Il diavolo custode Il diavolo custode

Il diavolo custode

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Rampollo di nobile famiglia, ricco, colto, affascinante e amante delle cose belle e raffinate, Philippe è paralizzato dal collo in giù a seguito di un incidente di parapendio. Non è la prima tremenda prova a cui la vita lo ha sottoposto: ha perso da poco la sua splendida e amatissima moglie, affetta da una rara forma tumorale. Philippe combatte coraggiosamente e ostinatamente con il proprio corpo, con il ricordo straziante di lei e con l’idea di essere un uomo inutile, finito, e per farlo usa tutti gli strumenti possibili, dall’impegno sociale all’attaccamento ai piaceri della vita. In questa sua battaglia ha un’arma speciale: il suo badante, un immigrato algerino appena uscito di galera, che entra un giorno nella sua vita «ingessata» con l’energia di un tornado e diventa immediatamente il suo «diavolo custode». Il loro rapporto di dipendenza reciproca e lo scontro ravvicinatissimo e spesso spericolato tra le loro culture si trasforma presto in un legame solido e nello stesso tempo turbolento, punteggiato da episodi irresistibilmente comici e autenticamente commoventi. Regalando a entrambi, e a chi legge questo libro, una dimensione nuova della gioia, della speranza e dell’amicizia. Questa storia vera è diventata un film, Quasi amici, campione di incassi e fenomeno internazionale di cui la stampa francese ha scritto: "Fa ridere fino alle lacrime e piangere di gioia."



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Il diavolo custode 2013-09-01 16:45:04 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    01 Settembre, 2013
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IL “SECONDO FIATO” DI BEATRICE E PHILIPPE

"È insopportabile, vanitoso, orgoglioso, brutale, superficiale,
umano. Senza di lui sarei morto di decomposizione.
Abdel m’ha curato senza sosta come se fossi un neonato. Attento
al minimo segnale, presente durante tutte le mie assenze,
m’ha liberato quando ero prigioniero, protetto quando ero
debole. M’ha fatto ridere quando ero a pezzi.
È il mio diavolo custode."

Non ho visto il film “Quasi amici”, film liberamente tratto dal libro.
Se pensate, in questo racconto, di rivederne le scene “divertenti” della trasposizione cinematografica, resterete delusi; conoscerete invece soprattutto la vita, i pensieri, gli accadimenti, le pene di Philippe Pozzo di Borgo, è una sua dettagliata autobiografia. Scandita da due momenti nella sua vita:

“Il 23 giugno 1993 precipito nella paralisi.
Il 3 maggio 1996, giorno di san Filippo, muore Béatrice.
Non ho più passato, non ho futuro, sono un presente di dolore.
Béatrice non ha più né passato né futuro, è dolore sempre presente.
…Béatrice che sei nei cieli, salvami.”

Questa amatissima moglie è la protagonista. Dei suoi pensieri e della sua vita, dei loro tanti tentativi di avere un bambino, che si risolveranno in altrettanti ricoveri e dolorosi aborti, fino alla notizia di un primo figlio che li aspetta a Bogotà: Laetitia, 3 mesi.
Soffriamo le indicibili sofferenze di questa donna, queste gravidanze tanto desiderate, i ripetuti emboli polmonari, che la porteranno a trascorrere in ospedale anni. E poi il tumore al midollo osseo che la porterà via per sempre. Quindici anni di malattia.
E’ di una tenerezza commovente fino alle lacrime, leggere come questa coppia si sia reciprocamente assistita e amata e aiutata nei momenti difficili di dolore e malattia.

“…da quel giorno non ci siamo mai lasciati. Da quel giorno io esisto. … Non respiro se non al ritmo del suo inspirare. Ovunque io mi trovi nel mondo, lei è l’unico universo che conti per me: la sera, l’uno accanto all’altra, nudi nel nostro letto, parlottando dei nostri figli, la certezza di essere amati, la tenerezza dei corpi. Su questa terra percorsa senza sosta, è quel letto la mia unica scoperta.”

Quando Béatrice muore, Abdel riuscirà a risollevare Philippe. In tutti i sensi.

“Le ore, le notti, i mesi sdraiato con lo sguardo inchiodato al soffitto mi svelano una ricchezza di cui, brillante protagonista di una società di paillettes, non m’ero accorto: il silenzio. Nel silenzio risiede la consapevolezza. Mette a fuoco ciò che ti circonda. Nel silenzio emerge la persona. Non c’è rumore a guidarti né sensazione che ti delimiti. … Bisogna farsi minuscoli per ritrovare dentro tale amorfa desolazione elementi di vita. A quel punto osservi l’infinitamente piccolo; …il dito di un’infermiera si raddrizza, una goccia sfugge lungo la tempia da un impacco fresco, si riversa dentro l’orecchio…; una palpebra pulsa frenetica per la stanchezza. Un viso si avvicina: percepisci il rumore ma le parole restano incomprensibili.”

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Consigliato a chi ha letto...
Il testo non è scorrevolissimo, forse perché sono davvero pochi i momenti di “respiro”, forse perché sei deluso perché volevi leggere altro, forse pensavi di leggere “Mi hai cambiato la vita” di Sellou Abdel, forse pensavi che qualche risata sarebbe scappata come al cinema, anche se ho letto che “«Fa ridere fino alle lacrime e piangere di gioia», insomma anche per me non è stato ciò che pensavo, ma non mi ha delusa, né intristita né lasciata indifferente.
Per tutti questi motivi ne consiglio la lettura.
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Il diavolo custode 2013-02-22 15:19:08 Marsin
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Marsin Opinione inserita da Marsin    22 Febbraio, 2013
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Un'amicizia che può cambiare la vita !

Ho deciso di acquistare questo libro dopo aver visto il film " Quasi amici" poiché è stato uno dei più bei film che abbia mai visto in tutta la mia vita ! Questo libro " Il diavolo custode " insieme a " Mi hai cambiato la vita" susseguono il film. Nel film è narrata l'amicizia tra un ricco tetraplegico e un povero ex carcerato ! Non sto a raccontare il film ma è bene sapere che senza aver visto quello splendido film non si possono capire questi due libri ! Questi due libri,infatti, narrano della vita prima,dopo e durante la loro amicizia ! E' molto interessante sapere gli stati d'animo che sovrastano due persone di etnie,classe sociale diverse !

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Consigliato a chi ha letto...
"Mi hai cambiato la vita" di Abdel Sellou e a chi ha visto il film " Quasi amici ".
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