L'educazione L'educazione

L'educazione

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Tara, la sorella e il fratello sono nati in una famiglia di mormoni anarco-survivalisti delle montagne dell'Idaho. Non sono stati registrati all'anagrafe, non sono mai andati a scuola, non hanno mai visto un dottore. Sono cresciuti senza libri, senza sapere cosa succede all'esterno o cosa sia successo in passato. Fin da piccolissimi hanno aiutato i genitori nei loro lavori: d'estate, stufare le erbe per la madre ostetrica e guaritrice; d'inverno, lavorare nella discarica del padre, per recuperare metalli. Fino a diciassette anni Tara non ha idea di cosa sia l'Olocausto o l'attacco alle Torri gemelle. Con la sua famiglia, si prepara alla prossima fine del mondo, accumulando lattine di pesche sciroppate e dormendo con il sacco d'emergenza sempre a portata di mano. Il clima in casa è spesso pesante. Il padre è un uomo dostoevskiano, carismatico quanto folle e incosciente, fino a diventare pericoloso. Il fratello è chiaramente disturbato e diventa violento con le sorelle. La madre cerca di aiutarla ma rimane fedele alle sue credenze e alla sottomissione femminile prescritta. Poi Tara fa una scoperta: l'educazione. La possibilità di emanciparsi, di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa. Una rivelazione. Il racconto di una lotta per l'auto-invenzione. Una storia di feroci lealtà famigliari e del dispiacere che viene nel recidere i legami più stretti.



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L'educazione 2024-08-22 21:33:34 Loba
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Loba Opinione inserita da Loba    22 Agosto, 2024
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Storia di una crescita coraggiosa

Come in un vero e proprio romanzo di formazione, la storia di Tara narra della propria crescita identitaria.

A differenza di un romanzo, "l'educazione" è però un'autobiografia: leggerla ci accompagna man mano attraverso gli intensi vissuti dell'autrice.

"L'educazione" è una preziosa condivisione del potere della scrittura, che assieme all'istruzione, ha permesso all'autrice di scegliere per sè che Donna diventare, che Persona essere. Tara riporta infatti con quata fatica e a quale prezzo ha potuto (dovuto?) conquistare alcune tappe, naturali e spontanee per la maggior parte degli adolescenti, per poter definire il perimetro di ciò che nel tempo identificherà come i propri pensieri, le proprie emozioni, le proprie credenze e scelte. A differenza dell'adolescente che può crescere in un ambiente sano tuttavia, Tara vedrà manifestarsi ciò che i ragazzi temono: l'esser abbandonati dalla propria famiglia, perchè diversi, e quindi sbagliati.
Rieccheggia in me ancora il grande coraggio manifestato da questa autrice nel cercarsi, non accontentandosi delle ambigue e ristrette verità con cui è cresciuta.

"L'educazione" non risulta un libro facile... l'incuria, gli incidenti, le violenze fisiche e relazionali rendono non poco amaro il viaggio del lettore sensibile. Non sono state poche le volte in cui ho desiderato che la ragazza tagliasse in fretta i ponti con un mondo che tanto le ha arrecato dolore. Eppure, Tara ci conduce in un percorso che riproduce fedelmente ciò che accade in realtà: una montagna russa, tra il destino previsto e il futuro desiderato.

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L'educazione 2024-01-02 10:01:02 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    02 Gennaio, 2024
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Storia di famiglia

