Triste tigre
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Dolore onnipresente
Le vittime di violenze in età minorile sostano in una zona d’ ombra all’ interno dei rispettivi giorni, presenti e futuri, macchiate da una fragilità persistente, indelebile, scolpita dentro, la sensazione che nulla sarà come prima, impossibilitate a riscrivere i fatti, il vissuto personale fissato per sempre, un’ essenza intrisa di assenza, una buio prorogato in una solitudine imperscrutabile e accusatoria.
Come descrivere il proprio carnefice, a sua volta probabile vittima, un perverso narcisista manipolatore con tendenze sadiche, un predatore sessuale alla ricerca di un amore impossibile, un poveraccio intriso di supponenza?
A questa stregua il testo di Neige Sinno non ricerca un senso salvifico e di giustizia personale, non è diario, confessione, semplice letteratura, testimonia un significato più ampio, una voce che abbraccia una comunità nel contingente per tingersi d’ altro, il tentativo di una giovane donna di salvare le vite che le stanno accanto, i suoi fratelli, il desiderio di esprimere una verità personale.
Non si tratta di contestualizzare vittime e carnefici, colpevoli e innocenti, gia’ noti, di consegnare il mostro alla dannazione eterna, di salvare l’ insalvabile, di parlare di un se’ oggetto di abusi reiterati denunciati a distanza.
Non conta il fatto di cronaca, la morbosa curiosità dell’ opinione pubblica, ci sono impressioni soggettive, nessuna verità possibile, nessuna bugia, uno spazio personale che esiste solo dentro di se’.
I ricordi dovrebbero combaciare con una oggettività sfuggente, una bambina la cui innocenza è stata distrutta, un misto di profondità e disagio davanti a una violenza senza violenza, una tragedia vissuta all’ interno del proprio corpo pur essendo al di fuori di se’, una presenza costante, adesso, da sopravvissuta senza alcun senso di estraneità.
L’ unica pena da scontare è di chi è stato violato durante l’ infanzia, quando un giorno ci si sentirà liberi non lo si sarà mai, accompagnati dalla parte buia e dall’ ombra di chi ci ha violati. Le conseguenze dello stupro oltrepassano l’ ambito circoscritto della sessualità, minano tutto, la possibilità di abitare il proprio corpo e la propria vita, di sentirsi capaci di, semplicemente di essere.
Quale persona sopravviverebbe a cotanto dolore, quali qualità provengono da quella sostanza, il coraggio, la permeabilità, il carattere, la difficoltà di esistere, il farsi invadere facilmente dagli altri, un’ infinita vita interiore totalmente propria, il potere della menzogna e della dissimulazione, un mondo a cui non potere rivelare chi si era realmente.
….” quando si è vittime una volta si è vittime per sempre”…
Oltre una vicenda privata, autobiografica, oltre il blando potere salvifico della letteratura e della scrittura, oltre quell’ io da declinare in noi, oltre una verità indefinibile, oltre il concetto di resilienza che prevederebbe l’ accettazione di una normalità anormale, oltre una sostanza interiore forgiata per sempre, rimane un crimine sistemico, un’ ignominia generale e generalizzata che è nostra, di tutti noi,
…” un esercito di ombre”…
E allora come trascendere il male con la dolcezza e non attraverso un nuovo male, come trattenere questa dolcezza nel cuore? C’ è una dimensione invisibile, un altro mondo che è amore, bontà segreta e c’è un paese limitrofo, una sorta di quarta dimensione, dal quale, finitoci dentro, non si esce più, un mondo di bene e di male, di tenebre, in cui vittima e carnefice esistono vicini.
La sfida è imparare a stare sul ciglio di quel mondo
…”.camminare come funamboli sul filo dei nostri destini. Inciampare, ma ancora una volta non cadere. Non cadere, non cadere”…
‘“ Triste tigre” è uno scritto che esula da qualsiasi genere letterario, è una riflessione composita di una donna violata nella propria intimità che non ricerca verità note, consensi, compromessi, che non esprime odio ne’ desiderio di vendetta. È una voce che si tinge di coralità in un senso collettivo di appartenenza, in un respiro più ampio, una reale dimensione personale.
Laddove i confini sono labili, vittima e carnefice associati dalla propria unicità, laddove non vi è traccia di equivoco ma un verdetto unanime, l’ interesse verte su un respiro più ampio e stratificato, il respiro della propria essenza, di una creatura che sa quello di cui sta parlando avendolo vissuto sulla propria pelle, che conosce il respiro di quello che ha dentro.
È questo il grande pregio del testo, un’ esposizione dettagliata di un se’ complicato e complesso, esito del proprio passato, che vive il presente, rivolto al futuro, non interpretabile e trasformabile dalla soggettività nel respiro più ampio di una vita segnata per sempre.