La Triomphante La Triomphante

La Triomphante

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«La Triomphante» ha dichiarato l’autrice «è un autoritratto mascherato. La protagonista ha i miei gusti e i miei disgusti … e quella malinconia, tipica dell'esule, che la induce a chiedersi se è davvero al posto giusto». Autobiografia e invenzione letteraria si mischiano indissolubilmente in questa magnifica storia: che è quella di una bambina, nata in Egitto e costretta troppo presto ad abbandonare la luce della sua terra, e ad affrontare tutti i rischi e le umiliazioni dell'esilio, prima in Italia, poi in Francia – ma anche quella di un'avventuriera, che si sceglie come modello lo stendhaliano conte Mosca, e riesce ad affermarsi, grazie a un tenace amore per la vita, con le sole armi della letteratura e dell'ironia.



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La Triomphante 2016-09-01 04:36:05 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    01 Settembre, 2016
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Come un vascello

Mentre scrive, Teresa Cremisi abita in una pensione in terra salernitana, ad Atrani e, divenendo “riccio di mare”, si gode l’arte, le ricerche in internet, la coca cola ghiacciata.

Apprezzo la scrittura di questa donna “di sbieco rispetto all’universo”, per lasciare traccia, per testimoniare un pensiero, per dare ragione di un’emozione, perché racconti il proprio sguardo sul mondo. “Sono quasi certa che sia meglio lasciare dietro di sé qualche riflessione, qualche commento. Annotarli, se possibile. E non distruggere niente.“ p.178

La Trionphante è una corvetta dell’Ottocento che partecipa alla conquista delle isole Marchesi in un periodo in cui la Francia è forte e sicura del suo predominio su mondi possibili. L’immagine della nave ritratta da Jouneau fa parte di una serie di disegni che Teresa ha acquistato molti anni fa da un antiquario di rue de Seine.

La Trionphante è anche uno stile di vita, è una modalità di stare al mondo. E naviga, Teresa, sapendo di non aver avuto a disposizione alcun trionfo facile, alcun porto sicuro, alcuna conquista scontata. Leggo le memorie di una vita, il diario di bordo della direttora editoriale della maison Gallimard, un romanzo scritto ad auscultarsi, da 80 anni indietro, sempre più indietro.

E’una bambina, negli anni ’40 ad Alessandria d’Egitto, appassionata di battaglie navali e, come il secondo canto dell’Iliade suggerisce, autodidatta in ambito marittimo e militare. Teresa dona i ricordi dell’infanzia e della giovinezza felici fra il collegio di Notre dame de Sion e le vacanze, da marzo a settembre, ad Antibes, in Costa Azzurra.

E poi, la fatica di dimenticare l’Oriente per adattarsi, diciottenne, alla nuova vita milanese e alla lingua italiana. In seguito, a 25 anni, racconta il legame e la convivenza con il giovane professore d’inglese Thomas, abbandonato per paura dell’amore che distoglie e allontana dal percorso scelto. “Per molto tempo non mi ero resa conto di quanto fosse, per così dire, penalizzante appartenere al genere femminile: l’idea, innegabile, che fosse difficile per una donna figurarsi un destino come quello di Lawrence d’Arabia non mi aveva minimamente sfiorata.” p.80

Seguo Teresa nel lavoro da giornalista e nel ruolo di dirigente in una grande tipografia che affronta le difficili dinamiche di lavoro. “La capacità che hanno gli impiegati occidentali di sopportare situazioni inutilmente vessatorie è molto più grande di quanto si possa immaginare.”p.108.

Mi appassiona la ricerca sulle città antiche prosperate sotto il regno di una donna: Cartagine e Didone, Alessandria e Cleopatra, Palmira e Zenobia, Ravenna e Teodora, Costantinopoli e Irene.
Per Teresa, di nuovo, a ricominciare daccapo, mai da zero. Ricominciare non per comodità, sempre per libertà. “Sono una traduttrice di immagini a cui sono stati forniti pochissimi indizi.”p.106

Lettura imperdibile di una vita appassionata di donna in continuo divenire consapevole.

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