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In Hippie, il suo romanzo più autobiografico fino ad oggi, Paulo Coelho ci riporta indietro nel tempo per rivivere il sogno di una generazione che desiderava la pace e ha osato sfidare l'ordine sociale stabilito: politica autoritaria, modi di comportamento conservatori, eccessivo consumismo, e una concentrazione squilibrata di ricchezza e potere. Dopo i "tre giorni di pace e musica" a Woodstock, il raduno del 1969 a Bethel, New York, che avrebbe cambiato il mondo per sempre, i paradisi hippie cominciarono ad emergere in tutto il mondo. In questo periodo, Paulo è un giovane, magro brasiliano con un pizzetto e lunghi capelli che vuole diventare uno scrittore. Intraprende un viaggio alla ricerca della libertà e di un significato più profondo per la sua vita: prima con una ragazza, sul famoso "treno della morte in Bolivia", poi in Perù e poi in autostop attraverso il Cile e l'Argentina. I suoi viaggi lo portano poi ad Amsterdam, dove Paulo incontra Karla, una donna olandese di circa 20 anni, che convince Paulo a unirsi a lei in un viaggio in Nepal, a bordo del Magic Bus che attraversa l'Europa e l'Asia centrale fino a Kathmandu. Si imbarcano a bordo con affascinanti compagni di viaggio, ognuno dei quali ha una storia da raccontare, e ognuno di loro subirà una trasformazione, vedendo mutare le proprie priorità ed i propri valori lungo la strada. Mentre viaggiano insieme, Paulo e Karla vivono la loro relazione, un risveglio a tutti i livelli che porta ognuno di loro a una scelta e una decisione che stabilisce il corso delle loro vite da allora in poi.



Recensione della Redazione QLibri

 
Hippie 2018-06-14 17:01:28 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    14 Giugno, 2018
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Hippie, ieri e oggi

Siamo nel 1970 quando due luoghi, Piccadilly Circus, a Londra, e il Dam, a Amsterdam, si contendevano il privilegio di essere considerati il centro del mondo. È ancora il 1970 quando i biglietti aerei avevano un costo talmente elevato da poter essere considerati un privilegio delle élite, è ancora il 1970 quando un gruppo di ragazzi dai lunghi capelli, gli abiti sgargianti e il loro libertinaggio venivano considerati una minaccia per il “buoncostume e per la società”. È ancora il 1970 quando i genitori di questi giovani così screditati cercavano di far loro comprendere quella che secondo la loro visione del mondo era la giusta strada da intraprendere, è ancora il 1970 quando i Beatles stessi si avvicinavano e allontanavano dal movimento fautore della ricerca del karma, è ancora il 1970 quando il “Gazzettino invisibile” diffondeva la notizia di un sentiero hippie, un itinerario che conduceva dall’Olanda, da Amsterdam a voler essere precisi, fino in Nepal, a Kathmandu, mediante l’ausilio di un biglietto del pullman che costava meno di cento dollari e che consentiva di percorrere paesi ricchi di curiosità e interessi quali la Turchia, l’Iraq, l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan e altre aree dell’India, in appena tre settimane.
E ancora è il 1970 quando le strade di Paulo e Karla si incontrano. E sì, quel Paulo non è niente meno che Paulo Coelho stesso. L’uomo che, nato a Rio de Janeiro il 24 agosto 1947, è oggi uno degli scrittori più affermati e acclamati del panorama letterario. Ha una vocazione precoce per la scrittura, una vocazione che viene accantonata a causa dei rigidi dettati familiari che lo avviano agli studi di economia. Il suo è un animo ribelle, però, un animo che a causa dei forti contrasti con i genitori lo porta negli anni dell’adolescenza al ricovero psichiatrico con tanto di sottoposizione ad elettroshock e che successivamente, proprio nel 1970, lo induce a lasciare gli studi di economia per intraprendere un periodo di vagabondaggi e scrittura. In questo contesto farà tante esperienze di vita, proverà droghe, si lascerà fluttuare nell’amore, condurrà riflessioni, imparerà a conoscersi e a vedersi con i propri occhi e conoscerà, ancora, poeti e cantautori che lo avvicineranno all’esoterismo in particolare sarà il poeta Raul Seixas a legarlo al gruppo denominato “Società Alternativa” che, con le sue pratiche esoteriche, portava avanti una lotta contro la dittatura militare. Non mancheranno ancora arresti, percosse e torture, non mancherà ancora l’avvicinamento alla religione del cattolicesimo.
Tutto questo e molto altro ancora sono quegli elementi che condurranno Coelho a dar vita a quel realismo magico misto a spiritualità che lo caratterizza e che ne ha consacrato, nonostante i primi quasi flop de “L’alchimista”, la fama e l’apprezzabilità.
“Hippie” è una vera e propria biografia dell’autore, un memorandum in cui quest’ultimo ci rende partecipi di quegli anni che ne hanno scandito la crescita e la giovinezza e in cui lo stesso ci dona la storia della sua vita. Scritto con una penna leggera, non impegnativa, e atto a ricostruire anche la società del tempo dalla visione interna e esterna alla dimensione dei figli dei fiori, il testo si presenta quale un elaborato adatto a tutti, un elaborato che non si fatica a leggere e che si apprezza per la sua genuinità. Le storie raccontate sono tutte vere, sono vissute e provate in prima persona dall’uomo in questo suo viaggio di riscoperta, e anche se cronologicamente possono essere state sfalsate o ricostruite secondo una logica narrativa più coerente alla stesura che alla realtà, non mancano di colpire.
Certo, deve piacere l’autore e deve interessare conoscere della sua giovinezza, altrimenti la lettura resterà fine a sé stessa. Altro pregio della medesima sono i messaggi di amore, di comprensione, di condivisione, di altruismo, di interrogazione, di sguardo rivolto anche agli altri e non solo a sé stessi, che questa contiene.

