Il mestiere dello scrittore
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Recensione della Redazione QLibri
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Un manuale in forma autobiografica
Per affrontare la lettura dell’ultimo libro di Murakami Haruki, “Il mestiere dello scrittore”, bisogna aver ben chiaro cosa si intenda per “autobiografia” al fine di stabilire se quest’opera possa a pieno titolo essere considerata autobiografica.
A questo proposito è opportuno fare riferimento al testo di Philippe Lejeune “Le pacte autobiographique”. Qui, infatti, vengono elencati gli elementi essenziali che costituiscono l’opera autobiografica. Fondamentale tra questi è la coincidenza tra narratore personaggio e autore, che propone un racconto retrospettivo di fatti che riguardano la sua vita e ne delineano la personalità.
Nel "Mestiere dello scrittore" Murakami, in realtà, osserva questa regola, pur non abbandonandosi a dettagli sulla sua vita privata, egli, anzi, ne parla solo di tanto in tanto, di sfuggita, per concentrarsi invece sulle circostanze che hanno determinato la nascita dello scrittore di fama, e sulle aspirazioni giovanili, sulla tenacia con cui l’obiettivo è stato raggiunto. Nessuno spazio per il “gossip”, dunque, in quest'opera, che si propone piuttosto come un sorta di manuale che contiene una personale visione di come si possa eventualmente diventare scrittore e in qualche caso raggiungere il successo. L’interesse di questo libro, al di là della curiosità legittima che può suscitare nel lettore ammiratore di Murakami, consiste nel quadro sociale e culturale che l’autore delinea come retroterra della sua formazione di artista.
Egli dunque inizia con il definire le qualità proprie di uno scrittore e si sofferma su cosa significhi essere romanziere, sull’importanza del linguaggio e su come migliorare lo stile per far sì che l’opera diventi un “classico”, perché solo i classici sono destinati a durare nel tempo, grazie alla loro originalità. L’originalità è infatti elemento essenziale, come l’immaginazione che, come disse Joyce, equivale alla memoria. Secondo Murakami è fondamentale per uno scrittore attingere alla memoria: “[….] non ha importanza se pensate di non aver abbastanza materiale per scrivere un romanzo, non rinunciate. Basta che spostiate di poco il vostro punto di vista, che vi ispiriate diversamente e capirete che il materiale è lì, tutto intorno a voi.”
Non mancano esortazioni a curare il fisico oltre che lo spirito, per raggiungere l’equilibrio ideale per scrivere. Molto interessanti sono le pagine dedicate alla scuola, dalle quali si evince che in Giappone i limiti dell’istituzione scolastica sono simili a quelli più volte rilevati in molti paesi europei.
È ovvio che ogni considerazione sull’arte sia in stretta relazione al mercato al quale essa si rivolge e Murakami analizza le ragioni del suo successo, non trascurando gli eventi storici e sociali verificatisi nei paesi in cui la sua popolarità si è affermata con maggiore vigore.
“Il mestiere di scrittore” può definirsi dunque un manuale autobiografico che non si limita al tema specifico inerente la scrittura, ma si estende ad aspetti interessanti per un più vasto pubblico di lettori.
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Opinioni inserite: 1
Il mestiere del Murakami
Prima di recensire questa specie di "saggio autobiografico", faccio una premessa: non ho letto nulla di Haruki Murakami. Da quel che mi è parso di capire in questa lettura, mi sembra uno scrittore abbastanza sicuro dei propri mezzi, padrone di una consapevolezza che deriva dall'essersi fatto da solo con l'aiuto di un bel po' di fortuna. Mentre leggevo ho pensato più di una volta: "che fortuna, questo Murakami!" (anche se a fortuna andrebbe sostituito un altro termine più colorito).
Lo stile che usa è abbastanza diretto, schietto, e in undici parti l'autore ci elenca qualche sua nota autobiografica in prosa e qualche consiglio sparso qua e là, dedicato agli aspiranti romanzieri.
Sarà che di lui non ho letto nulla, ma non posso dire che questo saggio mi sia rimasto impresso più di tanto, né che mi abbia suscitato importanti riflessioni o spalancato porte mentali prima sprangate: è la semplice testimonianza di uno scrittore contemporaneo di successo, che ci espone le sue opinioni su vari aspetti della vita e del mestiere dello scrittore, in maniera del tutto personale. Difatti, non gli mancherà occasione per ribadire che gran parte delle sue teorie nascondo dalle sue esperienze di vita vissuta. Tanto di cappello, comunque, per un uomo che è riuscito a realizzare appieno l'obiettivo che si è posto.
Che le opinioni esposte da Murakami in questo saggio siano personali non è certo un aspetto negativo; è ovvio che non esista una verità assoluta riguardo all'approccio che un aspirante scrittore deve avere nei confronti del mestiere dei suoi sogni, ma da un autore di discreto successo mi aspettavo qualche punto in più in comune con i grandi autori del passato, che tra loro si trovavano comunque d'accordo su alcuni aspetti essenziali.
Scopriremo quel è l'opinione di Murakami riguardo ai premi letterari; scopriremo cosa pensa riguardo alla creazione dei personaggi che popolano un romanzo e che ne rappresentano l'anima; riguardo alle varie stesure dei romanzi e alle meticolose revisioni (uno dei rari punti in comune con altri scrittori, nello specifico Raymond Carver). Tutto questo, contornato dal racconto della sua ascesa verso il successo: da quando ha avuto l'improvvisa aspirazione di scrivere un romanzo mentre era ad uno stadio di baseball, fino al suo approdo in terra straniera, allontanandosi da un Giappone con cui ha uno strano rapporto; più negativo che positivo.
Interessante, ma credo ci siano testi più validi a riguardo.
"Per quanto giusti siano gli slogan, per quanto belli i messaggi, in mancanza della forza spirituale e morale necessaria a sostenere la giustizia e la bellezza, tutto si riduce a una sequela di parole vuote."
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Zen nell'arte della scrittura di Ray Bradbury
On Writing di Stephen King