoprire cosa succedesse pagina dopo pagina. Per spiegare il romanzo, mi sono creata nella mia mente una struttura. Il romanzo si apre con la situazione attuale per poi utilizzare il flashback narrativo. La prima parte è dedicata alla presentazione dei personaggi del villaggio di Eyam. Conosciamo subito la storia di Anna Frith, una giovane ragazza madre, ma anche vedova. Conosciamo la sua storia personale, la sua infanzia e conosciamo anche il suo ospite: George Viccars, un sarto di Londra che sarà il portatore della peste nel piccolo villaggio. Il rettore Michael Montpellion, che è una sorta di sindaco del villaggio, prende una decisione importante : mettere il villaggio in quarantena e proibire l'importazione o l'esportazione DIRETTA di merci e degli abitanti di Eyam. Da questo momento in poi inizia la parte di mezzo, dedicata al modo in cui il rettore, la moglie Elinor e la domestica Anna Frith (che è appunto la voce narrante) devono prendersi cura degli abitanti. Si susseguono quindi moltissime vicende, la storia di tante famiglie affette dalla peste, i lutti che devono sopportare, le ribellioni degli abitanti, accuse di stregoneria che si susseguono tra coloro che cercano di preparare unguenti a base di erba per lenire i dolori della peste. Il ritmo della narrazione è abbastanza veloce e la storia comincia veramente a modellarsi. Non voglio fare alcuno spoiler, quindi dirò semplicemente che la storia poi prenderà una trama che sembra completamente diversa da quella principale. Infatti, questa è quella che chiamo "la parte finale " che comincia intorno alla pagina 280. Da questo momento in poi, la storia prende una piega che non pensavi assolutamente potesse realizzarsi. Ma sorvolata questa parte, (che penso sia dovuto ad un momento molto particolare in cui la scrittrice ha deciso che fosse arrivato il momento di un'ondata da 50 sfumature), la trama si sconvolge del tutto ed ha una fine che proprio non ti aspetti. Ed è proprio questo l'unico punto che voglio criticare di questo libro : la fine. E' una storia così intensa che ti coinvolge anche a livello stilistico ed invece la fine del romanzo risulta essere una trama molto velocizzata, magari qualche idea/spunto per un nuovo libro che la scrittrice ha deciso fosse meglio inserire proprio in questo romanzo. Non so quale sia stato il suo scopo nel finale che ha scelto di dare, ma secondo me stona totalmente con la trama. Può starci il momento di passione da 50 sfumature, ma sconvolge ancor di più ciò che succede immediatamente dopo. Il personaggio di Anna Frith non poteva assolutamente dipendere da un altro uomo, è stata forte ed indipendente in tutto il romanzo e non mi piace affatto il finale che ha scelto di darle, non degno di lei e della sua storia. A quanto ho letto, non è stata solo una sensazione mia, molti l'hanno pensata esattamente come me riguardo questo finale appuntato molto distrattamente.
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La peste bubbonica
La scrittrice ha una grande capacità di descrivere le piccole cose, gli affetti, di fare entrare il lettore nella vita dei personaggi. Dal punto di vista stilistico la costruzione delle frasi, la capacità di attirare il lettore il romanzo grazie all'immediatezza del racconto è veramente notevole. Il romanzo è storico e alcuni personaggi Anna, Anys, Elinor sono belli e intensi. In generale i personaggi femminili sono quelli più riusciti. Il romanzo è storico e molti personaggi, quelli su cui l'autrice ha lavorato meno di fantasia, conservano il loro vero nome.
Anche se il libro mi è piaciuto moltissimo mi pare che ci siano degli eccessi nella storia che tolgono un po' di bellezza a un romanzo che sarebbe stato quasi perfetto. Gli eccessi sono soprattutto dalla metà in avanti. Se è bella la vicenda di Anys e anche credibile la caccia alla strega con le sue prevedibili conseguenze, riproporla in modo amplificato nella vicenda della matrigna di Anna mi è sembrato sbagliato, come mi è sembrata eccessiva la vicenda del padre di Anna e la sua morte spettacoloare. Anche il finale (a parte la fuga) secondo me tradisce un po' i personaggi. Avrei preferito che l'amicizia restasse amicizia, l'amore amore, l'affetto affetto.
La vicenda non aveva bisogno di orrori su orrori. La peste era più che sufficiente.
In ogni caso il libro è molto bello e uno nota queste cose proprio perchè la sensazione è di essere arrivati tanto vicini alla perfezione per poi essersene allontanati proprio a un pelo dal toccarla. Comunque la descrizione degli affetti e dei sentimenti delicati, l'amore per la vita e la cura delle piccole cose e delle persone è la cosa migliore e più affascinante del libro.
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dalla cenere della peste nasce un romanzo
Tutto ha inizio nella primavera del 1665. Anna, questo il nome della protagonista, è una giovane mamma vedova di un altrettanto giovane minatore. Anna vive con i suoi due bambini in un piccola cittadina inglese ricca di miniere di piombo, Eyam.
