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Philip Roth invia una lettera a Nathan Zuckerman - protagonista di molti suoi libri e alter-ego per eccellenza - chiedendogli se valga la pena pubblicare il testo che gli allega. Sono pagine autobiografiche che l'autore di Pastorale americana ha scritto a seguito di una crisi emotiva ed esistenziale che lo ha condotto a un ripensamento tanto della sua letteratura, quanto della sua vita.



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I fatti 2013-05-24 18:44:31 chicca
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chicca Opinione inserita da chicca    24 Mag, 2013
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I fatti

Questo romanzo di Roth è uscito di recente in una nuova traduzione, l' originale risale al 1988, prima che Roth scrivesse alcuni dei suoi romanzi più famosi come Pastorale Americana.
Nonostante questo riesce comunque a raccontarci la sua " autobiografia" già ricca di successi tali da suscitare invidia a qualsiasi scrittore .
Metto tra parentesi la parola autobiografia perché in questo romanzo il Roth narrante non può non confondersi con uno dei suoi personaggi, mentre leggi non sai se a parlare è veramente Lui o l' ennesimo alter ego.
Il romanzo si apre con una lettera a Nathan Zuckerman in cui Roth chiede consiglio sull'opportunità di pubblicare I Fatti e si conclude con la risposta di Zuckerman.
Alla fine chiudi il libro e non sai se quello che hai letto corrisponde alla realtà o meno, ma forse tutto ciò non ha tanta importanza...noi amanti di Roth siamo abituati, e forse lo amiamo anche per questo, con lui non sai mai dove sta il confine tra realtà e finzione.
Riguardo alla scrittura non c' è nulla da dire, uno scrittore come lui non si commenta, io poi lo leggerei anche se scrivesse un romanzo sulla fine delle mezze stagioni, quindi temo di non essere obiettiva.
Consiglio la lettura a chi ha già letto altri romanzi di questo autore, non leggetelo come primo , perchè rischiereste di comprendere poco il testo, vi sono infatti troppi riferimenti ad altri suoi romanzi, soprattutto a Lamento di Portnoy.

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