I formidabili Frank I formidabili Frank

I formidabili Frank

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Quando a Jonathan Franzen, in una recente intervista, hanno chiesto quale fosse il libro che stava regalando più spesso, la risposta è stata: “il bellissimo libro di Michael Frank”. I personaggi della famiglia Frank infatti sembrano proprio essere usciti dalla sua penna, oppure da un film di Wes Anderson. E invece sono stati il meraviglioso tormento di un ragazzino confuso, che da adulto ne ha fatto un libro divertentissimo e spiazzante. Questa è la storia vera della sua dolceamara educazione sentimentale. Michael ha otto anni quando capisce di essere oggetto di una strana attenzione da parte di sua zia Hankie. Un’attenzione che lo lusinga e lo affascina. La donna, un’eccentrica ed egocentrica sceneggiatrice nella Hollywood ruggente degli anni sessanta, gli spiega cosa nel mondo deve apprezzare e cosa detestare. Proust sì, Zola no, Matisse era un grande artista mentre Pollock è un imbrattatele, qualsiasi oggetto orientaleggiante dell’Ottocento è pieno di stile e tutto ciò che è moderno è spazzatura. Con gli anni però il fascino della zia assume per Michael aspetti sempre più disturbanti e morbosi, e il ragazzino deve prendere le distanze da lei per poter davvero diventare adulto. Frank ha dato vita a una zia Mame dai contorni oscuri, una figura straordinaria che ricorderemo per sempre, uno dei grandi personaggi della narrativa di oggi.



Recensione della Redazione QLibri

 
I formidabili Frank 2018-06-12 08:49:47 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    12 Giugno, 2018
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Zia Hank, la terribile!

Irving Ravetch e Harriet Frank sono stati due tra i più apprezzati sceneggiatori di Hollywood degli anni tra il ’60 e l’80. Più volte nominati per Oscar e Golden Globe, hanno vinto numerosi premi con le loro opere. Ma sono stati anche una famiglia; una famiglia complessa ed ingarbugliata che può essere sintetizzata con una delle prime frasi di questo libro di memorie: “un fratello e una sorella sposarono una sorella e un fratello. La coppia più anziana non aveva figli e quindi quella più giovane glieli prestava”.
Michael, ma per tutti Mike, è il figlio maggiore di Merona e Marty Frank, ma è stato anche “adottato” sentimentalmente dagli zii Irv e Hank (contrazione da Harriet Frank). Soprattutto zia Hankie, vulcanica, impetuosa, irruente donna in continuo movimento, in continua azione, monopolizza l’affetto di Mike cercando di trasformarlo nel figlio che lei non ha potuto avere; cercando di riservare per sé sola tutto il tempo libero che il ragazzo ha, per ricolmarlo di attenzioni, per dargli l’educazione che ritiene egli meriti, anche a costo di far sentire discriminati gli altri due figli del fratello e della cognata.
Sino all'età di otto, dieci anni, Mike è lusingato dalle attenzioni che gli vengono rivolte. È felice per la montagna di regali di enorme pregio che gli vengono fatti continuamente. Si esalta quando la zia lo porta per mercatini d’antiquariato o lo istruisce su ciò che è buono (b.) e ciò che è non buono (n.b.) quindi da evitare. Però, crescendo, comincia a percepire che questo affetto è patologico e asfissiante, opprimente. La zia è generosissima con tutti, ma la sua generosità non è disinteressata: pretende che gli altri ricambino rendendosi sempre disponibili ad ogni suo minimo richiamo, per assecondarla nei suoi capricci. Di capricci zia Hank ne ha tantissimi: dall'arredamento compulsivo della casa all'antiquariato; dalla letteratura al teatro, al cinema (mi raccomando non "ai film” che è solo il termine per definire la pellicola di celluloide!! ). Tutti rigorosamente selezionati tra b. e n.b. secondo i suoi gusti estremamente selettivi ed insindacabili. La musica classica è ottima, ma solo fino a Brahms; nella letteratura Shakespeare è obbligatorio, mentre sono b. Hemingway e Faulkner, assolutamente n.b. Roth e Zola. Per ciò che riguarda il cinema Lubitsh e De Sica sono b., Fellini (con l’esclusione delle prime opera) è n.b. L’arredamento “formale” è b. quello mo-der-no (detto così, sillabato) assolutamente no ed è meglio evitare anche chi lo sceglie, in quanto trattasi certamente di persona non affidabile.
Zia Hank è inclusiva ed esclusiva, egocentrica e competitiva con tutti. Ma soprattutto non accetta mai un no come risposta. Ogni tentativo di allentare le briglie con cui tiene vincolati parenti ed amici viene considerato una offesa mortale a lei medesima ed una palese dimostrazione di ingratitudine che la offende, deprime e contro la quale reagisce con smisurata durezza. Come comprenderà Mike molto tardi nella vita, Harriet con la sua generosità (apparente) vuole comprare l’affetto degli altri, vincolandoli alla sua volontà. La zia non ama, conquista. Se ci si oppone si viene collocati immediatamente in una lista di proscrizione che può durare anche anni o tutta la vita e che può dar luogo ad episodi di crudeltà feroce nei confronti degli esclusi che vengono spietatamente umiliati e offesi anche pubblicamente.
Proprio per questa oppressiva, ma anche affascinante, ammaliante, dinamica presenza, Mike farà estremamente fatica ad emanciparsi subendo avvilenti episodi di bullismo scolastico, crisi di sensi di colpa, malattie psicosomatiche, furenti litigate. Inutile sarà cercare supporto nei genitori, che non sanno come opporsi alla irruenza di Hank, inutile e controproducente cercare aiuto presso Irving, che è un uomo gentilissimo, spigliato, logico e di ironia sferzante, quand'è solo, ma che, quando si parla di Hank, diviene solo il marito sempre condiscendente, sempre pronto a soddisfare i capricci di lei, sempre passivo e remissivo, sempre difensore a spada tratta di ogni illogico eccesso.

