Io sono Malala
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Recensione della Redazione QLibri
Malala Yousafzai
Tempo fa ricordo di essermi soffermata di fronte a delle immagini dal Pakistan di una ragazzina vittima di un attentato . Ricordo di aver cercato notizie su di lei, di aver letto un anno dopo il suo discorso alle Nazioni Unite. Ricordo la commozione e di aver promesso a me stessa, inconsapevolmente e senza sigillo, di diffondere la sua storia ed il suo messaggio, se mai un giorno fosse giunta l'occasione.
Lei si chiama Malala Yousafzai, e' stata la piu' giovane candidata al Nobel per la pace e io mantengo le promesse, questo e' quel giorno.
Malala nasce in Pakistan, in un villaggio pashtun nella valle dello Swat, in un contesto tradizionalista e fortemente condizionato dalla religione islamica e dai precetti del sacro Corano, che come tutti i libri sacri e' soggetto ad interpretazioni piu' o meno restrittive. La fortuna e la peculiarita' della piccola primogenita femmina e' il padre insegnante, buon musulmano pacifista ed ecologista, il cui sogno e' la diffusione dell'istruzione a prescindere dal sesso di ogni bambino, sostenitore del reciproco rispetto tra culture e religioni diverse. Malala cresce nelle aule del padre e si innamora dei libri, fecondando fin da piccina il seme della giustizia culturale per ogni bambino, visto che in nessun verso del Corano e' imposta l'ignoranza femminile e la dipendenza della donna all'uomo.
Ma le precarie condizioni della donna in Pakistan peggiorano drasticamente con l'arrivo della politica del terrore dei talebani che impone il burqa, la pubblica fustigazione, il ritiro delle femmine dalle scuole, zittisce la musica e insidia l'incubo dei kamikaze, delle bombe, delle lame che decapitano. Undicenne, Malala partecipa ad un blog della BBC dove racconta la quotidianita' di una bambina in epoca talebana, partecipa a congressi ed interviste dove denuncia e implora per il diritto all'istruzione e la sua fama cresce a dismisura anche in Occidente.
Malala diventa pericolosa, Malala si sta imponendo per i diritti delle donne, le sue quattro parole, i suoi libri e le sue matite sono pericolosi : Malala deve morire.
Il 9 ottobre 2012 , attentatori talebani bloccano il bus su cui la quindicenne sta viaggiando e sparano tre colpi, uno di questo le penetrera' nel cranio e scendera' fino alla scapola.
Evidentemente il suo Dio era in disaccordo coi talebani.
Perche' il proiettile miracolosamente sfiora la scatola cranica ma non lacera il cervello e dopo mesi di neurochirurgia tra Pakistan e Inghilterra, Malala e' viva ed ha riacquistato l'80 per cento di mobilita' facciale. E non ha alcuna intenzione di tacere o di smettere di lottare per le donne del suo paese e per la scolarizzazione globale.
Scritto da Christina Lamb, importante corrispondente di guerra, la penna non emerge per eccellenza ma per semplicita' e se all'inizio ero perplessa, poi ho capito che il fine della Lamb era di portare ogni singola particella di Malala nel libro, compresa la semplicita' colloquiale del linguaggio della ragazza. Ne emerge una testimonianza molto importante e piacevole da leggere, sia per documentarsi sulla situazione pakistana che per comprendere e apprezzare il messaggio di pace e l'impegno di questa piccola e coraggiosa pashtun :
" Sedermi a scuola a leggere libri e' un mio diritto . Vedere ogni essere umano sorridere e' il mio desiderio. Il mio mondo e' cambiato ma io no. "
Forse non servira' a niente, ma Malala Yousafzai e' un passo. Non copriamo l'impronta di polvere, leggetelo e diffondete, se ne avete voglia. Buona lettura.
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Opinioni inserite: 4
Una battaglia senza fine, quella per la pace!
Adoro le storie vere, in particolare se riguardano le donne.
