Fuga da Bisanzio
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Una lezione di stile
"Sono nato (...) a Leningrado (...), per quanto mi ripugni questo nome dato alla città" .
Un libro molto bello e di grande interesse.
Intanto un omaggio a San Pietroburgo, assai diversa dalle altre città russe, fulcro di letteratura.
Poi un commosso ricordo del celebre poeta Mandel'stam e della consorte Nadezda, la quale "affidò alla memoria quello che non poteva essere affidato alla carta (...) imparando a memoria i versi del marito" ; ci tramandò così la loro intensità poetica. E Anna Achmatova e Marina Cvetaeva, insigni scrittrici.
Il bellissimo pezzo che chiude la raccolta "Fuga da Bisanzio" è dedicato alle figure dei genitori. Un testo scritto in America dopo la loro morte. E' una pregnante testimonianza della durezza del regime sovietico che emerge con semplicità dai teneri ricordi della famiglia.
"Nessun Paese è arrivato al virtuosismo della Russia nell'arte di distruggere le anime dei suoi sudditi" .
Di particolare profondità le osservazioni sul ruolo del poeta, soprattutto in situazioni di regime, ma estendibili anche a società libere come le nostre, dove il rischio 'totalitario' viene insinuato dalle mode e dagli stili di vita che giungono dai 'media' .
"Un poeta si mette nei guai non tanto per le sue idee politiche quanto per la sua superiorità linguistica e, implicitamente, psicologica" ; "la poesia russa (...) ha dato un esempio di purezza e fermezza morale che si è riflesso (...) nella conservazione delle forme cosiddette classiche" .
"Se mai un poeta ha un obbligo verso la società, è quello di scrivere bene. Essendo in minoranza, non ha altra scelta" ; "i versi di un poeta hanno il dono di esulare dal contesto per assumere un significato universale".
Indicazioni utili
letteratura russa