Narrativa straniera Romanzi autobiografici La moglie dell'ufficiale nazista
 

La moglie dell'ufficiale nazista La moglie dell'ufficiale nazista

La moglie dell'ufficiale nazista

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nsioni di La moglie dell'ufficiale nazista, opera di Edith Hahn Beer e Susan Dworkin edita da Garzanti. La moglie dell'ufficiale nazista è una storia vera, l'emozionante racconto in prima persona di una giovane donna ebrea che per sopravvivere alla Shoah decide di sposare un membro del partito nazista, che la protegga dalle persecuzioni. Edith Hahn è ebrea. Vive a Vienna, studia legge, ha un fidanzato, Pepi, che non è ebreo. All'arrivo della Gestapo lei e sua madre vengono trasferite nel ghetto. Ben presto si trova sola: la madre e un'amica deportate, Pepi troppo terrorizzato per aiutarla. Così strappa la stella gialla e fugge in Germania con documenti falsi. Nel 1942 incontra a Monaco Werner Vetter, devoto al Führer fiducioso nella vittoria totale, che si innamora di lei, la sposa e mantiene il segreto sulla sua identità. Con la figlia nata da questo matrimonio Edith sopravvive a Hitler, ai bombardamenti e, nascosta in un armadio, si salva dagli stupri dei soldati dell'Armata Rossa. Cinquant'anni dopo, deciderà finalmente di raccontare la sua storia, la lotta quotidiana contro la paura, le astuzie e i compromessi, fino alla salvezza.



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La moglie dell'ufficiale nazista 2013-02-19 15:29:31 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    19 Febbraio, 2013
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Voci dal passato

Pochi anni prima della sua scomparsa, l'oramai anziana Edith Hahn Beer decise di affidare alla penna della giornalista ed autrice S. Dworkin, la ricostruzione della propria vita.

La storia personale di Edith è la storia di tante persone private della libertà e della dignità, che videro stravolto il proprio mondo e la propria vita in un battere di ciglia, senza la possibilità di opporsi.
Il racconto di Edith ripercorre con una lucidità disarmante le tappe della vita di una giovane donna, colpevole di appartenere ad una “specie” da cancellare; è una storia che palpita della dolcezza dei ricordi legati agli affetti familiari e della brutalità susseguente alla segregazione.
In particolar modo, Edith ha vissuto per tanti anni la realtà dei “campi di lavoro”, offrendoci una fotografia nitida dei luoghi, delle condizioni e delle finalità diverse rispetto ai campi di sterminio.
Anni trascorsi come una schiava a lavorare la terra e poi all'interno di una fabbrica, senza avere più notizie sulle sorti dei familiari; anni di disperazione e avvilimento, sfociati poi in una vita rocambolesca fatta di fughe e cambi di identità.

E' un racconto toccante, condotto da una penna dotata di un buon equilibrio, che riesce sempre a mantenere obiettività, senza scadere nel lacrimevole forzatamente.
Siamo di fronte ad un genere di lettura che, a prescindere dagli intenti commerciali, trovo di sicura utilità, in quanto capace di sprigionare una forza ed un coinvolgimento diretto, totalizzante e pervasivo rispetto ad una pagina di narrativa.
Queste testimonianze dirette ci riportano i dolori dell'umanità, il duro passaggio della storia sull'uomo, gli errori e le sconfitte; sono pagine che aprono delle finestre sul passato per fare in modo che chiunque possa affacciarcisi e giudicare da sé.

Quella di Edith è la voce di una donna incolpevole, è la voce di un essere umano perseguitato, è una delle tante voci che esce dal buio degli orrori del passato per non dimenticare.

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