Una vita da libraio
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Il libraio nel XXI secolo
Bythell ci racconta la vita della sua libreria nella cittadina di Wigtown (Scozia) e le vicende che caratterizzano la sua quotidianità: le domande stupide che gli vengono poste (“”Il buio oltre la siepe” non è di J.D. Salinger?”), i clienti petulanti con il costante bisogno di mettere in mostra le proprie conoscenze, il gatto Captain che gironzola per la libreria, e la commessa Nicky, perennemente distratta e sempre capace di aumentare la confusione tra gli scaffali.
Volendo mostrare come le difficoltà e le vicissitudini del mestiere sono cambiate nel corso dei decenni, l’autore si mette in dialogo con un altro grande libraio del passato, George Orwell, autore anch’esso di un libro intitolato “Ricordi di libreria”: ora che i libri sono diventati facilmente digitalizzabili e reperibili online, quello del libraio sembra un mestiere destinato a scomparire e i (pochi) coraggiosi ancora intenzionati ad aprire delle librerie vanno incontro ad una scelta sadica ed esiziale (per utilizzare un’iperbole): “Vendere libri è come fare il kamikaze: quando decidi, non c’è modo di tornare indietro”
La libreria di Bythell rappresenta la situazione di tutte le librerie indipendenti nel mondo, costrette ad una lotta malsana e iniqua per la sopravvivenza contro le vendite online, in particolare Amazon che, grazie ai prezzi stracciati, sconti, offerte e velocità delle consegne, vince sempre sulla concorrenza. Bythell apre anche una crociata contro i Kindle, fucilandone uno e appendendolo nel suo negozio quasi come un trofeo di guerra, volendo dimostrare come la digitalizzazione non potrà mai soppiantare definitivamente il libro cartaceo.
Bythell trasmette l’atmosfera magica che solo un edificio tappezzato da un’infinità di libri può dare, tuttavia il vincolo della narrazione diaristica di un intero anno rende la lettura lenta e spesso noiosa, dove le parti più intriganti (aneddoti divertenti, ricerche di libri, il festival di Wigtown) vengono intervallate da lunghe pagine in cui sostanzialmente non accade nulla di rilevante.
Leggendo altre recensioni online trovo molti pareri discordanti riguardanti questo libro: è interessante per avvicinarsi ulteriormente all’aspetto materiale e fisico dei libri (dalle edizioni rare agli appunti nei frontespizi che si trovano nei libri usati) e al mestiere del libraio, che sembra vicino all’estinzione, inoltre il linguaggio colloquiale permette una lettura semplice e scorrevole, ma, una volta finito, quello che effettivamente rimane è ben poco.
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“Scusate, ma qui, al Book Shop, vendete libri?”
Shaun Bythell è il proprietario della più grande libreria di libri usati scozzese. Essa ha sede nel paesino di Wigtown, conosciuto come la “città scozzese dei libri” per le tantissime librerie ivi presenti e per il “Book festival” che si tiene annualmente. Nel febbraio 2014 Shaun decise di tenere un diario per annotarvi tutti i fatti salienti che avvenivano nel suo negozio. Ne è nata così una curiosa galleria di personaggi e di circostanze che si susseguono in una serie, talvolta assai divertente, di scenette e confronti tra il titolare, spesso immusonito e scontroso, e gli improbabili clienti che si aggirano tra le stanze tappezzate di scaffali carichi di volumi polverosi.
In Italia le librerie sono in lenta diminuzione. Le librerie di usato, poi, sono quasi in via d’estinzione. Nella mia città penso che si possano contare facilmente sulle dita di una mano (di un fresatore poco esperto, però…). Ciò è un vero peccato, poiché sono mondi magici in cui ci si può perdere tra una rarissima prima edizione di un romanzo ottocentesco, vecchi sussidiari scolastici e quella serie di racconti d’avventura che non siamo mai riusciti a completare quando venivano pubblicati mensilmente dall'editore. Il mio autore preferito, Sir Terry Pratchett, nei suoi esilaranti romanzi fantasy ha giocato a lungo sull'idea che le grandi collezioni di libri - soprattutto quelle di libri antichi e di seconda mano; quelle che si sviluppano entro stanzette anguste percorse da stretti corridoi gremiti da volumi e connesse solo da scalette nelle quali è quasi impossibile arrampicarsi - abbiano il potere di distorcere il tempo e lo spazio connettendo tra loro luoghi ed epoche impensabilmente lontani. Il Book Shop di Wigtown, con i suoi centomila volumi, è quanto di più somigliante, nel nostro universo reale, a questo mondo magico e arcano. Ma chi è costretto a barcamenarsi tra clienti con richieste assurde ed i noiosissimi problemi gestionali ed economici del negozio, la vede cinicamente in un modo assai diverso.
Shaun Bythell - uomo che ama i libri al momento di acquistarli o, se può, di leggerli, ma che li odia intimamente se si tratta di caricarne pesantissimi scatoloni sul furgone, di prezzarli, ordinarli e sistemarli alla bell’e meglio negli angusti spazi residui sugli scaffali, mentre lotta con gli ordini on-line di Amazon e AbeBooks e con la loro durissima concorrenza - ci fornisce la sua personale visione della gestione di una libreria, con tutti i fastidi e le complicazioni che essa comporta.
