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“Alla prima occhiata, la trovai così giovane che la scambiai per un ragazzino di quindici anni.” La storia di un’amicizia e di una passione. L’amicizia è quella fra due scrittrici, una già affermata e idolatrata dal pubblico e l’altra geniale ma esordiente all’inizio della narrazione: Amélie Nothomb e Pétronille Fanto. Il racconto scandisce i momenti più bizzarri di questo inusuale legame che prende forma e consistenza fra libri, librerie, letteratura e indimenticabili bevute. A unire le due donne infatti, oltre alla scrittura, c’è anche la comune passione per lo champagne.



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Petronille 2021-06-24 09:17:25 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Giugno, 2021
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Amélie e Pétronille

Con questo ventitreesimo romanzo intitolato “Petronille” di Amélie Nothomb ci troviamo di fronte a un titolo auto-diegetico e caratterizzato anche da un connotato di autofiction e dunque una storia con aspetti di veridicità e altrettanti di invenzione ma che tra loro ben si mixano per realizzare un quadro completo. E così da un lato conosciamo Amélie, aristocratica figlia di un diplomatico e con una vita iniziata nella dimensione nipponica ma sempre condizionata dall’attività del padre e dall’altro conosciamo Pétronille Fanto, proletaria figlia di gente di sinistra, convinta dei suoi ideali e alter ego di Stephanie Hochet, scrittrice i cui lavori vengono citati. Amélie è amica di Pétronille con la quale è “convigna” ovvero, dal francese “convigne”, compagna di bevute (come da consueto autoironico neologismo). A unire due donne così diverse vi è l’amore per la scrittura e per le bollicine, per quello champagne che in più di una occasione ha loro concesso di incontrarsi in diversi periodi del loro vivere.
Due figure tra loro eclettiche e differenti che si stimano e che sono l’una incuriosita dall’altra e da quel mondo originario cui ciascuna appartiene. Due figure che concepiscono e vivono quello stesso scrivere in modo opposto anche e proprio a causa del ceto originario di appartenenza. Soprattutto Pétronille giunge per la sua caparbietà al voler vivere di parola scritta dovendo di poi far i conti con le difficoltà economiche.

«E se Pétronille si metteva in pericolo fino a quel punto, era per conoscere quell'esaltazione suprema, quella dilatazione estatica del sentimento dell'esistenza.»

Un libro che coinvolge per le emozioni che la scrittrice vive e prova, un elaborato che ci porta a conoscere di un altro tassello della vita dell’autrice belga e che giunge con la solita sensibilità e profondità – anche filosofica – che le appartiene. Non manca anche quella graffiante ironia che le è propria seppur in modo più sottile. Consigliato a chi già conosce della sua produzione, inadatto per un primo e acerbo approccio.

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Petronille 2015-06-13 07:35:53 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    13 Giugno, 2015
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Pétronille di Amélie Nothomb

È il secondo libro che leggo di quest'autrice particolare e affascinante; due libri di generi diversi, ma altrettanto interessanti. Questo è la storia di una strana amicizia tra due donne, due scrittrici di provenienza opposta: l'una è Amélie, aristocratica figlia di un diplomatico, la quale trascorre la sua vita fino ai ventun anni fra ambasciate, ambasciatori e cene di rappresentanza. L'altra, Pétronille, una proletaria figlia di gente di sinistra, con tutte le implicazioni del caso.
Cosa può accomunare due donne così diverse? L'amore per la scrittura ( "Al riparo dietro la carta, riesco a liberarmi dal mio eccesso di emozione") e quello per lo champagne ("... La felicità mi riempì la bocca...") consentono loro di incontrarsi svariate volte, in diversi periodi della loro vita, per condividere dei momenti di svago, cultura e bevute.
Interessanti il fascino e l'ammirazione che ciascuna delle due ha sull'altra per le doti intellettuali che la contraddistinguono, che tentano di superare la barriera sociale che le vorrebbe divise. Soprattutto Amélie, dall'alto della sua aristocrazia, che non vorrebbe dimostrare ma suo malgrado ostenta in ogni atteggiamento, è affascinata dall'amore per la cultura di Pétronille, nonostante la sua provenienza proletaria, che la vorrebbe trascinata in giù, verso una vita "bassa" e scialba ("la guardavo con la stupida ammirazione che hanno quelli della mia specie quando incontrano un autentico proletario"). Soprattutto Amélie, in alcune occasioni, mi ha fatto sorridere per il tentativo malriuscito di avvicinarsi alla vita plebea. Notiamo la loro diversità, però, nell'atteggiamento che ognuna ha con la scrittura: Amélie per tutta la vita può permettersi di vivere di scrittura, perché non ha problemi economici; Pétronille, invece, fra un libro e l'altro vive quasi di stenti (arriva a fare la tester di medicinali e dimostrazioni di roulette russa a pagamento per guadagnarsi il pane). Anche se, verso la fine del romanzo, capiamo che ciò che la spinge a fare queste cose, oltre al bisogno, è l'amore per il rischio ( "E se Pétronille si metteva in pericolo fino a quel punto, era per conoscere quell'esaltazione suprema, quella dilatazione estatica del sentimento dell'esistenza"). Alla fine della lettura ho trovato questo secondo romanzo della Nothomb interessante (mi hanno sempre affascinata le persone che riescono ad affiancare al loro lato "alto" e intellettuale, delle caratteristiche "basse" che le avvicinino anche alla carne, alla loro natura umana e terrena) e ho intenzione di approfondire la conoscenza di questa scrittrice molto particolare, quindi lo consiglio.
Alcune frasi o espressioni che mi sono piaciute, oltre a quelle già citate:
"L'ascesi è un mezzo istintivo per creare in sé stessi il vuoto indispensabile alla scoperta scientifica"; "Mi piaceva che rivolgessero al mio bicchiere uno sguardo di cupidigia, a patto che non fosse troppo insistente"
"Passare da un incontro sulla carta a un incontro in carne e ossa significa cambiare dimensione... Spesso vuol dire operare una regressione, scadere nella banalità"; "In fondo, aveva ragione. Bisognava forzare il destino. Se fosse dipeso dal mio spirito d'iniziativa, non sarebbe successo mai niente, nella vita".

