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"È il romanzo della mia vita, non perché la mia vita sia un romanzo, ma perché la mia vita è scrivere". E' il Re a dirlo, ed ecco perché questo libro più che un manuale tecnico per aspiranti scrittori è un'autobiografia del mestiere in cui la storia personale e professionale di Stephen King si fondono. Il delizioso "curriculum vitae" d'apertura ripercorre gli anni della formazione, in un collage di ricordi che dall'infanzia arrivano al primo, grande successo con Carrie.



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On Writing 2020-05-04 09:28:01 Kvothe
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Kvothe Opinione inserita da Kvothe    04 Mag, 2020
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UNA PORTA CHE SI CHIUDE, UN MARE CHE SI DISCHIUDE

Sono un profano e ho letto solo questo libro di Stephen King, mea culpa mea maxima culpa (rimedierò il prima possibile). A mia discolpa mi è capitato fra le mani essendo un libro che la mia ragazza aveva in casa e che mi ha caldamente consigliato. Mi ha colpito. King ha messo tutta la sua dolcezza per far capire cosa è la scrittura e quanto lui la ama e quanto sia un crimine abbruttirla con inutili orpelli che ci vengono tanto naturali. Una porta che si chiude, un mare che si dischiude. La biografia perfetta per uno scrittore non può che essere questa: spaccati di vita, percorsi di scrittura e vedere come uno scrittore crea. Scrivo vedere perché con la sua maestria te lo fa proprio vedere e ti fa stare a casa lì con lui a dialogare. Ci sono degli esercizi da fare molto interessanti e penso che per gli scrittori in erba sia una vera bibbia (e non solo). Ti fa ripensare alle cose che scrivi e hai scritto e ti sprona e ti consiglia. Non solo è un libro piacevole da leggere essendo pieno di aneddoti e consigli ma è anche così personale che ti lascia travolgere dalle emozioni sincere che trasmette. Per finire è un libro che non ha la bacchetta magica (come nulla nella vita) e che non ti fa diventare uno scrittore provetto, ma è un libro che ti migliora a livello personale e corregge alcuni errori. Una cosa è chiara e traspare dal libro: ci vuole buona volontà, tanto studio, leggere molto, scrivere molto per diventare scrittori (non basta ovviamente). E’ un libro che va riletto negli anni e da cui si trae sempre nuovi spunti. Alla fine del libro mi sono sentito carico di energia creativa e mi sentivo uno scriba

P.S (come è andata finire)

NO, non ho realizzato alcun romanzo dopo la fine del libro né ho scritto moltissimo ma un po’ di più si ed è pur sempre una vittoria. Non è che io non l’abbia scritto per pigrizia o mancanza di capacità ma solamente per non rubare il lavoro a King visto che mi ha iniziato ai segreti della scrittura e mi sembrava un po’ da maleducati (rude per dirlo alla maniera sua) fargli questo torto.

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On Writing 2016-06-01 10:02:33 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    01 Giugno, 2016
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Gli scrittori validi sono prima grandi lettori

Quando si vuole intraprendere un mestiere o un hobby sofisticato, ricevere consigli da un rinomato esperto del settore può rivelarsi utile, quasi illuminante.
È stato così per me e questi "consigli per l'uso" riguardanti la narrativa creativa, redatti nientemeno che dal grande Stephen King.
E' diviso in due parti, la prima prettamente autobiografica, il suo percorso all'interno del mestiere, la seconda ricca di consigli tecnici e pratici sull'arte dello scrivere.

Con il tipico stile che lo distingueva tanti anni fa (On Writing è stato pubblicato nel 2000), il buon vecchio Steve vi farà sorridere e sperare con i suoi aneddoti di vita vissuta, ed è chiaro come il sole quanto la sua vita fosse votata all'amore per la scrittura fin dai primi anni. Saremo spettatori dei suoi dolori, delle gioie, dei sacrifici e delle soddisfazioni nella rincorsa al suo sogno. Chi ha già avuto modo di incontrarsi con il mondo della scrittura creativa, proverà empatia per lui e si troverà come a colloquiare con qualcuno di cose che entrambi capiscono, trovando un piacevole appagamento.
I consigli tecnici sulla scrittura e quelli pratici sull'editoria non saranno oro colato, ma quasi. Certo, non pensate di diventare ottimi scrittori solo leggendo questo libro. Personalmente, ho fatto tesoro dei suoi consigli. Giusto per fare un esempio, quando parla di quanto sia nociva l'eccessiva presenza di avverbi, una volta capito e accettato il consiglio, mi sono precipitato a tagliarne un infinità dai miei scritti.
Ma il consiglio più importante e anche il più ovvio è: per essere buoni scrittori è essenziale leggere tantissimo.
Immagino che King abbia i suoi motivi per dirlo.
Per concludere, un messaggio all'autore di questo ottimo libro: Caro Steve, se accetti un consiglio da un povero mortale come me, rileggi il tuo "On Writing". Spesso la risposta risiede in noi stessi, e può valere anche per te. Ultimamente hai perso un po' di smalto, e chissà che non lo ritrovi tra le pagine che sono frutto delle tue stesse mani. Non è una critica, semplicemente un desiderio di avere altri capolavori come 22/11/'63, giusto per citarne uno.

