Uccellini
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Uccellini?
“Uccellini” è una raccolta di tredici racconti piuttosto espliciti nei quali Anaïs Nin articola le diverse modalità ed espressioni dell’erotismo letterario in corrispondenti, proteiformi situazioni sessuali.
La parte decisamente più interessante – come peraltro si evince anche dalla quarta di copertina – è la prefazione: qui, la reginetta dell’eros rivendica il suo ruolo di maîtresse con un certo orgoglio (“Divenni quella che chiamerò la Madama di una insolita casa di prostituzione letteraria”) e, con commovente schiettezza, condensa la fenomenologia della sua scelta creativa (“La maggior parte dei racconti erotici furono scritti a stomaco vuoto. Ora, la fame è ottima per stimolare l’immaginazione; non produce potenza sessuale, e la potenza sessuale non produce avventure insolite”) nel più elementare dei bisogni primari: la sopravvivenza. A questo riguardo mi è venuto naturale praticare il sillogismo aristotelico:
- (Premessa maggiore) Anaïs Nin, nata a Parigi nel 1903, ritiene che la fame sia motore d’immaginazione.
- (Premessa minore) Sigmund Freud, negli stessi anni e a qualche centinaio di chilometri di distanza, teorizza la sublimazione della libido come fonte della creazione artistica: in pratica, la pulsione sessuale può essere, tipicamente nell’astinenza, incanalata verso forme espressive superiori.
- (Conclusione) Ergo l’inedia, che sia di natura artistica o sessuale, è alla base della produzione creativa…
Sarà, ma io – e in questo, forse, sono troppo edonista - quando ho fame penso a qualcosa di commestibile… E voi?
Dopo aver ricevuto l’ennesima prova di malfunzionamento della macchina logica di Aristotele (o, il che è lo stesso, dopo aver constatato che anche la proprietà transitiva può far cilecca), fame o non fame, nella conclusione della prefazione ho ammirato la miglior intuizione dell’intera operetta dell’ineguagliabile Anaïs (però, che bel nome!): “La vita sessuale di solito è avvolta in molti strati, per tutti noi – poeti, scrittori, artisti. È una donna velata, mezzo sognata.”
Il primo racconto, Uccellini, è un vero shock per la complicità dell’effetto novità che spesso gli incipit esercitano. Ne è protagonista un folle esibizionista (un pittore squattrinato e dunque, anche lui!, affamato), che francamente – se dobbiamo dire pane al pane – è un autentico pedofilo, perché “fantasticava su quello che sarebbe stata la sua vita in questo appartamento di fronte alla scuola femminile”… e non solo…
Superato il complicato impatto iniziale, mi sono via via ambientato. Così – completamente prevenuto e pronto ad aspettarmi di tutto - ho seguito le peripezie de “La donna sulle dune”, abile a soddisfare i piaceri di un uomo insonne (“Cominciò a pensare che in ogni villetta avvenisse qualcosa cui gli sarebbe piaciuto prendere parte”) che tra le dune si aggira più infoiato che stregato dal paesaggio, nonché di “Lina” (“E tutto questo desiderio, questa libidine, girano dentro di lei rimestando un veleno di gelosia e invidia”), lambiccata protagonista del terzo racconto, e via via di tutti gli altri personaggi dai più svariati gusti e preferenze…
Se posso dire, dopo lo smarrimento iniziale mi sono acclimatato così bene che questo libercolo mi è venuto a noia nel corso della lettura. Come sempre accade con il perdurare delle situazioni. Che siano di qualsiasi stampo, sessuali e non.
Bruno Elpis
P.S.: La prima tappa del percorso “eros” viene illustrata a www.brunoelpis.it con uccelli di ogni tipo…
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