L’A. con questo romanzo – che, in realtà, è una accurata biografia della vita dei Mighty Franks (i Formidabili Frank, il modo con cui Herriet definiva la sua famiglia), ma soprattutto della sua personale esistenza vicino ad Harriet jr Frank – mette a nudo il lato oscuro della famosa sceneggiatrice, ponendo in atto un’opera di esperta, ma pure impietosa dissezione autoptica del suo rapporto affettivo con la zia. In un passaggio del libro si osserva come Hank fosse riuscita a contraddire pure Tolstoj ove afferma che “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo”: infatti la famiglia Frank era felice, ma a modo suo. Ma quella dei Frank è stata davvero felicità o solo pura apparenza volta a celare una profonda, indicibile pena?
Sotto certi aspetti l’opera può essere intesa come una lunghissima seduta psicanalitica durante la quale Mike Frank adulto maturo, “butta fuori” tutto quanto si è accumulato nel petto del Mike bambino, adolescente e giovane uomo, per liberarsi finalmente dei blocchi che ciò gli ha causato. Ma così facendo li scarica tutti sulla nostra coscienza di lettori.
Proprio per questo motivo dopo le prime divertenti pagine si comincia a sentire un crescente imbarazzo a proseguire nella lettura. Sembra quasi di osservare dal buco della serratura la vita altrui senza staccare l’occhio neppure quando compaiono scene imbarazzanti o rigorosamente private.
Io non sono mai stato amante del gossip, che trovo stucchevole e noioso. In questo caso, non di gossip si tratta, ma di una demolizione sistematica della figura pubblica di una donna che, detto per inciso, all'atto dell’uscita del romanzo era ancora in vita all'invidiabile età di oltre 100 anni e che dovrebbe tuttora essere vivente.
L’A. con uno stile impeccabile, agile e coinvolgente, ma decisamente maramaldesco (in senso proprio, vista anche l’età della “vittima”), ci porta ad odiare questa figura guidandoci per mano attraverso i patimenti da lui sofferti che ci fa sentire come nostri e contro i quali ci spinge alla ribellione. Conquista la nostra solidarietà, ottiene il nostro supporto morale, ma alla fine ci lascia con un gusto amaro in bocca. Infatti se si trattasse solo di un romanzo (di pura fantasia) sarebbe un’opera eccellente: vibrante, intrigante, coinvolgente; toccante, a volte. Ma ciò che ci viene narrato è tutto vero, forse solo un po’ romanzato, ma realmente accaduto nei tempi e nei modi descritti. Allora ci si chiede: che diritto abbiamo per andarci ad impicciare di faccende altrui e divenire giudici del comportamento di chi non ha neppure avuto l’opportunità di parlare in propria difesa?
Per tale motivo, pur trattandosi di un libro effettivamente ben scritto e interessante, non mi sono sentito di attribuirgli un voto di piacevolezza particolarmente alto.
___________________________

