Nuoto libero
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Il respiro acquatico nel dolore della dimenticanza
La vita è il respiro di parole e di gesti essenziali, giorni che si riempiono di ricordi, di nostalgia e rimpianti al cospetto del dolore di una perdita inevitabile, e allora, in questi momenti, non resta che uno sguardo, laddove le parole sono scomparse, e …” quando arriva al tuo viso ti guarda negli occhi con meraviglia. Il suo sguardo ripete più volte questo giro. La fotografia, il tuo nome scritto sotto, il tuo nome sulla targhetta, il tuo viso. E ogni volta, quando arriva al tuo viso, sembra sul punto di parlare”…
Alice, l’ anziana madre dell’ autrice, sta perdendo la memoria, dimentica pezzi del proprio passato, confonde i volti, scambia gli oggetti, non riconosce i luoghi, non ricorda quando ha iniziato a dimenticare, sa solo che sta dimenticando. Una malattia della quale si sono ignorati i sintomi iniziali, che la accompagnerà verso la fine, quando il vuoto della memoria si allargherà e lei inevitabilmente diverrà un foglio bianco.
Allora vivrà nell’ attesa, e la casa di Cura Bellavista sarà il capolinea, un luogo dove spersonalizzarsi e giorno dopo giorno dimenticare sempre più cose, presto completamente spoglia, uno spazio vuoto, per la prima volta libera, nel qui e nell’ ora.
Alice non guarda più dalla finestra, non chiede più di suo marito, a volte i giorni scorrono senza una parola, sua figlia, scrittrice di fama, in tutti gli anni di lontananza, non l’hai mai invitata, ne’ scritto, ne’ chiamata il giorno del suo compleanno, ora che è tornata è troppo tardi, sua madre sta scomparendo.
Il passato e’ un luogo avvolto totalmente nell’ acqua, una piscina nella profondità della terra, qui Alice veniva perché ci è sempre venuta, qui sapeva cosa fare. In piscina si scordano i problemi della terraferma, si ritrova il vecchio spirito giovanile, è un luogo di culto, totalmente proprio, fa stare bene, restituisce un senso di benessere che manca nella propria vita di superficie.
Qui sembra di stare altrove, in un universo parallelo, l’ acqua è vita, scelta, destino, assenza di gravità, fa volare, vi si vive il puro piacere di nuotare, i bisogni si dissolvono, liberi, sospesi, estasiati, euforici, in uno stato di grazia ipnotico, cadono i confini con il mondo, tra il corpo e l’acqua, è il nirvana.
La piscina metafora di un’ interiorità intensamente vissuta, lì senti il suono rilassante del tuo respiro, il ritmo delle bracciate, ascolti i pensieri mentre scivoli nell’ acqua fresca, trasparente.
Nuotare è rito, abitudine, esigenza imprescindibile, vita, secondo regole e convenzioni, nuotare è benessere, equilibrio, oblio. Un giorno si scoprirà una crepa nella profondità della vasca, un fessura inquietante, silente, preoccupante, che, come uno stato di malattia, verrà negata, ignorata, posposta, indagata, con la quale si proverà a convivere e alla quale, alla fine, ci si dovrà arrendere.
Un romanzo ricco nella propria essenzialità, crudo nella rappresentazione di una malattia invalidante, poetico nella descrizione di un preciso stile di vita, dolce nel respiro di una bracciata, sofferto nella constatazione della perdita dei propri giorni, amorevole nella accettazione dell’ impossibile, duro nella ammissione di una colpa pregressa. Una piacevole scoperta, un tema difficile da trattare perché riguarda una dimensione intima e assai dolorosa, la paura di dimenticare e di essere dimenticati, laddove l’ acqua conserva e preserva la vita…