Qua c'è una ragazzina di quindici anni, una pakistana di cui nel 2012 parlò tutto il pianeta, i mass-media, le associazioni umanitarie e persino Barack Obama e altri capi di Stato, una con tanta voglia di imparare e di conoscere la storia, la geografia, la letteratura, insomma, voglia di migliorarsi ed aspirare a un qualcosa in più rispetto al destino di tutte le sue coetanee cioè, andare in sposa a un uomo senza neanche scegliere e passare la vita ad accudire marito e figli.
Ecco, secondo i talebani che le spararono sul pulmino mentre tornava a casa dopo la scuola, quel suo desiderio di conoscenza era una vergogna spropositata, una colpevolezza sicuramente da punire e un segno di monito perché a lei, in quanto femmina, il sapere era precluso a priori. E Malala era caparbia nel portare avanti quel sogno del diritto universale all'istruzione e mentre leggeva libri come 'Anna Karenina' e romanzi di Jane Austen, scriveva pure su un blog in urdu per la BBC raccontando al mondo come era faticosa la vita della donna sotto i talebani, tra l'altro assai convinta di vivere in una valle di sole molto più libera rispetto a certi luoghi del vicino Afghanistan da dove ogni giorno provenivano notizie di attentati e fatti di violenza.
Malala Yousafzai racconta la sua storia in quest'autobiografia che si legge tutta d'un fiato. Una vicenda talmente assurda che pare impossibile, per di più ai giorni nostri.
"Quell'anno una ragazza della mia classe non si ripresentò a scuola. L'avevano data in moglie non appena aveva raggiunto la pubertà. Era alta per la sua età ma aveva solo tredici anni. Qualche tempo dopo sentimmo dire che aveva avuto due bambini. In classe, mentre recitavamo le formule degli idrocarburi nell'ora di chimica, fantasticavo su come sarebbe stato smettere di andare a scuola e dedicarmi invece a un marito."
E' un libro consigliatissimo sia per i ragazzi che per tutti quanti, secondo me. Oltre a mostrare lo spaccato di un territorio e di un credo religioso, oltre a sensibilizzare verso queste realtà così differenti dallo standard femminile europeo e civilizzato, è pure la celebrazione della forza femminile e del coraggio che tante volte occorre, in particolare alla donna – ma non è detto, visto che anche l'uomo prima o poi serve... - per uscire fuori da situazioni dolorose e inverosimilmente proibitive.
Malala dopo l'attentato cadde in coma e dopo giorni di vicissitudini sanitarie nel suo paese, alla fine fu portata a Londra e là operata per rimuovere chirurgicamente i proiettili dalla faccia e dalla nuca.
Qualche anno dopo è stata insignita del Premio Nobel per la Pace ed è così divenuta il simbolo universale della lotta contro la sopraffazione dei giovani e del diritto all'istruzione.
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Chi è Malala?
Il Premio Nobel per la Pace del 2014 è stato assegnato a Malala Yousafzai, che diventa così la più giovane in assoluto ad averlo ricevuto.
La domanda a quel punto mi è sorta spontanea, ma chi è Malala? Cosa ha fatto per meritarselo?
Le risposte le ho trovate dopo aver letto "Io sono Malala".
Con uno stile adolescenziale, la corrispondente di guerra e giornalista Christina Lamb ci racconta la storia di questa giovane ragazzina nata nello Swat e di come la sua vita sia cambiata dopo l'attentato ad opera dei talebani.
Questo libro mi ha fatto molto riflettere; pensare a questa ragazzina che si è battuta fin da giovanissima per l'istruzione, soprattutto quella femminile e che non si è fermata davanti a niente, in un ambiente così ostile al genere femminile. Tutto questo non può passare inosservato.
Malala ci racconta di come sia innamorata del suo paese ma anche delle ingiustizie che costantemente la popolazione subisce. Della sua voce fuori dal coro, una voce che non si è fermata neanche dopo e che tuttora continua a "cantare" e combattere per il diritto all'istruzione.
Malala mi ha fatto conoscere molte delle tradizioni e della cultura del suo Pakistan; di come l'amore per la patria sia radicato in questo popolo ma anche di come spesso si possa usare la religione come arma, che su un popolo analfabeta può far molto più presa rispetto ad uno istruito.
