Uno chalet tutto per me
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Lontananza ed appartenenza
Elisabeth, un anno dopo la fine della prima guerra mondiale, sfinita dagli avvenimenti e dalle perdite, sopraffatta da una assoluta solitudine spirituale, ultima tragedia della vita, si trasferisce per qualche mese nel proprio chalet di montagna, sulle Alpi svizzere, con un desiderio di sonno infinito, annotando in un diario emozioni e quotidianità.
Una casa sospesa in alto, in pieno sole, così vicina al paradiso e con un passato di gentilezza, ospiti, amici, volti cari, quando si vivevano soggiorni prolungati abbandonandosi alla gioia ed al sorriso ritrovato della giovinezza.
Oggi, in queste giornate silenti, la scrittura è balsamo, medicina, conforto per sentirsi meno soli ed Elisabeth vuole dimenticare, non ricordare, unica speranza di salvezza, fuga e guarigione, circondata dalla bellezza.
E’ stata privata di ciò che rendeva la vita incantevole, ha perso tutti quelli che amava, e non è stata solo la guerra, oggi il mondo le pare orribile anche se niente supera l’ uccidere ed il dolore peggiore sta nel ricordo della felicità quando non si è più felici.
È intrappolata tra i libri in una assenza che dovrebbe durare il necessario per fare chiarezza, i giorni accompagnati da un dolore stemperato dai gesti della quotidianità, la lontananza come anestetico ed il desiderio, riemerso lentamente, di parlare con qualcuno.
Ecco due donne alla sua porta, due sorelle, Mrs Barnes e Mrs Jewks ( Dolly ), entrambe composte, l’ una seria, l’ altra sorridente, ospiti alla ricerca di conforto e riparo e con il raro potere ( in un futuro imminente ) di divenire un’ ossessione.
Una graduale senso di appartenenza accarezzerà lunghe ore condivise, anche se inizialmente si nascondono l’ una dall’ altra, e così non si può essere amiche, conservando gelosamente i propri segreti, con l’ invalicabile barriera costituita da Mrs Barnes, che veglia e custodisce il turbolento passato della sorella.
Dolly invece si mostra uno spirito affine ad Elisabeth, esprime amore ed ilarità in giorni che sovvertiranno il quieto inizio rivelandone l’ essenza. Le profonde ferite del passato ora fanno meno male, il tempo sterilizza e purifica, Elisabeth si sente meno sola e comincia persino a provare gratitudine per il passato ed a pensare che tutti quelli che ha amato siano lì con lei, dimentica per un istante dei dispiaceri del momento e di quella infelicita’ che, ultima speranza, l’ ha portata sui suoi monti.
Ed allora le giornate scorrono in una immensa ma piacevole monotonia, un abbraccio vale più di mille parole, Mrs Barnes ritornerà bambina e Dolly una cara amica cui svelare i segreti più intimi.
A volte la bruma di montagna è così fredda e penetrante da arrivare sin nell’ animo rendendolo gelido e con dubbi futuri, ma nuove certezze rivelano un clima di distensione e di rinnovato ottimismo. Ed allora Elisabeth pare pronta a riprendersi quella vita riconquistata a fatica con nuovi ed inaspettati esiti.
Un racconto-diario a metà tra l’ intima essenza e la soave delicatezza de “ Il giardino di Elisabeth “ e lo humour e lo spirito degli altri romanzi, una riflessione su sofferenza, dolore, perdita, atrocità della guerra, sull’ ascolto ed il meditato silenzio, sulla solitudine attiva, il riappropriarsi di se’, ma anche la gioia di condivisione e rinascita unite ad un senso di riconoscimento ed appartenenza , in sostanza il soffio arcigno ed imprevedibile della vita.