Una piccola postilla conclusiva da super pignolo: ad un certo punto nel romanzo, che procede in attento ordine cronologico, si incorre in un fastidioso scivolone. Cioè vengono collegate alla storia narrata circostanze sicuramente posteriori. Si dà luogo, così, ad un palese anacronismo che è irrilevante, nel contesto generale della narrazione, ma che per parecchie pagine confonde e spiazza fino ad insinuare lo spiacevole dubbio di non aver capito bene lo svolgersi della trama. A quel punto forse era meglio omettere quel riferimento o accettarne una diversa collocazione temporale! No?

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Consigliato a chi ha letto...
... e apprezzato libri sul tipo di "Mammina cara" di Christina Crawford e, in genere, i memoir che scavano nella vita privata dei personaggi famosi per metterne in risalto le debolezze umane. Se già si conosce la storia professionale di I. Ravetch e H. Frank (autori di "Hud il selvaggio, "La lunga estate calda", "Cowboys", "Norma Rae", "Il buio in cima alle scale") può essere, poi, una occasione interessante per osservarli nella vita privata, con uno sguardo un po' impiccione ed indiscreto.
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I formidabili Frank 2018-11-16 17:50:32 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Novembre, 2018
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Mike e Hank

«Un fratello e una sorella hanno sposato una sorella e un fratello.
La coppia più anziana non ha figli e quindi quella più giovane glie li presta.
Le due famiglie abitano a Laurel Canyon, a poche centinaia di metri l’una dall’altra.
E le nonne abitano nello stesso appartamento ai piedi della collina.»

La prima impressione che si innesca nella lettura de “I formidabili Frank” è quella di trovarsi di fronte a una Zia Mame, con le sue dovute differenze, degli anni d’oro dell’America del Novecento e non in chiave romanzata quanto scritturata per quella che potrebbe tranquillamente essere una sceneggiatura di una serie televisiva o cinematografica. Ruolo centrale è detenuto dalla zia Hank, una donna dalla personalità irriverente, stravagante e eclettica che è una presenza assidua, costante, presente nell’esistenza di tutto il nucleo familiare ma in particolar modo di Michael, detto Mike, il quale viene sballottato tra mercatini di antiquariato, teatri, formule educative a base di distinzioni tra ciò che è giusto e ciò che giusto non è e chi più ne ha più ne metta. E poco importa che sia il figlio maggiore di Merona e Marty Frank perché fittiziamente egli è stato adottato dal Hank e lo zio Irving. Non viene mai celato il fatto che quest’ultima abbia cercato di plasmarlo ad immagine e somiglianza del figlio che avrebbe sempre voluto avere ma che non ha avuto. Tuttavia, come spesso accade, se in giovane età tutte queste attenzioni sono ben viste e accolte dal rampollo che si esalta per i giri con la donna e per i regali che riceve, crescendo la sua presenza diventa qualcosa di diverso, è percepita come un qualcosa di asfissiante, opprimente, che sfocia nel dispotismo, in un tentativo di manipolazione e di controllo. Perché sentendolo quasi come una sua “proprietà”, un qualcosa che le è stato negato ma che le appartiene di diritto per la suddetta simbolica affettiva adozione, ne è gelosa e cerca di mantenere quello che inizia a avvertire come un rapporto sempre più precario con una persistente generosità che in realtà nasconde un “do ut des”. Un “do ut des” che non perdona. Perché se ti opponi finisci in una lista nera con risvolti e conseguenze rovinose e feroci. Non stupisce, dunque, che il processo di emancipazione di Mike sia estremamente complesso e passi da episodi di bullismo scolastico, sensi di colpa, insicurezze, paranoie, instabilità, litigate.
A questa trama solida si aggiunge uno stile ricercato, dinamico, non eccessivamente prolisso, con i caratteri di un copione non fittizio ma di fatti autobiografici, eppure talvolta fine a se stesso. Devo confessare infatti che, per quanto la storia susciti interesse e non risparmi per i risvolti che assume e che fa propri, ho faticato nella lettura dell’opera sin dal suo principio. Non solo. Nonostante l’abbia conclusa da oltre un mese, soltanto adesso mi decido a recensirla e ancora non sono convinta sul grado della piacevolezza e del contenuto.