Difficile pensare che una storia come quella di Tara Westover si possa raccontare senza indulgere in recriminazioni, senza cercare pietà o lanciare accuse verso la famiglia, lo stato, la stessa comunità in cui si è svolta. Eppure l'autrice lo fa: ci racconta in modo schietto e deciso quello che le è successo durante l'infanzia e nel corso degli ani in cui da giovane donna avrebbe dovuto guardare al futuro con entusiasmo e speranza. Lascia da parte critiche, letture psicologiche, valutazioni psichiatriche e ci snocciola davanti tutta la sua famiglia come se fosse qualcosa di naturale. Tiene solo a precisare che il fatto che i suoi fossero mormoni è solo un caso, niente a che vedere con quello che le è successo. In effetti il padre non solo ha scelto di interpretare in modo piuttosto rigido e personale i dettami religiosi, ma ha una serie di altri problemi, che lo portano a far vivere la famiglia in un isolamento pressoché totale. Niente scuola per i figli, niente medici, ma solo gli intrugli preparati dalla moglie. inutile dire che sono esclusi da casa loro anche televisioni, computer o qualsiasi cosa che possa mettere la famiglia in contatto con il mondo. Quando Tara, seguendo le orme del fratello decide di lasciare la casa ed iniziare a studiare le cose sembrano andare meglio. In realtà il legame d dipendenza che ha sviluppato nei confronti della famiglia non si vuole spezzare. Legata con una specie di elastico, riesce ad allontanarsi anche di parecchio dal gruppo, ma viene sempre irrimediabilmente attratta verso quel gorgo infernale fatto di violenze sia fisiche che psicologiche. Come già detto ho trovato il libro ben scritto e anche piuttosto onesto. Difficile credere che cose del genere possano succedere, e che siano ospitate negli Stati Uniti. Il genere umano però da dimostrato più volte quello di cui è capace, quindi anche se vorrei che tutto quello che c'è in questo libro fossero fantasie, temo che invece corrispondano alla realtà.

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L'educazione 2023-07-04 13:19:24 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    04 Luglio, 2023
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Un'autobiografia che sembra di altri tempi

Il romanzo, che è del genere autobiografico, ruota attorno ad famiglia di mormoni che si dimostra essere un po' soffocante, pur se con buon intenzioni educative, sia da parte del padre che della madre. Su tutta la famiglia si staglia, in modo quasi emergente, narrativamente, la ragazza, principale protagonista, che ricorda un po' una figura emblematica come Malala, nel senso che le sue vicende ci permettono di capire quanto lo studio e l’educazione possono contribuire alla conoscenza ed alla libertà personale. La vicenda personale raccontata è molto complicata. La parte più bella sono gli slanci di affetto e la semplicità di vita. In altre parti il libro è invece estremamente crudo e comunque altrettanto potente.

