Il ragazzo
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Recensione della Redazione QLibri
Scrivere la vita
Prima edizione italiana di “Le jeune homme”, apparso per i tipi di Gallimard a maggio di quest’anno, tra le due edizioni il premio Nobel, conferito all’autrice ai primi di ottobre. Si tratta di un libello di appena cinquanta pagine, suddiviso nel testo vero e proprio e in una raccolta di tre discorsi, due dei quali pronunciati in Italia durante eventi pubblici di carattere letterario e uno tutto dedicato alla sua esperienza di ritorno a Yvetot, suo paese di origine. La separazione tra le parti non è netta, perché, come sa chi legge l’autrice, la scrittura è imbevuta di vita e la stessa è interamente travasata nella scrittura, ne consegue che mentre si legge di una sua relazione, lei donna ultracinquantenne, con un ragazzo di trent’anni più giovane, si stanno anche ripercorrendo le tappe salienti della sua esistenza già concesse alla scrittura letteraria. Si ha la netta sensazione, di tassello in tassello, di ricomporre un puzzle biografico, cambia il focus questa volta, come detto, infatti, il richiamo autobiografico è suscitato da una relazione con un giovane ragazzo, altre volte è stata la morte della madre o l’aborto. Identico rimane il meccanismo: si recupera il vissuto con la consapevolezza che esso non tornerà più e si riflette sulla sua portata, a distanza di tempo, per riflettere sulla formazione dell’io scrivente. Se la narrazione della relazione non ha niente di entusiasmante, la capacità di utilizzare quel vissuto per continuare a scandagliare la sua anima ha del generoso: giunta alla maturità la Ernaux fa i conti con il passato, con la sua negazione o forse con il superamento di quell’insulsa ottica borghese che l’ha contaminata e annullata impedendole di accettare le sue origini alle quali ha bisogno di tornare. Questa è l’essenza della sua scrittura.
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Esercizio letterario o storia d'amore?
Annie Ernaux accosta in questo breve saggio autobiografico (sono appena una cinquantina di pagine) presente e passato, rivivendo una sua esperienza sentimentale con un ragazzo ben più giovane di lei. E’ un’opera del 2012, in prossimità dell’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura all’autrice, premio che consacra comunque un’eccellenza letteraria ben meritata.
L’opera, più che un saggio, è un esercizio letterario, un’accurata rivisitazione di esperienze vissute: il rapporto della Ernaux con il giovane amante è solo, a parer mio, il racconto (forse poco coinvolgente dal punto di vista emotivo) di un rapporto erotico quasi fosse una somma di ricordi affastellati di esperienze più lontane nel tempo: sentimenti già provati, già sperimentati, rivissuti con la curiosità di riprovarli in età diversa e con un diverso coinvolgimento. Il piacere del rapporto è forse la consapevolezza del deja-vu, qualcosa che già conosci e le cui conseguenze hai già provato in epoche diverse, meno mature.
Devo confessare che il saggio non mi ha pienamente convinto: la scrittura manca di calore, è più ragionata, introspettiva, lontana dalle emozioni trasmesse negli ultimi due libri letti della Ernaux: “Una donna” del 2018 e “L’evento” del 2019.
“Il ragazzo” è una provocante e singolare esercitazione letteraria, più vicina a ricordi che a sentimenti ed emozioni.
Del resto Annie Ernaux vive per la scrittura, tanto da affermare che “ non esiste piacere superiore a quello della scrittura di un libro”.