Credo anche di aver capito cosa ha reso Malala la persona che è diventata: la sua famiglia. Ha avuto la fortuna di avere un padre che l'ha sempre lasciata libera di pensare e una madre che l'ha incoraggiata continuamente; probabilmente con altri genitori così, il mondo sarebbe pieno di "Malale".
"A tutte le ragazze che hanno affrontato l'ingiustizia e sono state zittite. Insieme saremo ascoltate".
E' un libro che consiglio, non certo per lo stile, molto semplice ma diretto, ma per quello che racconta e per come arriva.
Buona lettura!
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Malala: una storia dal Pakistan
Ci sono libri che brillano nel firmamento della letteratura e libri che sono dei tesori per il contenuto che si propongono di divulgare.
Il titolo dedicato alla storia della giovanissima Malala si colloca nella seconda schiera di opere, carico di succo e sostanza nonostante sia frutto di una penna da cronista.
La penna della giornalista Lamb incontra la storia della ragazza pakistana, consentendo così che la sua voce possa arrivare a chiunque abbia il desiderio di avvicinarsi alla conoscenza di un pezzo di storia attuale.
Il testo dà ampio spazio alla storia familiare e personale di Malala, ma vengono menzionate anche le vicende politiche del Pakistan dai tempi dell'indipendenza dall'India ad oggi, col succedersi di numerosi governi, senza tralasciare dettagli sui nomi della classe politica alternatasi al potere e le relative scelte del paese.
Nitide e suggestive sono le immagini di una nazione dal territorio ampio ed eterogeneo, dai luoghi ameni verdi e rigogliosi della regione dello Swat a metropoli in cui si concentrano milioni di abitanti.
La storia di Malala svela l'aberrante ideologia talebana; un'ideologia che prima di arrivare ad invadere le alte sfere della politica internazionale, plasma e soffoca la vita socio-culturale del popolo, sottomettendo con la violenza chiunque non si pieghi ad essa.
Le storie “vere”, di vita vissuta dai protagonisti che ne raccontano gli eventi salienti, sono sempre le più genuine e le più toccanti, siamo fuori dal campo della narrative ed del romanzo storico, siamo tra le pagine della Storia del mondo di oggi, dove ci sono uomini che con un kalashnikov in mano sparano in testa ad un'adolescente perché fomenta l'amore per lo studio e la cultura, dove ci sono uomini che picchiano a sangue una donna perché cammina sola per strada.
Atrocità lontane da chi ha avuto la fortuna di nascere in altri contesti, eppure presenti in tanti luoghi della terra.
Un racconto da leggere per sapere e per conoscere, una lettura dal linguaggio volutamente semplice ma non priva di effetto sul pubblico, pregna di immagini e pensieri su cui riflettere.
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essere donna
Essere donna, istrursi, studiare, camminare per le strade da sole, andare a fare shopping, andare al cinema, scegliere da sole il proprio futuro o anche il proprio compagno.Tutto questo ed altro ancora è stato negato a Malala e vorrebbe essere negato tutte le donne che non sono "bareve mussulmane e non risapettano "il purdah".
Ma Malala, la piccola quindicenne Malala gia dall'eta' di undici anni ha cominciato a parlare in pubblico a favore dell'istruzione delle donne ed è la sua voce che tuona in queste pagine, la voce di una bambina che vuole essere libera, che grazie a suo padre ha avuto la fortuna di studiare e che vuole continuaere a farlo.
Un inno alla vita ed al coraggio di chi continua a parlare come Malala anche dopo che è un proiettile cle ha attraversato il cranio.Lei è la prova vivente della sconfitta dei telebani.
Il libro è scorrevole, lo stile un po' sempliciotto anche perche' è poco piu' che una bambina che riporta il suo linguaggio ed i suoi pensieri, ma la giornalista Cristina Lamb è riuscita abilmente ad inframmezzare i capitoli della vita e della storia della famiglia di Malala con quelli della storia del Pakistan , 11 settembre incluso.Il libro è arricchito anche di alcune foto.
Leggetelo e fatelo leggere ai ragazzi.
"Seduta sugli scogli, rimuginavo sul fatto che al di la' di quell'acqua c'erano nazioni in cui le donne erano libere".