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L'educazione 2022-09-10 11:21:28 marialetiziadorsi
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marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    10 Settembre, 2022
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Nel romanzo, autobiografico, l’autrice Tara Westover racconta la propria storia. Nata in una famiglia di mormoni tra le montagne dell’Idaho, Tara non viene registrata all’anagrafe, non va a scuola e riceve un’istruzione molto approssimativa. Non ha mai visto un dottore, vive preparando barattoli di pesche sciroppate e provviste varie in attesa di una fine del mondo che non arriverà quando previsto e non arriverà ovviamente mai. Eppure, convinta e psicologicamente soggiogata dal padre, dorme sempre con il sacco pronto per scappare accanto al letto in caso di sorprese. Lavora sin da piccola nella discarica del padre, uomo fanatico, affetto da disturbo bipolare e manipolatore della psicologia dei figli e della moglie, vero padre padrone della storia, sottoponendosi a lavori di fatica e molto pericolosi. La madre, completamente sottomessa al marito, fa la levatrice (non andando mai in ospedale i bambini nascono in casa, anche nei casi più a rischio) e prepara intrugli con le erbe usati a scopo curativo (le medicine sono bandite, si muore, piuttosto, se questa è la volontà di Dio). Tutto ciò che è normale, nella loro famiglia è opera del diavolo ed occorre tenersene lontani.
Tara vive violenze fisiche e psicologiche da parte del fratello Shawn, sempre negate dai genitori, che la spingono a crederle frutto della sua immaginazione.
Ciò che però è peggio nell’assurda realtà che Tara si trova a vivere, è la completa negazione di se stessa che il padre opera su di lei, rendendo i legittimi desideri e stimoli di una bambina e poi ragazza una colpa. Tara vive quindi sentendosi sporca, sbagliata, “puttana” come le dice il fratello. Qualsiasi tentativo di liberarsi dal giogo familiare sarà quindi vissuto da Tara come colpa sua personale.
Quando uno dei fratelli si allontana dalla famiglia decidendo di studiare, quella che era una curiosità per un possibile diverso modo di vivere inizia a farsi strada. Tara quindi supera l’esame di ammissione al college ed inizia il suo difficile percorso di emancipazione dalla famiglia. Certo è difficile il college per Tara che non è mai andata a scuola e ignora per esempio anche la parola e gli avvenimenti dell’Olocausto. Eppure studia, legge, impara e supera le difficoltà che trova di fronte a sé con testardaggine mantenendosi grazie alle continue borse di studio che vince. E continua a negare con compagni ed amici la sua realtà familiare, sempre accuratamente nascosta. Naturalmente non riesce ad instaurare neanche relazioni di coppia.
Fino all’ultimo, quando lei starà ormai scrivendo la tesi di dottorato a Cambridge e poi ad Harward, il padre tenterà di riportarla sulla strada della religione. Per Tara ogni ritorno a casa per le feste diviene un ritorno al passato dal quale fatica a staccarsi. Fino a che non capirà che diventare ciò che desidera e che si è costruita con tanta fatica, poter davvero pensare e decidere da sola, costruirsi una sua visione del mondo, per liberarsi dal giogo familiare e da quel modo di pensare insomma, dovrà staccarsene completamente, dovrà scavare un solco tra se stessa e la famiglia che ormai la rifiuta. Il percorso è doloroso ma necessario.
L’autrice racconta la propria storia senza indulgere a pietismi, narrando le fatiche di bambina ma anche il coraggio che si è sempre data in qualsiasi circostanza, anche la più difficile, anche quando aveva davvero paura. Le vicende familiari non prevedevano che si potesse avere paura, che ci si potesse rifiutare di fare ciò che il padre voleva per i figli. E spiega anche come per tanti anni sia stata combattuta tra le due realtà: quella normale, che si trovava a vivere al college, con amici normali che facevano cose normali, e la famiglia che costituiva una calamita alla quale era difficile resistere, perché lì si cerca l’amore dei genitori e di chi dovrebbe volerci bene.
Tara racconta con sincerità i dubbi e il suo sentirsi in colpa per esempio quando, in occasione di un mal d’orecchie, le è stato posto di fronte da un amico un banalissimo antidolorifico. E i tentativi di capire dove fosse finito quel male quando dopo mezz’ora è passato. Opera del diavolo, sicuramente, e sua immensa colpa l’averlo preso. Però quanto si stava meglio senza dolore!
L’educazione è un romanzo di formazione che si legge d’un fiato non senza soffrire con Tara, felici ogni volta dei suoi passi avanti nel suo percorso di emancipazione. Una donna fortissima che ha saputo liberarsi dal giogo di estremismo familiare e si è costruita come ha desiderato tra mille difficoltà. Impossibile non immedesimarsi e parteggiare per lei e la sua crescita.
Lo stile sempre diretto, senza fronzoli, sincero e introspettivo se serve ma senza indulgere a sentimentalismi lo rendono ben equilibrato, appassionante e coinvolgente. Una realtà che si fatica a credere vera e che è invece molto vicina a noi.



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Il caos da cui veniamo
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L'educazione 2022-07-18 10:14:11 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    18 Luglio, 2022
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Rimescolando le premesse

