Narrativa straniera Romanzi autobiografici Il mio sottomarino giallo
 

Il mio sottomarino giallo Il mio sottomarino giallo

Il mio sottomarino giallo

Letteratura straniera

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È estate in un parco di Londra, quando a uno scrittore islandese di passaggio sembra di vedere nientemeno che Paul McCartney, seduto sotto un albero. Deve avvicinarlo, ma cosa dirgli? Come riordinare il groviglio di una vita che ai Beatles si è aggrappata nei momenti più difficili? Forse la storia comincia nel 1969, quando lo scrittore aveva sette anni e il padre sulla sua Trabant, più imbarazzato che commosso, gli disse che mamma era morta, lasciando al figlio i suoi dischi, i suoi libri e un vuoto enorme. Poi arriveranno una matrigna, l’appartamento in uno squallido condominio di Reykjavík, i silenzi ostinati di un padre alcolista, lo scioglimento dei Beatles, l’immersione nella Bibbia e la scoperta amara del dio crudele dell’Antico Testamento. Il suo mondo è crollato e di lui si impossessa un furore senza nome, mitigato soltanto dalla solitudine e dalle lunghe estati trascorse nei selvaggi Strandir, nel Nord dell’Islanda, dove fantasia e realtà si confondono, i Beatles si riuniscono e i morti tornano, a implorare di non essere dimenticati. E se la vita è «una ferita che non si rimargina mai», il bambino si fa adulto e scopre la poesia chiuso nella biblioteca di Keflavík, conosce l’amicizia e impara a leggere il silenzio, forse anche quelli del padre.



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Il mio sottomarino giallo 2024-05-31 18:56:39 68
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68 Opinione inserita da 68    31 Mag, 2024
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Il potere della memoria

Vita, morte, memoria, solitudine, amicizia, letteratura risuonano in “ Il mio sottomarino giallo “, un viaggio tra presente e passato con una vicinanza condivisa, accompagnati da volti vividi e immaginari, musica e poesia, auspicando che il ricordo non si perda nella dimenticanza, il dolore non sconfini nella solitudine più estrema, l’ immaginazione legittimi la propria presenza nel mondo, la poesia scandisca i giorni, il pianto di ferite aperte generi la speranza.
Agosto 2022, mentre uno scrittore crede di avere avvistato Paul McCartney seduto sotto un albero in un parco pubblico londinese, cinquant’anni prima, nel luglio del 1969, ancora bambino, lo stesso scrittore riceveva dal padre la notizia della morte dell’ amata madre, due momenti distinti e contigui, nell’ intrecciarsi, negli esiti protratti, perché ciò che governa la vita risiede dentro di noi.
Da quel tragico istante Il protagonista cercherà di mantenere vivo il ricordo, di non dimenticare, di trattenere i morti, dialogando con l’ eterno, il naturale e il sovrannaturale, inscenando un viaggio tra reale e immaginario in giorni svaniti nel dolore della perdita.
Ancora bambino lo accompagnano la lettura della Bibbia, la presenza di Dio, la musica dei Beatles, lunghe digressioni nel nord del paese, il dialogo con i morti, la presenza-assenza del padre, una matrigna, due amici anziani, qualche anno più tardi la scoperta della propria vocazione letteraria, della poesia, della scrittura, del silenzio, del senso dell’ amicizia, ma anche uno stato di smarrimento al confine tra la vita e la morte, l’ incapacità di trovare un senso, parole significanti che riescano ad abbracciare mondi interi e a dare voce all’ interiorità.
La scrittura di Stefansson, una miscela di lirismo immaginifico e di sottile ironia, utilizza la fiction per trattare l’ essenziale in una trama scarna arricchita da immagini, creatività, poesia, riflessioni che scavano nei recessi della vita.
Il giovane protagonista, affranto dalla scomparsa materna, sua musa ispiratrice, e non c’è perdita peggiore per un bambino, non sa relazionarmi con un padre collerico, silenzioso, corroso dal dolore, accompagnato dall’ alcool, da Dio, dalle canzoni di Johnny Cash e Rod Stewart.
La lettura della Bibbia, un modo per cercare di trattenere la morte, lo confronta con il Dio del Vecchio Testamento, brutale, iracondo, crudele, poco misericordioso, preferendogli il figlio Gesù la cui pietas lo rende così umano.
Lunghe estati trascorse in solitudine nella campagna del nord del paese, dialogando con i morti, fanno pensare che non sia alla ricerca di consolazione ne’ che voglia dimenticare, inseguendo una porta tra la vita e la morte, arrabbiato per quello che ritiene un abbandono, lei che gli aveva detto

…” siamo una cosa sola e tu sei il mio respiro”….

Quesiti irrisolti lo attraversano, quanto della propria vita ricorda e può ricordare, di quanto spazio dispone la memoria, il passato può ritornare, come può morire chi è amato e non dimenticato?
Risposte presenti nella purezza letteraria, un luogo senza frontiere dove avvicinarsi alla comprensione dell’ universo, nei romanzi i morti resuscitano, il passato si desta per farsi tempo nuovo, un mondo in cui le voci dei morti e dei vivi si intrecciano creando una melodia,

…” un ricordo che tende verso l’ infinito”,,,.

perché

…”E’ terribile quando qualcuno viene dimenticato, i morti devono continuare a potere contare sui vivi”..

Così accade a coloro che non si meravigliano, che giudicano senza sapere, i cui pensieri asfissiati muoiono dentro, morti viventi senza saperlo.
Mentre il presente svanisce il protagonista vede i giorni con nuovi occhi, deposti quelli dell’ infanzia, lo sguardo rivolto non al cielo ma alla propria interiorità a scovare profondità e universi, ricordando un’ amico d’ infanzia, Orn, suo fratello d’ elezione, che vive dentro di lui, se ne’ andato ed è tornato per salvarlo.
La letteratura è vita e

…” vivere è essere presenti, chi è presente arricchisce il mondo “….

“ Il mio sottomarino giallo “ è un viaggio allargato inserito in un tempo atemporale che risponde al desiderio della memoria e al cantico delle parole, all’ interno di un’ accentuata interiorità , il luogo che governa le nostre vite, trattenendo le voci che abbiamo dentro.
E allora ci si ritrova in una solitudine contornata da tante presenze

…” perché per la prima volta dopo molti anni percepisco la loro presenza dentro di me, nel sangue, nel respiro, e per la prima volta non sono più solo”…

perché

…” qualcuno deve pur rimanere in vita per raccontare la nostra storia”….

e si parte per scavare in una terra lontana all’ origine del mondo, che nelle proprie profondità nasconde dei versi che sono l’ immagine della disperazione…

Non dimenticarmi, e allora sono vivo.
Pronuncia il mio nome, e la morte si allontana.
Trasformami in un canto e i missili si sgretolano
Prima di toccare terra.
Ricordati di me e i carri armati si arrestano.

Sono parole in grado di unire passato e presente, di generare il pianto, ferite aperte che non si rimargineranno, accompagnate da lacrime di dolore e di speranza

…perché ciò che governa la vita risiede dentro di noi…

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