L'uccello dipinto
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Le grandi ombre dell'uccello dipinto
Attenzione, contiene spoiler
Paragonerei questo romanzo a Storia di Neve di Corona, per la durezza con cui affronta tematiche difficili, dolorose, strazianti, come la perdita dell'umanità, la bestialità e l'ignoranza. Ma mentre Corona, nella sua nera poesia, intravede un sottile raggio di speranza, così non è per Kosinski.
Il romanzo tratta delle vicende picaresche di un bambino nei territori dell'Est, falcidiati sia dall'occupazione tedesca, che dall'ignoranza brutale e dalla superstizione dei contadini. In questo romanzo di formazione al contrario assistiamo con gli occhi del bambino, ma con la maturità a tratti illuminante dell'autore, ad efferatezze terribile, come violenze, tortura, stupri, unioni turpi e morti senza pietà.
è un'atmosfera atroce, in cui la parola pietà non esiste per nessuno, che forgia un bambino, tanto che, tornato a casa, non riuscirà mai a tornare ciò che era... perchè la violenza sarà penetrata in lui e la vita gli ha insegnato che o si è vittime, o si è carnefici. E lui è solo, l'amore non lo può più salvare...
Eppure qualcosa ancora desidera, non è infelice: ha scoperto in uno spirito di corpo incarnato da un "eroe" vendicatore comunista un'identità volta al dominio, alla prevaricazione, ma con quella rigidità e quella rispettabilità che desidera. Come l'uccello dipinto cacciato dallo stormo, lui troverà dunque i suoi simili, verso una strada che conduce solo all'inferno. Dove non c'è un solo filo di speranza.
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Pulp Dickens
Ho iniziato la lettura nella convinzione che il romanzo fosse autobiografico. Ma la storia sembra troppo feroce e cruda per essere vera; se fosse vera, è davvero meglio diventare albero come nel romanzo La vegetariana piuttosto che appartenere alla razza umana. In ogni caso la valutazione del libro è legata all'autenticità della storia. Se vera, quindi se è una testimonianza il punteggio sul contenuto salirebbe a 5 . Se la storia non è vera, d'altra parte, non capisco dove sia diretto tutto questo fiume di violenza e bestialità disumana che permea ogni pagina dalla prima all'ultima facendo pensare alla camera a gas come a una sorte di benevola forma di eutanasia per cui bisognerebbe ringraziare.
Il titolo dà perfettamente l'idea del romanzo. In Polonia era un divertimento per gli abitanti del villaggio catturare un uccello, dipingere le sue piume e poi lasciarlo libero. Lo stormo lo faceva a pezzi. In questo romanzo l'ebreo, il narratore (un bambino di 7 anni all'inizio del romanzo e di 11 alla fine) hanno la stessa funzione di quell'uccello. Ma se l'uccello-uomo non muore per la violenza degli attacchi dei suoi simili non gli resta che adeguarsi e imparare la violenza fino a passare all'uso della violenza come difesa (uso quasi involontario e comunque necessario) alla violenza come forma di potere. Il romanzo è inquietante. C'è una escalation di depravazione, di torture che il bambino deve subire e di violenze a cui assiste. C'è anche una descrizione dettagliata di come una persona possa arrivare a vendere l'anima al diavolo e cosa possa sperare di ricavarne. L'arrivo dei calmucchi al villaggio e l'orgia di violenza che ne segue è quasi insopportabile. Il finale è pseudo-Dickensiano. Ma ormai dopo tutto quello che è successo non dà al lettore nessun sollievo ma la sensazione di desolazione per la lepre che spontaneamente va verso la gabbia.