Se già normalmente fatico a trovare le parole giuste quando devo parlare di un libro che ho apprezzato, con "L'educazione" le mie difficoltà sono raddoppiate dal momento che le vicende narrate sono reali e non frutto dell'immaginazione di uno scrittore. In sostanza, non trovo giusto assegnare una valutazione alla vita di una persona, quindi il mio voto e le osservazioni che farò riflettono principalmente le tematiche e la parte stilistica, anziché il contenuto della storia, meno importante in questo caso rispetto ad un prodotto di fiction.
La narrazione ripercorre la vita di Westover, dall'infanzia fino ad arrivare praticamente alla contemporaneità; una vita di certo non facile: l'autrice è infatti cresciuta in una numerosa famiglia mormona molto religiosa, con un padre convinto di doversi preparare all'imminente fine del mondo e una madre incapace di far valere le sue ragioni di fronte alla fede cieca del marito. A causa delle idee dei genitori, l'autrice non viene registrata all'anagrafe, riceve un'istruzione a dir poco lacunosa e per anni subisce una manipolazione psicologica che la tiene incatenata ad una famiglia chiaramente problematica.
Se vi aspettate però una storia motivazionale in stile "Anne di tetti verdi" o "Papà Gambalunga", in cui una ragazza coltiva la sua enorme passione per lo studio a discapito delle circostanze avverse, preparatevi ad una parziale delusione. Titolo e sinossi in effetti fanno pensare ad una narrazione di questo tono, ma la crescita di Westover è stata ben diversa: innanzitutto non ha dimostrato un particolare interesse per la propria istruzione fino ai quindici anni, spronata in questa direzione dal fratello maggiore Tyler che l'ha continuata a supportare anche quando ha iniziato a frequentare il college e, più avanti, ha affrontato apertamente i suoi genitori; in secondo luogo, pur dando il giusto credito alle conoscenze apprese grazie allo studio, l'autrice sceglie di focalizzarsi soprattutto su come siano cambiati la sua percezione della società ed il rapporto con la famiglia. Per queste ragioni, "L'educazione" è un titolo calzante, ma che potrebbe portare i lettori ad aspettarsi un contenuto leggermente diverso.
Lo stile di Westover ha una straordinaria fluidità, pur non essendo per nulla misero o banale: la lettura è praticamente volata e mi spiace che l'autrice non abbia pubblicato altro, perché mi fionderei a leggerlo subito. Ammetto che in un primo momento ero un po' spaventata all'idea di affrontare un'autobiografia, così diversa dai miei fidati romanzi, ma la prosa di questo memoir mi ha convinta dalla prima pagina; a tratti è stato invece difficile ricordarsi come quella non fosse una storia fittizia, tanto sono stranianti alcune scene, ad esempio quelle in cui vediamo incidenti e infortuni che colpiscono un po' tutti i membri della famiglia Westover.
Nonostante la vocazione religiosa, il padre dell'autrice è tutt'altro che un uomo votato alla pace: deciso a contrastare lo Stato sotto il giogo degli Illuminati e degli ebrei, cerca in ogni modo di rendere la sua famiglia autosufficiente (sia dal punto di vista energetico che da quello sanitario) e la loro casa una sorta di roccaforte in cui non è insolito trovare armi alla portata di tutti. A dispetto dei problemi mentali di cui soffre, il carisma di quest'uomo gli permette di diventare nel tempo un punto di riferimento spirituale per la gente del posto, e lo porta ad operare una manipolazione psicologica nei confronti dei figli -che spinge a lavorare fin da piccoli per lui- e della moglie, la quale opererà a sua volta dei ricatti emotivi.
Westover si trova poi a toccare il tema della violenza domestica, in relazione al comportamento che il fratello maggiore Shawn ha verso lei, ma anche verso le altre donne con cui entra in contatto, dalla sorella Audrey alle varie ragazze che frequenta, fino ad arrivare alla moglie Emily. Ovviamente la dottrina paterna riscrive queste azioni violente, in un'ottica di redenzione mista a colpevolizzazione della vittima, la quale viene spinta a ritrattare i suoi stessi ricordi pena l'allontanamento dalla famiglia.
Come si sarà capito, la storia di questa donna non mi ha lasciata affatto indifferente; penso che l'aspetto più scioccante sia stato realizzare quale fosse il contesto "storico": rendersi conto delle condizioni di disagio in cui vivono delle persone oggigiorno, in un Paese tanto progredito sulla carta.