"No, la scrittura non mi ha salvato la vita, ma come sempre ha contribuito a renderla più felice e radiosa. Scrivere non c'entra con i soldi, diventare famosi, rimorchiare senza problemi o farsi un sacco di amici. Alla fin fine, il nocciolo della questione è arricchire la vostra esistenza e quella dei lettori. È rialzarsi, rimettersi in sesto e passare oltre. Ritrovare la gioia, d'accordo? Ritrovare la gioia."

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On Writing 2015-04-21 18:27:40 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    21 Aprile, 2015
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Mi sono sentito a casa di Steve

Ho preso in mano questo libro diverse volte in libreria, ma non l’ho mai comprato, adesso trovarlo è quasi impossibile, per fortuna esistono le biblioteche.
Ho sempre snobbato questo testo perché ritenevo, erroneamente, di non essere interessato al genere di qui Steve è il Re, in realtà il libro non è assolutamente incentrato su nessun genere, è una vera e propria autobiografia con una lente di ingrandimento puntata su quella che, per King, non è semplicemente una professione, che lo ha reso sicuramente ricco, ma una parte fondamentale del suo essere. La parte strettamente legata alla sua vita passa, dall'interessante e quasi divertente della parte iniziale, al commovente e toccante nella parte finale, quando racconta il grave incidente di cui è stato vittima.
La parte centrale è per me illuminante e bellissima, King ci fa entrare quasi fisicamente nel suo studio, nel suo modo di pensare, nella sua casa, ci presenta la sua famiglia. Un libro ricco di suggerimenti, di spunti di riflessioni sull'arte di scrivere, sul modo di approcciare alla scrittura.
Indicazioni su come creare personaggi, ambientazioni e situazioni realistiche e coerenti, suggerimenti di stile. Ci fa entrare nel suo studio anche quando, come dice lui, si deve chiudere la porta, ad esempio nella prima stesura. King spiega come creare una propria cassetta degli attrezzi, dove rientrano il nostro vocabolario e tutti gli accorgimenti di stile.
La scrittura è vita, anche grazie ad essa e all'amore della sua famiglia, il Re ha superato il grave incidente che lo ha ridotto in fin di vita.
Un libro da leggere per tutti gli amanti della scrittura e non solo, scritto con un stile semplice ed efficacissimo, in maniera pulita e impeccabile, sono talmente soddisfatto e colpito che probabilmente acquisterò la versione in lingua originale, pur di averne una copia e consultarlo all'occorrenza.

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On Writing 2014-07-28 09:22:10 MatteoADP10
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MatteoADP10 Opinione inserita da MatteoADP10    28 Luglio, 2014
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ON WRITING IS ON KING

Non mi aspettavo un boom di questo genere per On Writing, autobiografia di un mestiere, libro atipico, un po' manuale di scrittura creativa, un po' diario personale delle avventure e disavventure di un visionario della letteratura moderna, un pochino ventata d'aria fresca nel tumultuoso mondo delle storie scritte da King.

On Writing è un libro piacevole, che si divide in due macrosezioni: la prima è dedicata alla vita di King. Si può definire un racconto autobiografico in cui si narra the rise and fall and rise again di uno dei più grandi romanzieri di sempre. Si parla a proposito dell'infanzia difficile dello scrittore, dei successi iniziali, dei problemi con alcol e droghe e infine della risalita. Ci appare un King nostalgico, condiscendente con se stesso, riconoscente nei confronti di sua moglie Tabitha e dei suoi figli; assistiamo alle confessioni di un uomo che è perfettamente conscio di aver errato, ma che con molti sforzi è riuscito a ristabilire un equilibrio e a rialzarsi.

La seconda macrosezione, invece, assume i toni di un vero e proprio manuale di scrittura creativa. King ci fa capire qual è la verità dietro i suoi romanzi, dispensa aneddoti, consigli che fanno comodo a chi vuole intraprendere la professione, riesce a strizzare l'occhio tra le pagine fornendoci qualche utile trucco e qualche inatteso esercizio da compiere al fine di migliorare la nostra abilità di narratori. In questa seconda parte del romanzo, che se vogliamo è quella più tecnica, non terminano però i continui riferimenti ad una vita di storie, visioni, errori, cadute e risalite.

