L'ombra dell'uomo
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Ospite della foresta
Jane Goodall nasce in Inghilterra, ma fin da giovanissima sente un richiamo intenso per il mondo animale, in particolare per gli scimpanzè.
Jane sogna di poterli studiare nei luoghi natii, un'impresa ardua e forse un po' folle.
Raggiungere la foresta nei pressi del Lago Tanganika, vivere per anni in una capanna lontano dagli agi del vivere civile, trascorrere ore e ore tra la vegetazione e le sue insidie per osservare le colonie di scimpanzé; nasce così una delle esperienze di vita e scientifiche più straordinarie di tutti i tempi, di cui l'etologa inglese lascia una documentazione minuziosa attraverso i suoi scritti, tra cui le pagine di “L'ombra dell'uomo”.
Non si tratta di narrativa né di diario prettamente personale, ma di un'opera dal valore più alto.
Il racconto degli anni trascorsi in terra d'Africa è talmente dettagliato da creare un'immersione totale nei luoghi e nell'attività scientifica condotta con spirito di sacrificio e d'innovazione, giungendo alla percezione di una fusione tra la donna e la scienziata.
Se da un lato ci si rende conto dell'immenso valore degli studi condotti dalla Goodall, dall'altro si arrivano a percepire emozioni forti e genuine, trasportati in una realtà per lo più estranea all'uomo comune.
E' la classica opera che catapulta in una dimensione fuori dagli schemi, di cui è interessante coglierne tutti gli spunti; dalle informazioni raccolte in merito al comportamento animale, dalla forza di volontà che contraddistingue le persone, allo strano rapporto che si instaura tra l'uomo e l'animale.
Tanto di cappello alla dottoressa Goodall per aver condotto i suoi studi insinuandosi nella vita dei primati in punta di piedi, cercando di non invadere le loro dinamiche familiari, consapevole di essere ospite su un terreno che raramente aveva visto un'ombra umana che non fosse quella di un cacciatore.
E' una lettura senza età e senza tempo quella cristallizzata tra queste pagine, a tratti minuziosa ed impegnativa a tratti dolorosa e commovente.
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La scimmia bianca e le sue banane
Quando parliamo di scienza siamo soliti considerarla come un insieme di attività di manipolazione, sperimentazione e quantificazione di dati raccolti in laboratorio e difficilmente riusciamo ad assimilarla allo studio del comportamento animale. In questo è consistito il lavoro dell'allora (priva di titoli e dottorati) ventiseienne Jane Goodall, ella ha dedicato la sua giovinezza e tutta la sua vita allo studio dell'individualità degli scimpanzé al fine di identificare la loro storia come specie, ed è per questo che soventemente non le sono stati riconosciuti i giusti meriti del suo operato. L'attribuire un nome ad ogni animale incontrato, l'osservare lo spulciamento reciproco e/o le cure prestate dalle madri ai figli, non è il classico modus operandi delle ordinarie ricerche scientifiche, e pertanto è stato interpretato come uno sconvolgimento delle regole empiriche nonché del contesto sociale ed ecologico che ne caratterizza la vita.
In realtà è proprio grazie a queste meticolose osservazioni che siamo riusciti a delineare i tratti più significativi di questa specie, è solo per merito delle registrazioni, degli appunti presi nella quotidianità animale che siamo arrivati a dire che a quel determinato comportamento corrisponde la situazione/azione x o y. Ed è inevitabile non restare sorpresi quando Mike riesce a conquistare la posizione di maschio alfa non tanto grazie alle sue dimensioni – in realtà modeste tanto che in precedenza ricopriva le ultime fila del branco – bensì squisitamente per la giusta applicazione dell'intelligenza e della capacità di associazione, o ancora come non rivedere in Flo l'atteggiamento di tante madri umane con i loro piccoli e la gelosia dei fratelli e delle sorelle maggiori dinanzi al nuovo arrivato? Questi sono solo alcuni degli esempi che quest'opera ci dona.
Scritta nel 1971 e rivisitata negli anni a venire in relazione all'evolvere delle scoperte conseguite, essa si mostra nella sua più brutale semplicità con l'unico obiettivo di arricchire il nostro animo ed invogliarci alla ricerca. Jane Goodall non fa altro che condividere con noi le scoperte di una vita e senza la pretesa di scrivere un saggio ci spiega con calma e pazienza ogni passaggio, ogni comportamento invitandoci tanto alla riflessione quanto alla stessa osservazione che ha colorato le pagine della sua vita. Un testo ricco, ben articolato, scorrevole e piacevole da leggere. Un romanzo da assaporare con calma e da godersi sotto ogni aspetto e prospettiva. Un testo per il quale è valsa la tanta attesa.
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Jane, la strana scimmia bianca
In copertina una famosa foto di National Geographic che e' per me il big bang della perfezione, un'equilibrata e pacifica esplosione di homo sapiens, regno animale e regno vegetale.
Jane Goodall e' un'etologa inglese cui va il merito di uno dei piu' incredibili ed importanti studi sulla vita degli scimpanze' nel loro habitat naturale.
Nata nel 1934, fin da bambina prese una decisione: andare in Africa.
Se un sogno di fanciulla e' per lo piu' destinato a svanire nel nulla, per una serie di coincidenze ed una passione inenarrabile per gli animali, Jane poco meno che ventenne- priva di qualsiasi titolo accademico - si reco' in Kenya, nella riserva del Gombe per studiare il comportamento di questa specie.
Eccola allora alle cinque del mattino, una fetta di pane ed una tazza di caffe', abbandonare l'accampamento ed arrampicarsi sola per i sentieri della fitta ed ostile giungla.
Finalmente, dopo mesi di appostamenti ed incursioni andati a vuoto, un primo esemplare permette alla strana ma inoffensiva scimmia bianca di avvicinarsi.
Penna senza lode e senza infamia, semplice scorrevole e del tutto priva di tecnicismi, concedetemi di assegnare un punteggio alto allo stile non per la forma ma per il dono dell'ubiquita'. Questo testo non e' solo lettura, e' talmente fitto di pagine sul comportamento degli scimpanzè e dell'ambiente circostante da rivelarsi un'esperienza vera e propria. Descrizioni lente e fitte sì, ma che fretta avete, bisogna solo tacere e guardare, immobili e increduli tra le liane.
Sento ancora addosso l'umidita' e la bellezza della foresta al chiaro di luna, dove mi sono commossa spiando una madre che tiene un cucciolo neonato sulle ginocchia, sorreggendogli la testina con la mano. Dove ho riso osservando una coppia cui mostravo un casco di banane che esultante rideva e si abbracciava e si baciava dalla gioia per minuti, prima di correre a mangiare i frutti.
In queste trecento pagine gli anni di Jane in Africa e le sue scoperte sono stati piu' miei che mai.
Un'esperienza bella, intelligente, dolce e gratificante che consiglio a chi ama questi animali ma anche a chiunque altro. Anche a chi li odia, sia mai che per mezzo di un libro l'ombra di distruzione dell'uomo si diradi e si trasformi in rispetto per le altre specie - un'ombra in meno e' meglio di niente-.
Prezioso, insolito, buona lettura.