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L'educazione 2022-05-17 20:26:34 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    17 Mag, 2022
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La matita e la montagna

Vale la pena spendere alcune parole su questa autobiografia partendo dalla copertina, in quanto grazie ad una felice intuizione editoriale, la sua ambivalenza racconta già molto. A prima vista infatti l’occhio umano interpreta l’immagine vedendo una matita appuntita, evidente rappresentazione di quel “potente strumento” funzionale al raggiungimento di quell’educazione attraverso la quale Tara riesce a emanciparsi e costruire il proprio riscatto sociale, dopo un’infanzia e adolescenza vissute lontano dalle aule scolastiche e dai libri per scelta della famiglia:

“Tutti i miei sforzi, tutti i miei anni di studio mi erano serviti ad avere quest'unico privilegio: poter vedere e sperimentare piu verità di quelle che mi dava mio padre, e usare queste verità per imparare a pensare con la mia testa”.

Tuttavia da un’analisi più attenta questa matita diventa qualcos’altro, il picco di una montagna dove volano attorno alcuni uccelli con accanto la silhouette di una ragazzina. Allora si capisce che questo luogo rappresenta Buck Peak, il territorio del middle west americano, nell’Idaho, dove l’autrice ha passato la sua infanzia, la sua giovinezza, prima di compiere “il grande salto”.
Ed è proprio attorno a questa montagna che la giovane Tara cresce assorbendo quotidianamente gli insegnamenti di un padre mormone, bacchettone e bigotto, affetto per giunta da disturbo bipolare. Un uomo fanatico che considera lo Stato e la scuola, una minaccia perché le Istituzioni sarebbero guidate da “La setta degli Illuminati” in rappresentanza delle forze oscure, e che vede altresì il sistema sanitario come strumento demoniaco (per cui le uniche cure affidabili sarebbero quelle fornite dalle erbe contenute nelle boccette, che una madre succube del marito confeziona alacremente).

Inevitabile quindi che al cospetto di una famiglia patriarcale e violenta come quella di Tara, in cui oltre alla figura paterna si eleva a modello negativo di brutalità anche uno dei fratelli, diventi veramente difficile crescere senza subire contraccolpi psicologici. Il risultato, sicuramente paradossale, è quello di sentirsi un pesce fuor d’acqua e vivere con senso di colpa qualsiasi successo ottenuto nella vita, sapendo che per la propria famiglia scegliere l’emancipazione, lo studio, il dottorato di ricerca, assume il significato di tradimento profondo delle proprie radici (“Quand’ero bambina aspettavo di crescere, di accumulare esperienze e fare delle scelte, di formarmi come persona. Quella persona o quella sembianza di una persona, aveva delle radici. Appartenevo a quella montagna, la montagna che mi aveva creato. Solo quando diventai più grande mi chiesi se sarei sempre stata così”).

L’educazione è sostanzialmente una storia autobiografica che non ha particolari velleità stilistiche e dalla quale non è al momento possibile sapere se la Westover avrà un futuro come autrice. Rimane in ogni caso un libro dal contenuto importante, un’illustrazione-confessione del dolore vissuto, ed allo stesso tempo un libro che lancia messaggi di speranza, evidenziando che la vita può comunque riservarti sorprese ed occasioni da sapere cogliere per riscattarsi.

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L'educazione 2021-05-04 14:27:31 barbara.g.76
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barbara.g.76 Opinione inserita da barbara.g.76    04 Mag, 2021
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LA "GRANDE" EDUCAZIONE

