Polvere rossa Polvere rossa

Polvere rossa

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Ma Jian ha trent'anni e conduce un'esistenza complicata: è separato dalla moglie, in crisi con la sua nuova compagna, accusato dalle autorità di comportamento politicamente scorretto. La sua anima ribelle gli suggerisce una sola via d'uscita alla situazione: mandare all'aria tutto e avventurarsi per un lungo viaggio attraverso le strade della Cina. "Polvere rossa" ci restituisce la straordinaria varietà e bellezza del paesaggio, dei costumi e degli abitanti della Cina: i deserti dove si avventurano ancora i cercatori d'oro; i laghi e i fiumi dove i pescatori di notte se ne stanno a parlare e a bere insieme attorno a un fuoco; le montagne dove le donne hanno guance e bluse intensamente rosse.



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Polvere rossa 2017-02-23 16:37:50 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Febbraio, 2017
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Nervi scoperti

Il peregrinare attraverso l'immenso territorio cinese dona a Ma Jian le fattezze di un novello Odisseo. Nel corso di qualche anno l'autore girovagò senza una meta precisa, mosso dall'intento di evadere dalla gabbia entro cui era costretto a vivere e a lavorare alle dipendenze del dipartimento della propaganda.
Voglia di fuggire, di rinnegare le ipocrisie e di compiere un viaggio senza agi attraversando tutte le province cinesi.
Fiumi, laghi, deserti, montagne, compagne, boscaglie, risaie. Un'immersione totale in ciascuna delle realtà ambientali e sociali che costituiscono il complesso mosaico chiamato Cina.
Ma Jian lascia Pechino con uno zaino in spalla e pochi indumenti, niente denaro a parte gli spiccioli che è pronto a guadagnarsi per strada con qualche umile lavoro.

La potenza impressa alle pagine non viene dalla liricità della penna ma dai volti scavati dagli stenti, dalle violenze, dalle ingiustizie, dalla cattiveria di un potere cieco e sordo ai bisogni del proprio popolo. Sono ritratte persone incrociate in questo lungo e desolato cammino, descritte con pochissime parole, eppure immortalate in tutto il loro dolore e malessere.
Gli scheletri dell'apparato politico vengono portati alla luce in maniera impietosa, senza veli a coprirne la mancanza di liceità e di umanità.

Il racconto si basa su immagini di vita spicciola e quotidiana, senza necessità di utilizzare enfasi e divagazioni saggistiche, eppure al termine della lettura viene spontaneo considerare che se gli stessi contenuti fossero passati attraverso l'inchiostro di Mo Yan, il valore emozionale del testo sarebbe stato ben altro. Questo inciso senza nulla togliere all'autore, ma è d'obbligo evidenziare come lo stile di scrittura, almeno così come reso in traduzione, appare asciutto e scarno, a tratti freddo e tagliente come le storie raccontate, privo di divagazioni e commenti.

Polvere rossa è a tutti gli effetti una grande opera di denuncia, un nervo scoperto che duole, un catalogo di atrocità su cui l'attenzione di un mondo civile deve posarsi.
Impossibile non tributare un grazie al coraggio di chi ha deciso di parlare del proprio paese con consapevolezza e lucidità.

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