Personalmente il miglior manuale di scrittura che abbia mai letto. Mi ha fatto molto piacere conoscere cosa si cela dietro i mostri di King e dentro di lui nel momento in cui decide di aprirsi al lettore. On Writing non è il solito libro di King, non c'è la storia fantastica o macabra, On Writing ha i suoi mostri, ma sono quelli noti a tutti: la droga, le depressione, l'alcol, l'umiliazione, la povertà, il rammarico. King li ha affrontati e battuti tutti. E ce lo ha raccontato come meglio non poteva.

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On Writing 2013-09-16 02:58:51 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    16 Settembre, 2013
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Autobiografia in chiave horrror

“On writing” di Stephen King si può suddividere in due parti: la prima, quella iniziale, è un'autobiografia, che si ricongiunge all'appendice finale nella quale il 'basileus' dell'horror racconta in modo molto personale il terribile incidente stradale che lo afflisse nel 1999 e il duro periodo di riabilitazione che ne conseguì.
La seconda parte descrive l'arte dello scrivere, dispensando consigli a chi desidera incamminarsi lungo la strada della scrittura, ed è particolarmente interessante perché, nel consigliare, l'autore americano tratteggia - più o meno involontariamente - i canoni della sua poetica.
In questo commento mi occuperò della prima parte, quella autobiografica, per rilevare originalità e ironia con le quali “il re” affresca la propria vita, spesso contestualizzando la genesi di opere come “Carrie”, “Le notti di Salem” e “L'ombra dello scorpione”.

La propensione all'horror può essere facilmente individuata nelle modalità descrittive di episodi dell'infanzia: le angherie di una corpulenta baby sitter, l'incontro con due morti violente nei racconti di una madre fragile con la quale la vita non è mai stata generosa, le esperienze traumatiche del bimbo Stephen sulla poltrona dell'otorino, la tonsillectomia. O le conseguenze perniciose e dolorose di un espediente adottato per espletare le funzioni corporee nel bosco: “...strofinandomi sul sedere qualche bel mazzo di lucide foglie verdi. Che erano di rus velenosa.”
Anche le descrizioni delle persone tradiscono la propensione naturale verso un genere ben preciso: “La mia nuova maestra era la signora Taylor, una donna materna con i capelli grigi di Elsa Lanchester (quella di La moglie di Frankenstein) e occhi sporgenti.”
L'autobiografia indulge ovviamente alla descrizione del concepimento delle opere, a partire dagli albori: “Quattro racconti. Venticinque cent cadauno. Fu il primo dollaro che guadagnai in questo mestiere.” Quando a scuola lo studente non propriamente modello già praticava la sua arte, attirandosi gli strali degli insegnanti:
“Tu hai talento. Perché sprecarlo in questo modo?”
“Ho passato un bel po' di anni … a provare vergogna per ciò che scrivo.”
“... quasi tutti gli scrittori … sono stati accusati da qualcuno di aver buttato via quel dono di Dio che è il talento.”

Ho trovato particolarmente toccante il passaggio in cui King narra la sua lotta contro le dipendenze. Lo fa con sincerità, senza mistificazioni.
“Nel 1985 avevo aggiunto alla mia dipendenza dall'alcol quella alla droga...”
“Hemingway e Fitzgerald non bevevano perché erano creativi, diversi o moralmente deboli. Bevevano perché è quello che fanno gli alcolisti. Probabilmente è vero che le persone creative sono più vulnerabili … e allora? Siamo tutti uguali quando vomitiamo ai bordi della strada.”

Quanto allo scrivere, anche nella sezione autobiografica si colgono lampi della poetica di King: “...ti piombano addosso di punto in bianco: due pensieri che prima erano del tutto indipendenti tutto a un tratto trovano un punto d'incontro e si concretizzano in qualcosa di assolutamente nuovo.”
Mentre l'opera è pervasa da un leitmotiv, quello motivazionale: “Scrivere è magia, è acqua della vita come qualsiasi altra attività creativa. L'acqua è gratuita. Dunque bevete. Bevete e dissetatevi.”
Come non essere d'accordo?

Bruno Elpis

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...le opere di King.
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On Writing 2013-08-06 14:06:45 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    06 Agosto, 2013
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A VIB BOOK

