Paura di volare
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L'ARTE DI SEDURRE
Una cosa sola avrei cambiato, o meglio eliminato, da questo libro e sono le ultime quattro parole che, per riguardo verso coloro non lo hanno ancora letto, qui non svelo. Per le restanti quattrocento pagine, questo romanzo è semplicemente meraviglioso.
Ogni tentativo di rimanere dall'altra parte del libro, seduti composti sulla propria seggiola, di non abboccare agli ammiccamenti, alle strizzate d'occhio (tante!) di Isadora Wing si rivela inutile: ad un certo punto le difese crollano e si finisce per essere travolti dallo tsunami Jong.
E il naufragar diviene dolce in questo mare. Un mare colmo di intelligenza, cultura, ironia, passione, ferocia, contraddittorietà, debolezze e, sopra tutto, seduzione.
Poiché il miglior afrodisiaco sono sempre le parole.
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Paura di volare di Erica Jong
Un libro pubblicato nel 1973, che all'epoca deve aver fatto scandalo. È la storia di una donna che, allo scoccare dei trent'anni, fa un bilancio della propria vita e dei propri mariti e amanti. Una donna appassionata e libera, che nello stesso tempo ha paura di quello che la solitudine ci porta, per cui spesso si adegua a relazioni o matrimoni fallimentari, pur di non restare sola o di non essere giudicata in modo negativo ("Anche il matrimonio poteva essere solitudine, desolazione, angoscia. Molte delle massaie felici che preparavano la colazione per il marito e i figli sognavano di scappare con un amante. Erano piene di risentimento e i loro cervelli erano immersi nelle fantasie. Il matrimonio non è il rimedio alla solitudine"). Questo anche a causa della propria religione, quella ebrea, che le ha insegnato e inculcato il senso di colpa ("Il guaio è che in fondo al cuore io sono una puritana. Tutti gli scrittori pornografici sono dei puritani", ma anche "Continuavo a trovarmi uomini per sfuggire alla mia famiglia salvo poi tornare in famiglia per sfuggire a questi uomini" e ancora "Se pensavo ai sensi di colpa del tutto sproporzionati che nutrivo per i miei insignificanti peccati sessuali. Eppure c'era gente al mondo che faceva esattamente quello che voleva e non provava il minimo senso di colpa... Perché mi era toccato un super-Io così stronzo?).
Un romanzo dove si parla del femminismo e della psicanalisi, nei loro aspetti positivi e negativi ("Non è il fatto di avere figli in sé che mi sembra ingiusto, è di averli per gli uomini. Figli che prendono il loro nome. Figli che ti legano, per mezzo dell'amore, a un uomo che devi accontentare e servire, pena l'abbandono" e ancora "Le virtù borghesi del matrimonio, dell'equilibrio e del dovere prima del piacere non mi avevano mai soddisfatto. Ero troppo curiosa e desiderosa di avventure per non scalpitare davanti a tutte quelle restrizioni").
Divertente la rivendicazione della "scopata senza cerniera", che ha come caratteristiche principali il fatto di non dover conoscere l'uomo di turno, la brevità del contatto, il fatto di essere liberi da rimorsi e sensi di colpa, perché non si deve razionalizzare l'avvenimento, né parlarne, ma solo viverlo ("La scopata senza cerniera non ha motivazioni recondite, non ci sono giochi di potere. Nessuno sta cercando di provare qualcosa o di ottenere qualcosa da qualcuno. Nessuno sta cercando di fare cornuto un marito o di umiliare una moglie. L'uomo non prende e la donna non dà. La scopata senza cerniera è assolutamente pura ed è più rara di un unicorno"). La protagonista parla del sesso in modo libero e disinibito, ma anche razionale ("Il sesso è tutto nella testa. Battiti del polso e secrezioni non hanno niente a che fare col sesso. È per questo che tutti i best seller sul sesso non valgono un cazzo. Insegnano alla gente a scopare con i genitali, non con la testa" e ancora "L'uomo sotto il letto non può trasformarsi nell'uomo sopra il letto. Si escludono a vicenda. Quando arriva sul letto, non è più quello che desideravi").
Lo stile è accattivante e disinvolto e il libro mi è abbastanza piaciuto. Lo consiglio.
Oltre a quelle già citate, scrivo alcune espressioni carine o rappresentative:
"Bigamia vuol dire un marito di troppo, monogamia anche";
"Libertà significa semplicemente non avere niente da perdere...";
ma soprattutto: "Quale situazione più ironica si può immaginare di quella di una donna liberata alle prese con un cazzo moscio?... Era quella la disuguaglianza fondamentale che non si poteva annullare: non che il maschio avesse una meravigliosa attrazione in più di nome pene, ma che la femmina avesse una fantastica fica a prova di bomba. Non c'era tempesta, tormenta o cataclisma che potesse metterla fuori uso. Era sempre lì, sempre pronta, sempre all'erta. Non c'è da meravigliarsi che gli uomini odino le donne. Non c'è da meravigliarsi che abbiano inventato il mito dell'inadeguatezza femminile..."
