Carezze di velluto
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Se Dickens avesse scritto di donne lesbiche
Dopo due capolavori è sempre difficile vedere confermate le proprie aspettative, soprattutto se si approda all'esordio di un autore dopo aver letto i suoi lavori più maturi. È quindi con un po' di esitazione che mi sono approcciata a "Carezze di velluto", e nella prima parte del romanzo devo dire di aver seriamente temuto per una mezza delusione; invece, avrei dovuto avere più fiducia in Sarah Water, che con questo libro si conferma a ragione tra i miei autori contemporanei preferiti, nonché la sola capace di farmi apprezzare appieno una storia che di base è un romance.
Come nell'altrettanto meraviglioso "Ladra", ci troviamo in Inghilterra nell'epoca vittoriana: un'ambientazione fatta tanto di eleganti salotti decadenti quanto di misere abitazioni nei paesini di provincia oppure nei sobborghi della stessa Londra che l'autrice descrive con una bravura degna di Charles Dickens, che in quegli anni però ci viveva. La storia inizia nella cittadina marittima di Whitstable dove nasce e cresce Nancy "Nan" Astley, la nostra protagonista e voce narrante; di base questo è un romanzo di formazione, che non segue una vera e propria trama, ma mostra i primi anni della vita adulta della ragazza la cui placida esistenza come ostricara viene stravolta durante una serata al music hall, quando assiste allo spettacolo di Kitty Butler, che balla e canta vestita da gentiluomo.
Da questo evento parte il percorso di crescita e scoperta di se di Nancy, che la porterà nel mondo eclettico degli artisti londinesi, nelle lussuose dimore degli aristocratici annoiati e perfino nella povera vita di chi vive ai margini della fumosa capitale inglese. In un arco temporale di sei anni, il suo personaggio compie un'evoluzione legata alla crescita personale incredibile eppure sempre verosimile, raccontata da una versione più matura della protagonista, che guarda la se stessa giovane con un misto di biasimo e nostalgia, indicando i suoi errori in modo critico e senza nascondere neppure i pensieri che potrebbero portare il lettore a biasimarla, come la mancanza di nostalgia nei confronti della famiglia quando si trasferisce, nonostante loro cerchino di supportarla in qualsiasi modo.
Pur non avendola apprezzata in un primo momento, confesso che pian piano mi sono affezionata a questa protagonista spiacevole, ed ho finito per fare il tifo per lei proprio perché riesce ad imparare dagli errori commessi e non smette mai di reinventarsi. Ho adorato anche la maggior parte dei molti comprimari, in particolare Zena e Ralph credo siano tra i più riusciti ma in questo romanzo troverete un intero microcosmo di personaggi talmente ben scritti da sembrare reali.
Come detto, non abbiamo una trama nel senso convenzionale del termine, perché l'autrice sceglie di seguire semplicemente il POV di Nancy, e ciò rende forse le svolte narrative prevedibili. Se si potrebbe vedere in questo dettaglio un difetto (l'unico!), va però tenuto conto che il foreshadowing della narratrice stessa dimostra come non fosse affatto nelle intenzioni di Waters costruire dei colpi di scena.
Come le altre opere dell'autrice, questo libro non è caratterizzato solo dal suo stile ricercato eppure estremamente scorrevole, ma anche dalle tematiche collegate all'orientamento sessuale e all'identità di genere: in particolare, qui Waters si focalizza in primis sull'omosessualità, ma concede molto spazio anche al crossdressing e al nonbinarismo, riuscendo a calare il tutto in un'epoca dove questi temi erano un vero tabù. Il romanzo va inoltre a toccare argomenti di carattere sociale, come l'emancipazione femminile e la condizione della classe operaia, mostrando anche i modi diversi di affrontarli tra chi li conosce in prima persona e gli aristocratici che vedono invece la beneficienza come un passatempo tra i tanti.
Un romanzo dal quale c'è molto da imparare, sia per quanto riguarda l'ambiente misconosciuto dei music hall vittoriani che per i temi LGBT+ tanto cari all'autrice, ma dove soprattutto non si può che rimanere coinvolti da una storia d'amore semplice eppure tanto sofferta.