Scrivere è seduzione. Questo ci insegna questo libro davvero singolare, che è sia un'autobiografia di un eccellente scrittore, sia un incoraggiamento per aspiranti scrittori, sia uno scrigno di consigli. Il primo capitolo contiene alcuni preziosi elementi dell'infanzia di Stephen King, che ci fanno capire come mai la sua penna irrequieta si indirizza al genere dei cortometraggi dell'orrore, per poi spingersi a scrivere veri e propri romanzi dell'orrore; sono pagine che ci permettono di scoprire pagine nascoste della sua vita. Segue una parte più tecnica dove lo scrittore espone i contenuti di quella che dovrebbe essere la cassetta degli attrezzi di ogni aspirante scrittore, fatta di vocabolario, di grammatica e di stile, perchè la buona scrittura si basa sulla padronanza proprio di questi fondamentali elementi. King in queste pagine svela trucchi e dispensa consigli su come impostare i dialoghi, le descrizioni, sulla caratterizzazione dei personaggi, sul come mettere una storia al centro del proprio scritto, sul come riconoscere le idee che si manifestano, sul come rileggere il proprio libro, fase fondamentale, e rimetterlo per primi in discussione, sul come tenere a mente la priorità N.1 dello scrittore, che è quella di continuare "a far rotolare la palla". Mi ha molto colpito la centralità che dà alla descrizione, che è quella parte del raccontare che offre al lettore una partecipazione sensoriale alla storia; deve cominciare nella fantasia dell'autore e finire in quella del lettore. Importantissimo è il ruolo che la lettura ha nella vita di uno scrittore, perchè il libro è una via di fuga ed è bene portarne sempre uno con sè, perchè la lettura è il centro creativo della vita di uno scrittore. Libro consigliatissimo, non solo per gli amanti del Re, perchè fa diventare chiuque un lettore più attento. E da ogni pagina trasuda l'amore per lo scrivere.

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a tutti, non solo agli amanti di Stephen King
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On Writing 2012-11-01 16:00:58 Inaaza
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Inaaza Opinione inserita da Inaaza    01 Novembre, 2012
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Alla scoperta di un maestro

Ammetto di non aver mai letto un libro di Stephen King prima d'ora. Questa confessione la faccio anche ispirata dalla sincerità e franchezza con cui l'autore si racconta in questo libro, che oltre ad essere un'autobiografia è un ottimo "manuale" di scrittura. Leggendo s'impara, è proprio il caso di dirlo. Pagina dopo pagina conosciamo uno degli autori più famosi (e fruttuosi) dei nostri tempi, impariamo a capire i suoi personaggi, e da dove provengano, e assorbiamo gli insegnamenti di un maestro della scrittura. Mi ha conquistata.

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On Writing 2012-10-08 13:52:44 Sara moncalieri
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Sara moncalieri Opinione inserita da Sara moncalieri    08 Ottobre, 2012
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Ho conosciuto meglio IL RE

Il modo migliore per capire cosa pensa una persona di se stessa, è ascoltarla mentre parla di se stessa, da sola, oppure mentre parla del proprio lavoro a qualcun altro.
Avevo voglia di sentire cosa potesse raccontare Il Re della sua produzione letteraria, di come gli venga un´idea, di come proceda con la stesura dei suoi ipervenduti racconti e romanzi, di come si faccia a scrivere storie vincenti – e volevo sapere qualcosa di più della sua vita.
Ho preso quindi questo manuale di scrittura realizzato da Stephen King, in cui il “mio” scrittore si è messo a parlare di tutto ciò, e ho scoperto un sacco di cose.
In primis ho avuto la conferma che è un genio pazzo: questo nel remotissimo caso in cui avessi avuto qualche fugace dubbio sull´argomento.
Quasi immediatamente, poi, ho capito anche il motivo: non è che lui me lo abbia detto a chiare lettere, ma insomma… mi ci ha fatta arrivare senza menare troppo il can per l´aia.
Ho capito quindi perché le donne raccontate da Stephen King risultino sempre così fragili eppure fortissime, perché vincano quando nemmeno loro stesse se lo aspettino, o perché magari questo accada, forse, proprio solo in quel momento.
Ho trovato molto interessante, e talvolta curioso, il modo in cui siano nati certi suoi famosissimi personaggi, che ho amato nel corso di questi anni, e certe sue storie.
Ho avuto la conferma del fatto che il solo scrivere bene, ma senza un´anima, senza una storia vincente, senza che i personaggi risultino credibili, non serve a un beato niente.
Magari risulta utile solo a riempire pagine di parole, parole, parole (tanto per citare Mina): ma questo non rende scrittore il Signor Compilatore dell´Elenco Telefonico!

Insomma, ho conosciuto meglio Il Re - questa era in realtà una parte che speravo venisse fuori bene e della quale sono stata molto soddisfatta, in quanto questo saggio-romanzo è una forma di suo Zibaldone personale, oltre ad avere imparato qualcosa sullo scrivere, perché è stato PROPRIO LUI ad avermelo detto a chiare lettere. Come si faccia a scrivere storie vincenti, intendo.
Ecco…. magari quest´ultima parte proprio non l´ho ancora imparata benissimo… sono ancora ben salda nella folta schiera delle Signore Compilatrici dell´Elenco Telefonico, ma che dire: mi sono divertita molto a leggere questo saggio-zibaldone!

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