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Petronille 2015-04-08 16:07:33 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    08 Aprile, 2015
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Fa anche le bollicine

Il romanzo racconta l’amicizia tra Amelie e la più giovane e meno famosa collega scrittrice, inizialmente solo sua lettrice, Petronille Fanto. Le due donne sono due persone particolari: Amelie è stravagante e Petronille ha caratteristiche e soprattutto modi di fare e aggressività tipicamente maschili. L’amicizia tra le due donne è basata sullo champagne ma soprattutto sull’intelligenza e sul dialogo brillante e sull’amore per la letteratura; è un rapporto molto cerebrale. A tratti si intuisce in Petronille un disagio che non è mai approfondito e a cui non viene dato un nome. Si potrebbe immaginare un’attrazione sentimentale di Petronille verso Amelie (ma di questo non c’è traccia nel romanzo, è una mia fantasia). Il rapporto tra le due donne è cameratesco e basato sull’essere entrambe intelligentemente sopra le righe, sul fatto che l’una intrattiene l’altra. L’autrice scandaglia nel suo modo brillante la superficie delle cose ma non entra nell’animo e nei conflitti interni. In ogni circostanza quando può media nel suo modo diplomatico cosa che deve esserle entrata nel sangue dalla famiglia.
Il romanzo non è né brutto né noioso (anche perché breve) ma nel complesso abbastanza insignificante. Credo che Amelie abbia scritto cose più interessanti anche se non le ho lette: romanzi come Mercurio di cui ho visto le Q recensioni mi sembrano più promettenti. Non conosco bene l’autrice ma credo che l’opinione che ha di lei l’amica Petronille sia abbastanza giusta: Amelie riesce a campare di scrittura perché è lei stessa un personaggio per cui la gente compra qualcosa che va al di là del romanzo con i suoi libri. E mi pare che Amelie lo sappia benissimo avendo proposto al suo editore un manoscritto del genere, brillante ma poco consistente.
Purtroppo, non conoscendo altri romanzi di Amelie non posso dare consigli ma se dovessi comprare qualcosa di lei non comincerei da questo romanzo. Questo è riservato ai fans, a quelli che sono a caccia di particolari della sua vita, che vogliono conoscerla dietro le quinte, magari quando scrive la mattina con il suo terribile pigiama arancione. Ma devo dire che Amelie riesce a dire molto poco di sé. Dà notizie amene come il colore e il modello del pigiama ma niente che la riguardi veramente.

“Quanto a me sul fondo del canale, da bravo cadavere, medito e traggo da questa faccenda insegnamenti che non mi serviranno a niente. Pur sapendo perfettamente che scrivere è pericoloso e che si rischia la vita ci casco sempre.”

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Consigliato a chi ha letto...
Soprattutto ai fans sfegatati di Amelie. A tutti gli altri consiglio di non iniziare da questo romanzo ma da altri sperando che siano migliori (io purtroppo non li ho letti, ma per farmi un'idea ne proverò uno).
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