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Letteratura straniera

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Supremamente ottuso è per Bernhard il mondo dei premi letterari, di cui traccia un ritratto insieme crudele e divertentissimo, senza risparmiare frecciate a nessuno, neanche a se stesso: «Tutto era repellente, ma più repellente di tutto trovavo me stesso» dice a proposito del premio Franz Theodor Csokor. Al grottesco balletto prendono parte stolidi largitori e beneficati vanesi; ministre che russano durante i panegirici per poi risvegliarsi di botto sbraitando imperiose: «Ma dove si è cacciato il nostro scrittorello?»; conferitori di attestati e di prebende che, scambiando il sesso dei poeti laureandi, parlano con disinvoltura della «signora Bernhard»; politici opportunisti e di abissale ignoranza preoccupati solo di fare passerella; giurie letterarie insipienti ma ben liete di trasferirsi, spesate di tutto, nei migliori alberghi e ristoranti; finanziatori che con un esborso spudoratamente basso si assicurano pubblicità a buon mercato e una fama di generosi mecenati; e grossolani esponenti dell’industria che presentandolo parlano diffusamente dello «straniero nato in Olanda», il quale però «già da qualche tempo vive tra noi», e al quale attribuiscono senza fare una piega un fantomatico romanzo ambientato in un’isola del Sud. «Se qualcuno offre del denaro vuol dire che ne ha ed è giusto alleggerirlo» pensa tuttavia Bernhard, e non nega affatto di averlo speso volentieri, soprattutto se gli ha dato l’occasione per comprarsi finalmente una Triumph Herald.



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I miei premi 2020-05-31 09:48:25 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    31 Mag, 2020
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Siamo tutti ridicoli, vi ringrazio!

"non c'è nulla da lodare, nulla da condannare, nulla da denunciare, ma molto è ridicolo; tutto è ridicolo, se si pensa alla morte.(...) Lo Stato è un entità condannata al continuo fallimento, il popolo un'entità condannata all'incessante infamia e alla demenza. La vita è disperazione in cui trovano appoggio le filosofie, in cui tutto in ultima analisi è costretto alla pazzia. Noi siamo Austriaci, siamo apatici; siamo la vita intesa come ignobile disinteresse nei confronti della vita, siamo, nel processo naturale, la megalo-mania intesa come futuro.(...) Non occorre che ci vergogniamo, però noi siamo davvero niente e non meritiamo nient'altro che il caos. A mio nome e a nome degli altri premiati ringrazio questa giuria, ed espressamente tutti i convenuti."

...ecco questo è uno stralcio del breve discordo che Thomas Bernhard ha tenuto in occasione dell'assegnazione del Premio Nazionale Austriaco, da lui definito "il piccolo premio" perché "ormai qualsiasi coglione scrivente aveva ricevuto". Un affronto per lui quindi questo premio, accettato solo perché corrispondente a una somma di denaro e Bernhard era abbastanza materiale e pratico in questo campo. Risultato? A fine discorso il presidente della commissione esce dalla sala paonazzo in volto e sbattendo la porta subito seguito da tutte le altre persone. In sala rimane solo Bernhard e i suoi pochi amici. Non è un romanzo come potete dedurre, ma una serie dei racconti autobiografici che Bernhard fa sulle circostanze dei suoi premi vinti e in appendice i discorsi da lui tenuti in quelle occasioni. Quindi è un libro da leggere soprattutto se già si conosce questo autore, anche se resta una godibile lettura anche per un neofita perché la scrittura si rivela molto fruibile e divertente. Thomas Bernhard è stato chiamato a lungo uno "sporca-nido" nella sua patria ed è stato in conflitto con lo Stato e le istituzioni, nonché con i cittadini stessi e con questa lettura si ha la possibilità di conoscere meglio l'uomo Bernhard e non tanto lo scrittore Bernhard. Vi vengono descritti vari episodi reali della sua vita: come per esempio l'acquisto della sua storica casa in Alta Austria che ha deciso nel giro di mezz'ora in una giornata nebbioso e nella quale avrebbe dovuto vederne altre dieci ma si è subito fermato con decisione e fermezza alla prima, l'acquisto della sua prima automobile anch'essa deciso in pochi minuti e comprata con soldi liquidi provenienti da un premio letterario, una Triumph Herald bianca con interni in pelle rossa e cruscotto in legno, auto con la quale subì un incidente frontale dopo non molto tempo, il rapporto amore-odio che lo legò a Canetti. Piccoli aneddoti e racconti che delineano e confermano il carattere forte di Thomas Bernhard, uomo irremovibile nelle sue posizioni e sempre deciso, con idee ben chiare e lontano dai dubbi, che ama fare esperienze nuove e se deve dire o fare una cosa per lui "giusta", allora la fa, come per esempio rinunciare a scrivere dopo la pubblicazione di "Gelo", il suo primo romanzo, e andare a fare il camionista per le strade di Vienna a consegnare la birra! Si dimostra essere anche un uomo estremamente pratico e attento al denaro, lucido, parecchio permaloso e autoironico. Scritto tra 1980 e 1981, il manoscritto fu assegnato da Bernhard stesso al suo editore sei mesi prima di spegnersi, nel 1989, il libro uscì postumo.
Davvero un backstage interessante godibile e divertente per un bernhardiano che mostra quanto l'uomo Bernhard sia simile allo scrittore Bernhard, che non ha mezze misure. Si scopre anche che il suo pessimismo presente nei suoi scritti e che contraddistingue le sue idee non ha intaccato mai il suo animo al punto di sopraffarlo ma al contrario, lo ridicolizzava e lo manipolava a suo piacimento e ha saputo godersi la vita e trarre felicità da essa, trasformando il tragico in comico proprio come nelle sue opere. Uomo estremamente intelligente, curioso, amante delle belle conversazioni e dei viaggi. Oltre all'aspetto autobiografico sono grandiosi i suoi tre "discorsi", metto le virgolette perché si tratta di discorsi un po' atipici considerata l'occasione ma che dimostrano che tutto è permesso quando si ha qualcosa da dire. Da leggere! Concludo con uno stralcio del discorso tenuto a Brema:

"(...) Ci troviamo sul più agghiacciante terreno dell'intera Storia. Siamo spaventati, e precisamente: spaventati in quanto immane materiale della nuova umanità - e della nuova nozione della natura e della natura innovata; tutti insieme siamo stati nell'ultimo mezzo secolo nient'altro che un unico dolore; questo dolore, oggi, siamo noi; questo dolore è adesso il nostro stato mentale. Abbiamo sistemi del tutto nuovi, abbiamo una visione tutta nuova del mondo e una nuova, e in effetti quanto mai eccellente, visione di quel mondo che sta attorno al mondo, e abbiamo una morale affatto nuova e abbiamo scienze e arti affatto nuove. Siamo colti da vertigine e sentiamo freddo.(...) Siamo spaventati dalla chiarezza di cui all'improvviso è fatto per noi il nostro mondo, il nostro mondo di scienza; sentiamo freddo in questa chiarezza; ma questa chiarezza l'abbiamo voluta, l'abbiamo suscitata noi, non possiamo dunque lamentarci del freddo che ora impera. Con la chiarezza il freddo aumenta. Questa chiarezza e questo freddo d'ora in poi regneranno sovrani.(...) Tutto sarà chiaro, di una chiarezza sempre più alta e sempre più profonda, e tutto sarà freddo, di un freddo sempre più terribile. Avremmo in futuro l'impressione di una perpetua giornata, perennemente chiara e perennemente fredda. Vi ringrazio per l'attenzione. Vi ringrazio per l'onore che oggi mi avete tributato."


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