Tara Westover è cresciuta alle pendici di una montagna nell'Idaho: ultima di sette fratelli, ha avuto un'infanzia ed un'adolescenza molto particolari che ha voluto raccontare nel memoir che sembra un romanzo:"L'educazione". Cresciuta in una famiglia di mormoni integralisti, Tara non è mai andata alla scuola pubblica; lei ed i suoi fratelli non potevano andare all'ospedale, essere curati da un medico, prendere medicine o semplicemente avere un certificato di nascita. Sono stati guidati da un padre fanatico, probabilmente affetto da disturbo bipolare e da una madre sottomessa all'autorità del marito. In questa situazione spesso pericolosa, aggravata dalla presenza di un fratello violento che la maltratta psicologicamente e fisicamente, Tara riesce a superare l'esame di ammissione al College ed inizua a conoscere tutto ciò che non conosceva fino quel momento.
Tara capisce ben presto che mettere una distanza fra sé stessa e una parte della sua famiglia è inevitabile, necessaria ma altrettanto dolorosa. Sarebbe stato molto più facile rimanere là, in montagna, seppellire le violenze subite, fare la "brava donna e sfornare bambini" confidando nell'aiuto di Dio e qualche rimedio naturale. Invece no. Tara ha la forza di andarsene e seguire un'altra strada, di aprirsi al mondo esterno e mettere in atto una trasformazione.
.
Quella di Tara è una vicenda sconvolgente ma anche bellissima; ci racconta di una donna straordinaria piena di forza e coraggio e ci ricorda quanto l'importanza dell'educazione come mezzo di conoscenza e istruzione, abbia il potere di risollevare da una vita misera e infelice. È proprio questo che mi è rimasto impresso dalla lettura di questo libro:"l'importanza per ognuno di noi dell'Educazione.
Grazie Tara Westover per questo Memoir cosi intenso, è entrato pienamente nel mio animo. Ne consiglio la lettura a tutti, nessuno escluso!

" Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela Trasformazione. Metamorfosi. Slealta'. Tradimento.
Io la chiamo un'Educazione."

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L'educazione 2021-04-25 20:16:02 68
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68 Opinione inserita da 68    25 Aprile, 2021
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Definizione di se’

....” Quella sera chiesi il suo aiuto e lei non rispose. Mi abbandono’. Rimase dentro lo specchio.Le decisioni che presi da quel momento in avanti non erano quelle che avrebbe preso lei. Erano le scelte di una persona cambiata, di una persona nuova. Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento. Io la chiamo un’ educazione “...