La vedova è al servizio della famiglia del rettore del paese Mr. Mompellion, ma i suoi guadagni alquanto modesti, sono insufficienti per sostentare i suoi due piccoli. Perciò Anna è ben felice di affittare una stanza a George Viccars sarto londinese appena arrivato in città per sfuggire, dice lui, al grigiore della metropoli.
Ma la gioia di questo momento ben presto tramuterà la vita di Anna e quella del paese in una sofferenza. Ad Ayam arriva la peste.
Vorrei sottolineare che la storia narrata è effettivamente una storia vera. Veramente la piccola cittadina di Eyam a cavallo tra il 1665 e il 1666 fu colpita da una tremenda epidemia di peste. Veramente i cittadini di questa città decisero poi in modo completamente autonomo di mettersi in quarantena evitando l’uscita dal paese di merci e soprattutto di persone.
Questa decisione consapevole sicuramente preservò il contagio ai paesi limitrofi, ma questa scelta coraggiosa sarà anche un fardello a tratti insopportabile per la popolazione di questa piccola cittadina.
La bellezza di questo libro sta tutta nella semplicità dei fatti narrati. Come si può dare spiegazione a tante morti e a tanto dolore? Come può una madre o un padre sopravvivere al dolore della perdita di un figlio? Come può un nonno reggere al dolore nel dover seppellire il nipote?
Questo romanzo tratta il tema della morte e della malattia in maniera semplice, diretta, trasmettendo attraverso le parole tutto il dolore e l’angoscia che esse portano con se.
Ma Anna vive dignitosamente il proprio dolore forse perchè avvezza fin dall’infanzia. Con questo non voglio dire che Anna sia abituata al dolore, ma sicuramente ha già provato sulla sua pelle la sofferenza, e in qualche modo le sue vecchie cicatrici hanno alimentato la forza di volontà e di reazione che ha dentro se. Anna è una donna positiva, buona, dolce, dal cuore grande e dal carattere forte. Sicuramente l’autrice non avrebbe potuto inserire una protagonista dalle caratteristiche diverse. Se la protagonista avesse presentato un carattere meno positivo, probabilmente questo volume sarebbe stato difficile da affrontare, visti già i temi negativi trattati. Ma questo, forse, lo dico da persona positiva quale sono.
Incontrerete tanti cittadini di Eyam e vivrete al loro fianco questo terribile “annus mirabilis”. Di molti avrete pietà e di altri simpatia. Ma sicuramente di tanti avrete compassione. Ogni personaggio sarà ben caratterizzato e sarà per il lettore come vivere in questa comunità in questo terribile periodo.
Mi sono commossa in molti passaggi, mettete in conto che questo romanzo non vi strapperà un sorriso. Il finale poi sarà tutto a sorpresa, tenetevi forte perché il libro riserva una fine con i fiocchi, azzeccato secondo me. Il ritmo cambia completamente. Dall’oblio della malattia il ritmo diverrà serrato…ma di più non posso dire, pena spoiler.
Questo romanzo mi è piaciuto tantissimo. L’ho adorato dalla prima pagina fino all’ultima. L’ambientazione rurale seicentesca non ha potuto che affascinarmi, mi sono immersa completamente nelle atmosfere inglesi di questo libro, negli animali e nelle erbe, nei profumi della campagna. Mi ha lasciato talmente appagata che sembra quasi la scrittrice lo abbia scritto su misura per i miei gusti.
Vi consiglio la lettura di questo romanzo ma attenzione, non voglio dire che sia un capolavoro. Mi rendo conto che per tema trattato e ambientazione non può soddisfare i palati di tutti i lettori.
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libro mirabilis
in questo libro viene descritta LA PESTE, in tutte le sue forme, fisiche, mentali, religiose, con tutte le sfumature che lascia dietro di sè: morte, reticenza, stregoneria, speranza, solidarietà, ... tutti i sinonimi e contrari che esistono in un dizionario. è un libro istruttivo, che ti ricordi anche con il passar del tempo. scritto veramente bene, senza tanti discorsi inutili o dettagli superficiali, anzi. è una storia avvincente, basato comunque su una storia vera, anche se con spruzzi di immaginazione qua e là. i personaggi sono ben delineati, ognuno con un carattere definito, un portamente e una psicologia dettagliata, ed è una cosa che si trova in pochi libri. questa storia potrebbe essere d'ispirazione e d'aiuto a qualcuno che magari sta vivendo un momento difficile nella sua vita, per capire che ci deve sempre essere speranza, e che nella vita gli imprevisti possono essere infiniti.
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Annus mirabilis
Anno 1665. La peste colpisce un piccolo villaggio inglese, la popolazione prende una decisione coraggiosa : rimanere al villaggio, non cercare la fuga altrove per impedire il diffondersi del contagio. Una giovane e coraggiosa vedova, un prete parecchio anticonformista e la generosa ed indomita moglie cercano di portare aiuto e conforto a chi viene colpito da questa tremenda piaga. C'è un pò di tutto nel racconto : la nobiltà d'animo, il coraggio, la generosità, ma anche l'egoismo, l'ignoranza e la superstizione.
