La mandorla La mandorla

La mandorla

Letteratura straniera

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A diciassette anni Badra va in sposa al notaio Hmed, uno degli uomini piúù importanti del suo villaggio, nel Marocco interno. Hmed ha quarant'anni e ha già ripudiato due donne che, secondo lui, non gli hanno saputo dare un figlio. Badra subisce ogni sorta di angherie del marito e della suocera, che la valutano soltanto per due cose: la verginità al momento del matrimonio e la sua capacità riproduttiva. La gravidanza non arriva e la famiglia si incattivisce finché lei decide una ribellione inaudita: scappa di casa, rischiando di essere uccisa e si rifugia clandestinamente a Tangeri. E qui scopre un mondo per lei inaspettato, fatto di gente più libera, più ricca, più colta. La rieducazione del proprio corpo all'amore. La cognizione, via via più sicura, che il proprio sesso («la mandorla») è uno strumento di potere nel rapporto con gli uomini, ma anche una forma di identità individuale e di elevazione spirituale. La mandorla rappresenta un caso letterario unico. Si tratta di una «narrazione intima», ed è insieme un romanzo e la testimonianza di una storia vera. L'autrice ha deciso di rompere un antico tabù, di violare la regola del silenzio sulla vita matrimoniale e sessuale delle donne arabe. Ne è nato un racconto erotico coinvolgente che è anche un coraggioso atto politico.

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La mandorla 2018-03-20 12:08:37 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    20 Marzo, 2018
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Casi letterari

È la storia di Badra, una donna marocchina che, giovanissima, viene data in moglie a un uomo con più del doppio dei suoi anni che desidera soltanto avere figli. Dopo un lustro di sterile e schifoso matrimonio, salta su un treno e arriva fino a Tangeri, dove trova ospitalità presso una zia emancipata che, a suo tempo, ha già lasciato il marito nello stesso villaggio dell’interno. Nella grande città cosmopolita la protagonista troverà, per la prima e unica volta, anche l’amore, appassionato e sensuale come mai avrebbe immaginato potesse esistere. La riscoperta del suo corpo e della sessualità le permetterà di acquisire una nuova consapevolezza della propria individualità femminile.
Come recita la quarta di copertina, si tratta di un racconto erotico, addirittura molto spinto. Il titolo stesso è un riferimento sessuale che lascia poco spazio all’immaginazione. Il libro è scritto bene e si legge altrettanto bene, ma questo erotismo portato all’eccesso (l’autrice avrebbe potuto risparmiarci qualcosa), a mio parere, lo appesantisce e impoverisce nel contempo, togliendo spazio ad approfondimenti su tematiche socio-culturali legate nello specifico al contesto marocchino in cui si svolge la storia. Mi aspettavo infatti un po’ di più da questo romanzo, a partire dalle descrizioni della stessa Tangeri che rimane soltanto sullo sfondo, senza che la narrazione si addentri veramente tra i vicoli antichi della sua medina, così ricchi di Storia e storie, né si soffermi a lungo tra boulevard e café della città nuova.
Infine, qualche perplessità: perché l’editore parla di “caso letterario unico” che viola “la regola del silenzio sulla vita matrimoniale e sessuale delle donne arabe”, se la protagonista stessa si definisce espressamente berbera e non araba? Meglio sarebbe allora parlare di donne musulmane più in generale, evitando le solite equazioni forzate. E poi perché “caso letterario unico” che affronta lo scottante argomento del sesso? Mi tornano in mente i libri ormai datati di Jean Sasson sulla vita dietro le quinte (e dietro il velo, giusto per riprendere uno dei suoi titoli più noti) delle donne della famiglia reale saudita, libri nei quali non si taceva su temi quali matrimonio e sessualità, sebbene non fossero di genere erotico. Non ho ancora letto Fatima Mernissi, ma dubito possa essersi astenuta dal toccare identici argomenti quando scriveva dell’altra metà del cielo nell’Islam. Inoltre, se penso alla principessa arabo-andalusa Wallada e alle poetesse a lei contemporanee (si veda una delle mie precedenti recensioni: "Cammino orgogliosa per la mia strada "), allora ho la certezza che il medesimo antico tabù sia stato rotto, sfacciatamente e serenamente, già mille anni fa. E a noi, oggi, continuano a rifilarci come “casi letterari” storie di donne anzitutto maltrattate in nome di Allah e del suo Profeta e raffigurate in copertina rigorosamente velate perché ciò, con buona probabilità, fa aumentare le vendite; il tutto, magari, condito con abbondanti e piccanti retroscena sessuali. C’è spazio per tutto, per carità, ma a quanto pare non per le storie di ordinaria quotidianità, quelle senza eccessi né in un senso né in un altro che esistono persino all’ombra dei minareti delle moschee. Storie come possono essere quelle della impiegata di banca di Amman che cerca di conciliare lavoro e famiglia o della tessitrice berbera di tappeti che, in un remoto villaggio scendendo verso il deserto, decide di non sposarsi o, ancora, della casalinga di Marrakech che all’occorrenza mena il marito sbattendolo fuori di casa fino a nuovo ordine. Ne esistono di tal genere, ma queste, si sa, sono vicende che non fanno rumore e, se anche raccontate in qualche romanzo, chissà in quanti le leggerebbero.

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La mandorla 2014-08-22 18:52:24 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    22 Agosto, 2014
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La mandorla di Nedjma

Romanzo erotico molto interessante, scritto da una donna berbera mentalmente libera, che parla della propria iniziazione sessuale per opera di Driss, un medico emancipato, che ha studiato a Parigi. Badra (termine arabo che significa "luna" e come la stessa ha un lato visibile ed uno nascosto, più misterioso ma altamente affascinante), la protagonista, si sposa giovanissima con un notaio che la sceglie come terza moglie, poiché le precedenti non gli hanno saputo dare un figlio. Lo stesso la maltratta, fisicamente e psicologicamente, perché nemmeno Badra saprà dargli il figlio che tanto desiderava. Lei con coraggio decide di scappare a Tangeri, da una zia emancipata, che la accoglie in casa propria, come una figlia. Da quel momento in poi la sua vita cambia completamente e Badra si lascia andare alle necessità del proprio corpo. Con alcune digressioni durante il romanzo, veniamo a sapere che è sempre stata una bimba e una ragazza con una mentalità molto aperta (fin da giovane ha avuto esperienze omosessuali), fino a che, lontana da casa e dalla propria famiglia, asseconda i propri sensi e vive la vita piena che aveva sempre sognato. Per anni Badra resta ancorata a Driss, il suo maestro, l'uomo che la ama di un amore molto fisico e sensuale, che le fa esplorare l'universo del sesso in tutti i suoi anfratti, costringendola a volte ad assistere anche ad amplessi con le proprie amanti. Finché, prendendo il coraggio a due mani, si riappropria della propria vita, andandosene anche da lui, per essere completamente libera. La mandorla, che rappresenta l'organo sessuale femminile, dà il titolo a questo romanzo sensuale e coinvolgente e rappresenta la testimonianza della vita di una donna forte, che decide di recidere il tabù sulla vita sessuale delle donne arabe, sfidando una mentalità arcana, che vorrebbe queste donne costrette al silenzio (in questo è anche una lotta politica). Molto bello, lo consiglio a chi vuole approfondire una cultura diversa (anche se non troppo) dalla nostra e conoscere un mondo intrigante, speziato e molto sensuale.

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