Il viaggio formativo di Tara Westover, nata nel 1981, cresciuta in una famiglia mormona tra le montagne dell’ Idaho, senza essere mai andata a scuola, senza un certificato di nascita ne’ un libretto sanitario, ignara del mondo esterno, la consegna a una ridefinizione di se’ e dei propri affetti, alla scrittura di un’ altra storia, ad abbandonare un passato che per anni ritorna riportandola a se’, in un continuo gioco di specchi, costringendola a una scelta definitiva.
Ha trascorso l’ infanzia preparandosi ai giorni dell’ abominio, passando le estati inscatolando pesce e gli inverni a fare la scorta delle provviste, istruita ai ritmi della montagna, alla ciclicità dei cambiamenti.
Il padre Gene è ossessionato dal pensiero degli illuminati, con un desiderio di autonomia che sottragga la propria famiglia alla tirannia dello stato, la madre è un’ ostetrica e naturopata che esce dalle stanze ogni volta che il marito vi entra, il fratello maggiore Shawn un individuo violento e pericoloso con evidenti disturbi psichici. Una famiglia vissuta in uno stato di ipnosi, nell’ isolamento e nell’ immensità di spazi aperti che rendono irrilevanti le questioni umane.
Paranoia e fondamentalismo le stanno rovinando la vita, la sua educazione passa attraverso le ore passate su una scrivania presa in prestito, cercando di analizzare piccoli frammenti di dottrina mormona e di imitare un fratello così buono che ama la scuola ( Tayler ) e che....” mi aveva abbandonato “... acquisendo una dote fondamentale, la pazienza di studiare cose che non riesce ancora a capire.
La cultura della sua famiglia è da autodidatti, dopo ore di lavoro passate in discarica, ma in lei è stato piantato il seme della curiosità. Lavorare in discarica le mostra un mondo filtrato dagli occhi paterni, ignorando l’esistenza di gente diversa, che va a scuola e crede nei medici, che non si prepara ogni giorno alla fine del mondo.
Tara vorrebbe un padre diverso, più protettivo, un eroe immaginario, qualcuno che non la abbandoni nella tormenta e che si prenda cura di lei. Sa di essere destinata ad altro ma non ne conosce ancora il significato. In lei qualcosa è cambiato, la coscienza di essere stata scolpita da una tradizione voluta da altri, da una narrazione alienante, un semplice soldato in una guerra che non capisce.
L’ incertezza non è debolezza, l’ impotenza una fragilità che esprime forza, la consapevolezza il pensare con la propria testa, costruendo una voce unica e forte. Un diario imbevuto di pagine vuote e riflessioni protratte sull’ enorme potere concesso alle persone che ama, l’ estremismo della fede si rivela un’arma a doppio taglio e il disturbo bipolare può rovinare una famiglia.
Per Tara è il momento di vivere una vita normale, di allontanarsi, creandosi un’ idea di famiglia al di fuori dei legami di sangue, di costruirsi un passato nuovo, riducendo il vecchio a uno spettro, inconsistente e inoffensivo, di proiettarsi nel futuro.
Gli anni di studio, gli approfondimenti, la fiducia in se’ stessa, il college, l’approdo a Cambridge, alcuni insegnanti, nuove amicizie, le consegnano visioni diverse. Il presupposto per crescere sta nella capacità di abbracciare più idee, più storie, più punti di vista.
Resta la vita trascorsa nella propria infanzia, un puzzle di cui non avrebbe mai capito le regole, una specie di gabbia fatta per rinchiuderla. Qui ... “ c’era una sola cosa, i miei ricordi, rinchiusi in una scatola “...
Il viaggio nella conoscenza di una giovane donna coraggiosa e intelligente per ridiscutere il se’ e il proprio mondo. Alcuni affetti resteranno, altri svaniranno, il delirante potere che qualcuno esercita su vita e destino altrui ripudiato e rispedito al mittente. Lo specchio proietterà un’ immagine diversa, sgombra da anomalie, errori e diavolerie ribaltandone il credo e la storia famigliare.
Una cicatrice rimarrà in lei per sempre, chiusa nella scatola della memoria, un futuro di piena consapevolezza, cresciuta e forgiata da questa educazione autoimposta, la attende.

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L'educazione 2019-03-23 09:11:58 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    23 Marzo, 2019
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La trasformazione di Tara

Tara Westover è cresciuta alle pendici di una montagna nell'Idaho: ultima di sette fratelli, ha avuto un'infanzia ed un'adolescenza molto particolari che ha voluto raccontare nel memoir che sembra un romanzo, “L'educazione”. Adesso Tara è una storica, dopo una laurea alla Brigham Young University, ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia a Cambridge.
La sua è una vicenda sconvolgente e drammatica ma anche bellissima perché ci racconta di una persona dalla forza e dal coraggio straordinari e ci ricorda quanto l'educazione, l'istruzione e la conoscenza siano potenti ed abbiano la facoltà di risollevarci da una vita misera ed infelice. La luce della ragione che finalmente rischiara un'esistenza ottenebrata dalle false credenze, dal fanatismo religioso e dalla superstizione: Tara ha vissuto nella sua giovane vita ciò che ha caratterizzato l'evoluzione del pensiero occidentale in secoli di storia.
Cresciuta in una famiglia di mormoni integralisti, Tara non è mai andata alla scuola pubblica; lei ed i suoi fratelli non potevano andare all'ospedale, essere curati da un medico, prendere medicine, avere un certificato di nascita, mettersi la cintura di sicurezza in macchina. Erano guidati da un padre fanatico, probabilmente affetto da disturbo bipolare e da una mamma sottomessa all'autorità maschile. In questa situazione spesso pericolosa, aggravata dalla presenza di un fratello molto violento che la maltratta psicologicamente e fisicamente, Tara riesce a superare l'esame di ammissione al College ed inizia a conoscere tutto ciò che non le era mai stato spiegato durante l'infanzia e la prima adolescenza. A diciassette anni infatti, non ha mai sentito la parola “olocausto” e pensa che l'Europa sia uno stato e non un continente. Comincia a capire che probabilmente non esiste un complotto di federali che vuole uccidere tutta la sua famiglia, come pensava suo padre.
Tara non può fare altro che mettere una distanza fra se stessa e una parte della sua famiglia, è una scelta che diventa inevitabile, necessaria, ma è anche estremamente dolorosa. Ciò che forse mi ha colpito di più nella lettura del memoir, e che lo ha reso autentico nella mia percezione, è stata la narrazione di questa sofferenza nell'essere rifiutata dalla famiglia: l'educazione l'ha liberata ma ha provocato anche dolore. Sarebbe stato enormemente più facile rimanere là sulla montagna: seppellire le violenze sotto tonnellate di negazione e rimozione, fare la brava donna che accetta l'autorità maschile senza discutere, sfornare bambini confidando solo nell'aiuto di Dio e di qualche rimedio omeopatico. Avrebbe continuato ad avere l'affetto e l'approvazione della propria famiglia ed a vivere secondo ciò che le era stato inculcato. Invece no. Tara ha avuto la forza di seguire un'altra strada, di aprirsi al mondo esterno ed alla conoscenza, ha avuto l'incredibile energia che ci vuole per attuare una metamorfosi, una trasformazione. E dopo non era più la stessa ed ha dovuto rimanere fedele a questa nuova Tara, diversa, evoluta, cambiata, grazie all'educazione.

«Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi.
Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento.
Io la chiamo un'educazione.»

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L'educazione 2019-03-20 13:44:57 Lady Libro
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    20 Marzo, 2019
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Forza Tara!

Ci sono quei libri che sono terribilmente pesanti e angoscianti, vorresti chiuderli e riporli per svuotare la mente e recuperare la serenità ma, nonostante tutto, non ci riesci. Vuoi sapere come andrà a finire, che cosa accadrà al protagonista, se riuscirà a superare le difficoltà in cui naviga, se il finale sarà lieto o triste. E inevitabilmente e senza accorgertene, finisci per divorare quel libro e a terminarlo in un batter d’occhio.
Ecco, “L’educazione” mi ha suscitato queste contrastanti e sublimi emozioni.
Come una bimba che ascolta le favole, leggevo di Tara che raccontava, passo dopo passo, la sua vita e le vicissitudini accadutele in questo universo rurale e isolato.
E mi indignavo. Mi indignavo tanto. Per tutti i pericoli che ha corso, protetta solamente da una cieca fede religiosa inculcatagli in maniera estremista e da rimedi omeopatici.
Soffrivo con lei nel vederla così desiderosa di rompere quella campana di vetro in cui la sua famiglia l’aveva relegata, per conoscere meglio il mondo e istruirsi.
Capivo la sua paura di perdere l’affetto e il rifugio che può offrire la famiglia, pur con tutte le sue particolarità.
Mi adiravo quando era oggetto delle violenze fisiche del fratello.
Ho odiato tutte le bugie che le propinavano i genitori, spacciandole per verità assolute in tutta la loro visione distorta della realtà.
Ho provato tutto quello che provava Tara, mi sono immedesimata totalmente in lei e non smettevo un istante di farle il tifo.
Ho assaporato i suoi trionfi, sono stata felice quando ha trovato la sua strada, stavo male per le sue rinunce e dolori.
E quando un libro è in grado di creare tutto ciò, ha centrato pienamente il suo obiettivo, rendendosi quasi perfetto.
Scritto molto bene, anche se forse un po’troppo prolisso nel narrare certi eventi che potevano essere sintetizzati, “L’educazione” è un romanzo forte, che segna, sconvolge e fa riflettere tantissimo su quanto la libertà e la possibilità di scegliere siano importanti, così come il legame con la famiglia e tutto ciò che si conosce e il relativo struggimento che causa il solo pensiero di reciderlo.

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