Com'è facile comprendere è impossibile ricercare una trama o pretendere un filo narrativo da un resoconto che è semplice cronaca di avvenimenti giornalieri tratti dalla vita reale. Esistono storie che si intessono con altre storie, ma sono tutte vicende che hanno quale palcoscenico esclusivo, o quasi, la libreria e, quindi, sono frammentarie e incomplete. Molte sono le comparse che recitano un’unica battuta, pochi i protagonisti che ottengono una maggiore descrizione e caratterizzazione.
Il libro, pur senza essere un capolavoro, è sicuramente piacevole come può essere piacevole osservare, dall'esterno, il teatro della vita, senza esserne coinvolti direttamente e, quindi, in modo completamente sereno e distaccato. Con questo spirito è piacevole assistere alle varie vicende che si susseguono (come in un reality show), immaginandoci comodamente seduti ai lati del caminetto nella sala di lettura a coccolare il gatto Capitain ed osservare i casuali frequentatori della Sala Scozzese spostare disordinatamente volumi su volumi di storia locale, mentre la “commessa” Nicky, rigidamente Testimone di Geova, colloca l’Evoluzione della specie di Darwin tra la narrativa fantastica. Entro questi limiti il volume è consigliabile e godibile. Però è doveroso avvertire che non ci si troverà mai emotivamente coinvolti nello snocciolarsi degli eventi e che la piacevolezza sarà sempre contenuta in questo impalpabile gusto di spiare dalla vetrina il meccanismo che muove questo particolarissimo esercizio commerciale.
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Amazon è il diavolo
Devo essere sincero: questo è uno di quei casi in cui la copertina ha influito parecchio sulla mia scelta d'acquisto. Attirato dalla prima occhiata, mi sono detto che sarebbe stato interessante scoprire qualcosa della vita di un libraio. Shaun Bythell è il proprietario del Book Shop di Wigtown, in Scozia, e questo suo libro non è altro che un resoconto giornaliero (una specie di diario) sulle giornate passate nella sua libreria. Il suo è uno stile scorrevole, divertente, perfettamente adatto a quello che è il contenuto del libro. Ovviamente non ci si può aspettare nulla di troppo impegnativo o profondo: Bythell non fa altro che raccontarci quella che è la sua vita giorno dopo giorno; come porta avanti la sua libreria cercando di sopravvivere alla concorrenza spietata di quello spauracchio che è Amazon: una chimera che, nella mente dei piccoli commercianti, divorerà tutto quel che incontra nel suo cammino. Chissà se questa profezia si reputerà veritiera; sta di fatto che l'odio di Bythell per Amazon è già bello che formato, tanto da spingerlo a sparare a un Kindle e appenderlo a una parete a mo' di trofeo.
Da quel che intuirete, l'autore è un personaggio particolare, una persona schietta che non ha problemi a rispondere per le rime a chiunque, al costo di perdere qualche cliente. È interessante scoprire le diverse personalità che attraverseranno la soglia del suo negozio, sia che si tratti di clienti, collaboratori, scrittori e altre personalità attirate in città in gran numero durante il grande festival del Libro che ha luogo a Wigtown in settembre. È bello leggere i ritratti dei diversi tipi di clienti: quelli che entrano per scoprire il titolo di un libro e poi vanno a ordinarlo su Amazon; quelli che gridano il loro presunto amore per i libri e se ne andranno puntualmente a mani vuote; quelli che scrivono a matita il prezzo e tentano di fregarti; quelli che si indignano perché una prima edizione autografata non costa una sterlina e se ne vanno furibondi... e chi più ne ha, più ne metta.
Tuttavia, credo che alla lunga i racconti inizino a diventare un po' troppo ripetitivi e che quasi quattrocento pagine di resoconti giornalieri di un libraio inizino a stancare, considerando che spesso la routine è la stessa. Mi spiego meglio: c'è il Random Book Club, un circolo di iscritti al quale ogni mese Bythell spedisce un libro a caso, e ogni volta noi lo sapremo; periodicamente si fa vivo qualcuno che chiama il libraio per disfarsi della propria libreria o di quella di un parente deceduto, quindi Bythell si reca sul posto per capire se vale la pena acquistare i libri; periodicamente si fa vivo un cliente fisso che ordina un libro di cui ha letto la recensione su un giornale; periodicamente ci sono problemi col programma per la gestione degli ordini online... eccetera eccetera. Insomma, a un certo punto diventa tutto troppo ripetitivo e se non fosse per gli aneddoti spassosi che si alternano di tanto in tanto, con clienti a dir poco fuori di testa che Bythell affronta provando a non sbottare, questo diario sarebbe più noioso di quello di un prigioniero in cella d'isolamento.
Insomma, questo libro è consigliato soprattutto a chi ama molto i libri, che è interessato alle vicissitudini della vita di un venditore di libri usati. Ci sono diversi aneddoti divertenti che vi lasceranno spiazzati, perché alcuni clienti sono strani al punto da risultare inverosimili, ma chi ha lavorato a contatto con le persone (dunque non solo i librai) non faticherà a credere che siano veri.
Insomma, carino, ma con varie pagine in meno sarebbe stato più efficace.
"[...] un tempo ero diverso, e prima di comprare la libreria, ricordo di essere stato un tipo abbastanza disponibile e amichevole. Se oggi sono quel che sono, è colpa del quotidiano bombardamento di domande idiote, dell'incertezza finanziaria, delle eterne discussioni con il personale, dell'infinito, sfiancante mercanteggiare con i clienti. Eppure, se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei cambiare, la risposta sarebbe: niente."