Narrativa straniera Romanzi autobiografici Il nipote di Wittgenstein
 

Il nipote di Wittgenstein Il nipote di Wittgenstein

Il nipote di Wittgenstein

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«L’unica differenza tra Paul e me è che Paul si è lasciato completamente dominare dalla sua pazzia, si è calato, se così si può dire, nella sua pazzia e io invece no, io non mi sono mai lasciato dominare completamente dalla mia pazzia, peraltro non meno grande della sua; per tutta la vita io ho sfruttato la mia pazzia, l’ho dominata, al contrario di Paul che non ha mai dominato la sua pazzia io la mia pazzia l’ho sempre dominata e può darsi che proprio per questo motivo la mia pazzia sia perfino più pazza di quella di Paul».



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Il nipote di Wittgenstein 2021-11-15 09:38:55 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    15 Novembre, 2021
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Paul

Un libro della piena maturità dello scrittore.
E' la storia di un'amicizia maschile tra chi racconta e Paul, appunto il nipote del celebre filosofo Wittgenstein.
Un testo molto bello che, procedendo, coinvolge sempre più il lettore.
La musica appassiona entrambi. Una vena di follia li accomuna.

Paul passò da una grande ricchezza a una dignitosa povertà. Della propria famiglia, "aveva sempre detto che era una famiglia nemica dell'arte e dello spirito, e soffocata dai suoi stessi milioni". Lui e lo zio famoso erano pertanto guardati con imbarazzo.
Il narratore prova parecchia ammirazione per l'amico : "in tutta la mia vita non avevo mai conosciuto un essere umano che possedesse un'acuta capacità di osservazione o una più grande ricchezza intellettuale" .
"Quando sentivo che in me tutto era morto o quasi, una visita a Paul era sempre bastata per ridare vita (...) al mio pensiero musicale" . "L'unica differenza tra Paul e me è che Paul si è lasciato 'completamente' dominare dalla sua pazzia (...), io non mi sono mai lasciato dominare completamente dalla mia pazzia, peraltro non meno grande della sua" .

L'Io-narrante, con sguardo leale e impietoso soprattutto verso se stesso, continua a soffermarsi anche su di sé, con franchezza e senza autogiustificazioni; anzi rappresentandosi con inusuale severità.

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Il nipote di Wittgenstein 2021-06-14 06:10:09 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    14 Giugno, 2021
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Storia di una amicizia e una morte

"Dopo molti anni di forzata astinenza in fatto di amicizie, ad un tratto avevo di nuovo un amico, un amico vero che comprendeva le più folli acrobazie della mia mente davvero assai complicata e dunque niente affatto semplice, un amico che non aveva alcun timore di seguire passo passo le acrobazie più folli della mia mente, ciò che nessun'altra persona del mio ambiente è mai riuscita a fare perché a tutte queste persone è sempre mancata la voglia di farlo."

"Il nipote di Wittgenstein" non è soltanto un omaggio all'amicizia che ha legato Thomas Bernhard a Paul Wittgenstein, nipote del famoso filosofo, ma anche la storia di una morte, quella per l'appunto di Paul. Carico di fatti autobiografici, il libro è ambientato tra il Padiglione Hermann e il Padiglione Ludwing, ale di una casa di cura dove Bernhard si trova tra "i candidati alla morte" del primo padiglione che tratta i tisici mentre Paul si trova nell'altro padiglione e che tratta i malati di mente, i pazzi. Tra i due c'è un forte legame intellettuale, una chimica dei pensieri che li avvicina nel tempo e che rappresenta uno stimolo per entrambi ma questa amicizia non è al riparo delle debolezze umane. Ormai in punto di morte, Paul non ha ricevuto conforto dall'amico Bernhard perché "noi evitiamo gli uomini segnati dalla morte", un'infamia contro la quale Bernhard non può vincere. La vista della persona malata gravemente che ha i giorni contati è disturbante per le altre persone perché porta negatività e fa pensare alla propria precarietà. Questo è un tema molto ampio nella letteratura, basti pensare a Tolstoj e "La morte di Ivan Il'ic" oppure alla reazione di Levin in "Anna Karenina" davanti alla malattia terminale del fratello Nikolaj. Secondo Bernhard, "Non c'è ipocrisia più diffusa di quella del sano nei confronti del malato. I sani, in fondo, non vogliono avere più niente a che fare con i malati e non sono affatto contenti che i malati, sto parlando dei veri malati, e cioè dei malati gravi, esigano tutt'a un tratto di ritornare in buona salute, o almeno di normalizzarsi o almeno migliorare le loro condizioni di salute. Il sano, se è una persona sincera, ammetterà che non vuole avere più niente a che fare con il malato, non vuole che nessuno gli rammenti la malattia e, attraverso la malattia, logicamente e forzatamente la morte." Bernhard non consola l'amico e non rispetta nemmeno il suo desiderio ultimo, ossia di tenere un discorso al suo funerale, al quale tra l'altro non parteciperà. Tuttavia, renderà omaggio all'amico in quest'opera, prendendosi la responsabilità della propria villania con estrema sincerità. Ciò che apprezzo moltissimo in lui è che così come non fa sconti a nessuno non li fa nemmeno verso se stesso. Si accusa degli stessi difetti e riconosce le sue debolezze, a volte con l'autoironia altre volte con secca sincerità priva di attenuanti come succede in questo libro.

Otre alla celebrazione dell'amicizia tra i due, lo scrittore dedica un po' di spazio anche ai sentimenti di apprezzamento e riconoscenza verso "la persona della mia vita", momenti rari nella sua opera spesso grottesca e spietata. Da buon orso brontolone, non mancano gli attacchi all'Austria e alla stampa austriaca. Un libro breve e che è caratterizzato pienamente dal suo stile inconfondibile, dalla sua prosa torrenziale e sarcastica, è sempre un piacere leggerlo.

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