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I formidabili Frank 2018-07-25 13:50:36 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    25 Luglio, 2018
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Una "formidabile" famiglia

Frank Michael, vive tra la Liguria e New York. E’ scrittore e saggista, fautore di numerosi reportage di viaggio sull’Italia. Con il romanzo I formidabili Frank ha vinto il JQ Wingate Prize per il 2018.
Con questo libro, che è una autobiografia romanzata, si narrano, con la precisione e la correttezza tipica di chi ha vissuto in prima persona, gli anni d’oro dell’America del Novecento. Pare quasi un film questa storia familiare:
“ un fratello e una sorella hanno sposato una sorella e un fratello.
La coppia più anziana ha figli e quindi quella più giovane glieli presta.
Le due famiglie abitano a Laurel Canyon, a poche centinaia di metri l’una dall’altra.
E le nonne abitano nello stesso appartamento ai piedi della collina.”
La zia Hank è il vero perno attorno alla quale ruota tutta la famiglia. E’ una presenza assidua nella vita soprattutto di Michael:
“il nostro tempo insieme era spassoso. Mike, sei proprio la migliore compagnia che si possa desiderare, diceva, la migliore in assoluto. (…) Definiva la sua famigli e la mia Gli irresistibili Sette, o citando mia nonna, i Formidabili Frank.”.
Una personalità estrosa e stravagante, che influenza moltissimo il piccolo, che cresce in un universo gerarchizzato tra un mercatino dell’antiquariato e un negozio di arredamento, serate a teatro a vedere la rappresentazione delle opere di Shakespeare. L’influenza, però, ha caratteristiche del dispotismo, che ben presto porta il giovane a fuggire verso una nuova realtà, meno soffocante.
Un viaggio, preciso e dettagliato, nel cuore di una famiglia, in cui:
“tutti recitavano, tutti fingevano; un’infinità di libri letti, di film visti (o pensati o fatti), una famiglia che si era iscritta o sceneggiata, una vita migliore; più solare, una vita dove tutti si facevano chiamare con nomi (o soprannomi) sempre nuovi e vivevano in case nuove, o rinnovate, o ristrutturate, in nuovi quartieri, in nuove città, non era in grado di scriversi un finale senza la morte.”.

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I formidabili Frank 2018-06-26 20:36:08 Visitatore
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Visitatore Opinione inserita da    26 Giugno, 2018
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Una zia Mame dai risvolti cupi e molto più umani

Nella quarta di copertina viene segnalato che questo è il libro che più volentieri Jonathan Franzer regala e dopo averlo letto lo capisco benissimo. Un bellissimo libro, il brillante e doloroso racconto famigliare dell’autore, che attraverso le parole sublima e supera certi pesanti legami famigliari che ti cambiano e ti obbligano a corazzarti per non perdere assurdamente proprio quei legami che sono amore e odio nello stesso tempo, e che sono talmente parte di te da non poterne rinunciare nemmeno per la libertà. Due famiglie unite da un legame originale, due fratelli sposano due fratelli dando via ad una storia talmente intrecciata che respiri di nuovo la parola saga famigliare, una zia versione Mame che rivela lati brillantissimi e oscuri ed egoistici che è il perno della storia. Quanti di noi capiamo veramente i legami familiari che viviamo? Siamo certi di avete capito quel che muove le nostre azioni? Scorrevole e scritto bene, tolta una parte dopo la metà che ho trovato un po’ pesante ma funzionale al racconto è un libro che consiglio senza esitazioni. Un bellissimo e sentito finale riesce a ridare un senso a tutto quello che sembra solo egoismo e rabbia.

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