Il tutto nel corso di un terribile anno, che per qualcuno diventerà invece "annus mirabilis" perchè saprà trovare le forze per cambiare la propria vita.
Scorrevole e piacevole lettura, anche se in qualche punto si scivola verso un monotono elenco di vittime e disperati. Un difetto che trovo in questa autrice (e che avevo già riscontrato ne "I custodi del libro") è che non riesce a farmi affezionare ai personaggi, a farmi immedesimare, per quanto le vicende siano struggenti non riesce a renderle tali, a volte sembra una cronaca più che un romanzo, manca un pò di "calore" ecco...
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Liber mirabilis
Credo che questo sia uno dei migliori libri al mondo. L'ho trovato alquanto stupendo, scritto molto bene, coinvolgente e avvincente.
In "Annus mirabilis" le protagoniste sono due: la prima è la peste, una malattia assai diffusa e pericolosa nei secoli passati: arriva, rimane e se ne va come, quando e dove vuole come un viaggiatore indesiderato e non annunciato. Una piaga senza confini, portatrice di morte, dolore e tanta sofferenza che colpisce indistintamente tutti coloro che incontra sul suo macabro e rapido cammino: buoni e cattivi, innocenti e colpevoli, giusti ed ingiusti, bambini, donne, uomini e anziani che, ormai sopraffatti dalla paura, dal dolore e da una speranza svanita del tutto, precipitano nel baratro della superstizione, della pazzia e del terrore.
C'è chi scappa tentando di salvarsi, chi si rassegna rimanendo e aspettando inesorabilmente la propria fine, chi si approfitta del dolore altrui ingannando le persone o addirittura sfruttandole, chi prova a salvare i moribondi e i sopravvissuti con preghiere, incoraggiamenti o rimedi medicamentosi, ma la peste ormai si è stabilita lì e nessuno può più scacciarla via.
Questo "personaggio" apparentemente sembra soltanto lo sfondo dell'intera vicenda, ma in realtà, leggendo il libro, si capisce immediatamente che è più presente di quanto uno pensi, forse persino più reale della realtà stessa.
La seconda protagonista è Anna Frith, domestica di Michael Mompellion, parroco del villaggio inglese di Eyam dove la peste regna incontrastata nell'anno del Signore 1666: questa ragazza vedova di appena diciotto anni con due figli, è costretta ad assistere impotente alla perdita di tutto ciò che ama, alla distruzione della sua famiglia, dei suoi amici, vicini e compaesani.
Nonostante l'immane sofferenza e il dolore provati da lei e da tutti gli altri che soffrono o meno, Anna non perde neanche per un istante il coraggio e la forza di andare avanti e insieme alla sua amica/padrona Elinor Mompellion si prende cura dei pochi rimasti vivi, tenta di salvare altri dalla morte, aiuta a far nascere bambini...
Fortunatamente questo "annus horribilis" alla fine diventa un "annus mirabilis" sia per i sopravvissuti, sia per Anna (e nel bellissimo finale si nota talmente tanto che, dopo aver letto di tutte le conseguenze della peste, sembra quasi di leggere un libro totalmente diverso...).
Insomma, consiglio assai vivamente questo toccante e stupendo libro che difficilmente lascerà il cuore del lettore che lo apprezzerà.
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annus mirabilis
Ho letto questo libro un pò di anni fa ma ne conservo veramente un bel ricordo. In questo romanzo troviamo tutto, la morte la disperazione, ma anche l'amore, la speranza, e soprattutto la tenacia di questo personaggio, Anna,una giovane vedova dotata di un coraggio incredibile, che combatterà fino alla fine con la peste e con la distruzione che ha portato nel suo villaggio. Un libro bellissimo e avvinncente.
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Perdita e resurrezione
Un romanzo di fantasia che si inspira alla vera storia del villaggio di Eyam nel Derbyshire,noto come "Il villaggio della peste". Molti personaggi portano addirittura il nome di alcuni dei veri antichi abitanti e molti fatti sono tratti da notizie ampiamente documentate e conservate negli archivi storici del luogo. Ne consegue un bel profilo della vita di allora con particolari ,anch'essi documentati,della vita ecclesiale,delle antiche nozioni mediche ed erboristiche e anche delle pratiche di stregoneria. Su tutte le figure,fa spicco la figura di Anna,l'eroina del romanzo,che come tanti altri suoi simili,dovrà affrontare la perdita della sua famiglia,degli amici,dei vicini ma , conservando l'integrita' del suo essere e del suo esistere,potra' aspirare ad una nuova resurrezione, ricominciando una vita diversa lontano dalla sua terra lacerata. E' un libro di coraggio e di tremende incertezze,un libro di morte e di vita,di gioia e di dolore,di apparenza e di essenza. Sicuramente da leggere oltre che per il risvolto storico, oltremodo interessante, anche per l'esito e la traccia che calamita' come questa possono incidere nell'animo umano.