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Psicopompo

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In questo trentaduesimo romanzo Amélie Nothomb ci parla del suo amore per gli uccelli e per il loro volo, della sua infanzia errabonda al seguito del padre diplomatico, della violenza subita appena dodicenne sulla spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh. A cui fanno seguito il trauma, l’anoressia come crudele possibilità di resurrezione e infine il potere salvifico della scrittura con la severa disciplina necessaria… Pagine intrise di intimità per il romanzo più personale e autobiografico della pluripremiata e amatissima autrice belga. Un libro diverso dai precedenti ma che allo stesso tempo li illumina tutti.



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Psicopompo 2024-09-22 14:31:45 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    22 Settembre, 2024
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Psicopompo e imparare a volare

«[…] È proprio quello il miracolo dell'amore: l'abolizione del confine tra emissione e ricezione. La fusione degli esseri al punto da non sapere più chi parla e chi ascolta. Toccare una mano senza essere più in grado di dire se sia la propria o quella dell'altro. Auguro a tutti di sperimentare questa indeterminatezza.»

Quando ci avviciniamo alle opere di Amélie Nothomb sappiamo sempre che ci troveremo davanti a qualcosa di non scontato, anzi. Con “Psicopompo” ella torna a narrarci della sua infanzia, del volo degli uccelli e del loro fascino, del legame con la dimensione paterna ed anche di alcune violenze subite nel tempo e soprattutto in fase adolescenziale. Tanti i motivi per leggere questo scritto, in primis il fatto di trovarsi davanti a un’autobiografia “multiforme” perché è un testo che affronta e unisce tante tematiche per mezzo di un unico filo conduttore: gli uccelli. Che siano rari, stravaganti, diversi, uguali, sono unici nella loro diversità. Ancora si passa alla violenza subita da sconosciuti quando aveva appena dodici anni in Bangladesh, all’anoressia e alla condizione di Psicopompo e cioè l’entità che accompagna le anime dalla vita alla morte. Ed ancora tratta del legame con la scrittura e del ruolo fondamentale per vivere anche in relazione alla perdita, quale quella del padre.
C’è un prima dove vengono narrati i viaggi di famiglia e l’osservazione degli uccelli, dove si analizza il rapporto con i genitori e con la sorella e poi c’è il dolore del trauma che viene narrato come metafora. Perché quando il guscio si rompe, non puoi far altro che spiccare il volo come un uccello.

«[…] Grazie a questa scrittura psicopompa ho avuto lo scambio che ogni figlio sogna di avere con il proprio padre e viceversa: un amore senza rapporti di forza, una devozione senza sacrificio, una stima senza bisogno di titoli ufficiali.»

“Psicopompo” è uno dei libri più intimi di Amélie Nothom. È intriso di profonda introspezione e in ogni pagina traspare anche tutta quella che è la sua ironia. Vive un dramma sulla pelle e lo narra descrivendo come la sua vita è cambiata ma con quello che è il suo inconfondibile stile.
Ed ancora Amélie ci ricorda quale ruolo essenziale può avere la scrittura. La scrittura può salvare, può permetterci di volare, di guardare oltre a quel che è il trauma e il legame con la vita e la morte.
Se cercate un romanzo che sappia fondere autobiografia, ironia ed esistenza, lo avete trovato.

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