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Il precursore
Questo il libro può essere tranquillamente considerato il precursore di tutte le varie sfumature e delle vicende di donne in carriera alle prese con turbamenti pscofisici vari che ci circondano negli ultimi anni.
Oserei dire che se fosse uscito oggi non avrebbe suscitato quello scalpore che ebbe nei primi anni '70 quando l'autrice lo diede alle stampe.
Esso narra del percorso fisico ed emotivo di una donna che arrivata ad un punto morto della sua vita di coppia (vissuta in nome di un conformismo a cui si piega per una sorta di paura di vivere fino in fondo le proprie aspirazioni, la paura di volare appunto) comincia a farsi delle domande sulla sua vita.
E così, sull'onda dell'istinto, ma non troppo, prova a buttarsi su relazioni a catena di montaggio.
Ovviamente le cose non andranno lisce.
Probabilmente un libro sopravvalutato. In alcune scene addirittura un po' forzato. Ha il merito però, come dicevo, di essere stato un precursore. Molto attuale. E ha anche il merito di contenere una sottile vena di umorismo che lo rende piacevole tutto sommato.
Da leggere. Se non altro per vedere da dove abbiano preso spunto E.L. James e compagnia.
E magari per cercare di capire un po' di più dell'universo donna, così impenetrabile e spesso inspiegabile per noi uomini.
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Un libro dai contenuti sorprendentemente attuali
La protagonista del fortunato romanzo di Erica Jong, la signora Isadora Wing, può definirsi la classica “antieroina”, di quelle da studiare nelle scuole di scrittura creativa.
Bella, passionale, istintiva (anche troppo) e dunque aperta a ogni tipo di esperienza, ha il suo tallone d’Achille nella paura… di volare. E quindi anche paura di vivere fino in fondo la propria libertà, di cercare un’autentica realizzazione delle proprie aspirazioni. Così cede al conformismo delle convenzioni sociali e prova a infilarsi nella gabbia poco dorata del matrimonio, per prendere parte alla quotidiana rappresentazione che è la vita. Il problema è che ogni sua relazione pare destinata all’inevitabile fallimento. Anche perché i prescelti non sono persone coi piedi ben piantati per terra (per fare un esempio, il primo marito ha dei problemini mentali che lo portano a credersi capace di… camminare sul lago di Central Park; senza queste trovate che romanzo sarebbe?).
Quando arriva il turno di un certo Adrian, che ha un cognome che è tutto un programma: Goodlove, Isadora pensa di avere fatto bingo. L’uomo, infatti, uno psichiatra di scuola lainghiana è un convinto fautore della poligamia.
I due, forse per esorcizzare la paura di volare di lei, decidono di condividere un lungo viaggio in giro per l’Europa. Ma anche questo tentativo di trovare la felicità si rivela inutile, riaprendo la porta ai fantasmi del passato: i fallimenti relazionali, i sogni dell’adolescenza, i sensi di colpa per la propria inadeguatezza.
Nel dramma umano minimale di una singola donna, ne sono certo, possono riconoscersi molte lettrici...
La scrittura della Jong è scorrevole, anche se l’autrice manca di quei colpi di scena che determinano spesso la fortuna di una storia (sono uno dei segreti, ad esempio, del successo dei libri di Pennacchi, autore pontino Premio Strega 2010).
Il limite di “Paura di volare” è però una certa volgarità espressiva mostrata nella descrizione dell’intimità coniugale: a volte appare un po’ forzata, quasi che l’autrice provasse a fare il verso a Bukowski, il quale, scherzando ma non troppo, diceva: “Scrivo un romanzo, poi ci metto delle scene di sesso, così il libro vende”.
Di questo libro, voglio comunque segnalare questo passaggio: “Improvvisamente capii in che cosa avevo sbagliato con Adrian e perché mi aveva lasciato. Avevo infranto la regola fondamentale. Gli ero corsa dietro… omissis… Tutto si riduceva a quello che mi aveva detto mia madre anni prima: Fatti desiderare?”.
Come diceva Lawrence “Il vero guaio delle donne è che devono sempre cercare di adattarsi alle teorie degli uomini sulle donne”. Meditate, donne postmoderne del terzo millennio, meditate…
Erica Jong, Paura di volare, Tascabili Bompiani, pagg. 422
Fernando Bassoli