«È importante condividere. Per quanto possa apparire scontato, è fondamentale non lasciarsi condizionare dal pensiero egoistico di arrivare da soli alla fine del viaggio. Chi agisce in quel modo, scoprirà soltanto un paradiso vuoto, privo di interesse, e presto si ritroverà sopraffatto dalla noia» p. 85

Una lettura leggera, estiva, piacevole, che si conclude in pochissime ore. Adatta a chi cerca scritti riflessivi ma non particolarmente impegnativi.

«Lotta perché è necessario lottare, è arrivato il momento del combattimento.
Lotta perché sei in armonia con l’universo, con i pianeti, i soli che esplodono e le stelle che si rimpiccioliscono e si spengono.
Lotta per seguire il tuo destino, senza pensare a guadagno o lucro, a perdite o strategie, a vittorie o sconfitte.
Non agire per una gratificazione personale, ma per la gloria dell’Amore Supremo che, anche se può offrire soltanto un fugace contatto con l’Universo, chiede una devozione totale: un semplice atto d’amore, null’altro.
Un amore senza obblighi o pretese. Un amore che gioisce per il semplice fatto di esistere e poter manifestarsi.» p. 98

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Hippie 2019-09-01 16:21:08 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    01 Settembre, 2019
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Una nuova esistenza distante 'solo' tre settimane

Settembre 1970: l’ondata hippie sta sconvolgendo la generazione europea “del buon costume” che vede il perbenismo e l’affermazione personale come unici scopi di vita. Quei ‘giovani alternativi con quell’emblema cucito sulla giacchetta e sui pantaloni’, che cullano il sogno di creare un mondo pacifico e privo di povertà e autoritarismi, spostano gradualmente le loro attenzioni verso mete di approdo extracontinentali come Machu Picchu, Bolivia e Tibet, quando un nuovo sentiero inizia ad affascinare le loro menti: raggiungere Kathmandu partendo da Amsterdam in tre settimane a bordo del Magic Bus, passando per Germania, Austria, Bulgaria, Turchia, Iraq, Iran, Afghanistan e Pakistan.
Ed è proprio nella capitale dei Paesi Bassi che si incontrano quasi per caso Karla, giovane olandese bella e intraprendente, e Paulo, brasiliano dal passato segnato dal ‘treno della morte’ in Bolivia e da un violento sopruso subito in Cile, e insieme decidono, dopo un lungo tira e molla, di lasciarsi andare al legame magnetico che si è instaurato fra loro e di partire alla ricerca di quella ‘vita così interessante, ricca di novità e di sfide’.

Siamo di fronte a un romanzo narrativo-autobiografico introdotto dal verso di una preghiera mariana, da un passo biblico e da una poesia bengalese che ripercorre le orme, i pensieri e le difficoltà di quella gente che ‘non meritava il diritto di viaggiare libera per il mondo, diffondendo il germe della ribellione’.
Una battaglia per la Libertà che passa anche attraverso il sesso senza dogmi e tabù, la liberalizzazione delle droghe, l'incontrastata espressione della volontà personale, il disprezzo per il grigiore monotematico, il concetto di ‘sensualità’ come rivendicazione della femminilità e non come tentativo di approccio sessuale e le riflessioni riguardo Von Daniken, mentre la dicotomia sociale fra il ‘nuovo Rinascimento’ nella capitale dei Paesi Bassi, il ‘Settembre nero’ palestinese, i massacri che insanguinano il Vietnam e il fascino cromatico, urbanistico e culturale del Gran Bazar di Istanbul fornisce uno spaccato devastante di come, in quel mondo moderno in rapida evoluzione (o involuzione?), ‘l’assassino più esecrabile è colui che uccide la nostra gioia di vivere’.

Un itinerario a tappe destinato a rivoluzionare per sempre le vite di Paulo, di Karla e dei loro compagni di viaggio, raccontato in terza persona e con uno stile leggero e a tratti inimitabile, in cui l’autore ci regala pagine di esperienze personali realmente accadute cariche di altruismo, di Amore, di paure, di desideri, di LSD e di ‘danze roteanti’.
Peccato che la trama e il suo contorno manchino di un vero e proprio approfondimento, con accenni marginali sia di tutte le peculiarità del movimento hippie sia del contesto storico-sociale in cui è costretto a fare le “spalle grosse” per poter sopravvivere. Anche la storia d'amore fra i protagonisti e il finale risultano lacunosi, facendo perdere punti a un romanzo dalle grandi aspettative, ma fondamentalmente incapace di esprimere appieno la personalità dello scrittore.

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