Il respiro Il respiro

Il respiro

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Come in un’allucinazione, il diciottenne Thomas Bernhard si risveglia un giorno in «un lungo corridoio» con una «infinita serie di stanze, aperte e chiuse, popolate da centinaia se non migliaia di pazienti». È l’ospedale dove Bernhard lotterà per sopravvivere a una grave malattia polmonare. Ed è una delle più nette immagini di «inferno» che Bernhard, maestro nella precisione dell’orrore, ci abbia trasmesso. Qui, in una stanza da bagno dove una suora passa ogni mezz’ora per alzare il braccio del paziente e sentire se ancora si avverte il polso, Bernhard decide di non permettere che gli uomini della sala anatomica con le loro bare di zinco vengano a prenderlo, insieme agli altri morti, come «sgomberando un magazzino di marionette». Decide di vivere. È un momento spartiacque: nella massima inermità, la massima determinazione. Così comincia una traversata delle regioni di confine fra la vita e la morte che è diventata poi, non solo un passaggio cruciale nella vita di Thomas Bernhard, e non solo questo libro, altrettanto cruciale, ma l’opera intera di Bernhard, che qui si mostra nei suoi due gesti originari: la testarda determinazione di vivere e la conoscenza immediata, quasi tattile della morte: «Qui, in questo trapassatoio, io mi ero imposto di non abbandonarmi alla disperazione, semplicemente dovevo lasciare che la natura umana, la quale si palesava qui, come probabilmente in nessun altro luogo, con assoluta brutalità, facesse il suo corso».



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Il respiro 2021-03-01 07:35:28 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    01 Marzo, 2021
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Il respiro è vita

"Il Respiro" è il terzo volume dell'Autobiografia di Thomas Bernhard, un libricino di appena cento pagine però intenso e tagliente come suo solito. Il respiro è la vita, e in questo volume l'autore descrive la sua battaglia per guadagnarsi ogni respiro, gravemente compromesso da un raffreddore trascurato, ai tempi di guerra. E' anche l'occasione per lui di osservare l'ambiente sanitario e il personale che lo gestisce, i medici, che non gli ha mai ispirato fiducia, ma nello stesso tempo considera questa esperienza anche una sorta di benedizione per un artista perché solo il contatto con questi ambienti carichi di sofferenza è in grado di aprire gli occhi sul mondo, sulla profondità della vita, sebbene nessuno si augura di arrivarci. Si sviluppa in lui anche il senso critico e l'inclinazione alla osservazione di ciò che lo circonda per poi metabolizzarlo e trarre le sue conclusioni, nonché l'amore per la letteratura. Legge per la prima volta Dostoevskij e "Fame" di Knut Hamsun e i libri diventano i suoi migliori amici e la letteratura un ponte gettato sugli abissi della disperazione, che lo salverà. Se ne parlerà anche del lutto di suo nonno, da lui definito la persona che più ha amato nella sua vita e se da un lato questo lutto lo strazia, dall'altra parte gli conferisce anche la libertà di prendere in mano la sua vita e deciderne, quasi come se la protezione e l'amore del nonno lo tenesse in un guscio, lontano dal mondo vero e proprio e dalla propria libertà di decisione, della propria indipendenza.

Il libro è molto scorrevole e lo stile narrativo dell'Autobiografia rimane molto più blando rispetto a quello utilizzato nei romanzi dove abbondano le ripetizioni ossessive dei concetti. Il ciclo contiene in tutto cinque volumi: "L'origine", "La cantina", "Il respiro", "Freddo" e "Un bambino" e il mio consiglio è di leggerli in quest'ordine che è anche l'ordine in cui furono pubblicati. Personalmente posseggo il cofanetto Adelphi "L'Autobiografia" che raccoglie tutti i volumi in uno solo, una deliziosa edizione che contiene anche alcune foto del'autore e della sua famiglia, nonché foto di suoi appunti, e che mi sento di consigliare a tutti i suoi appassionati.

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L'Autobiografia di Thomas Bernhard
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