Narrativa straniera Romanzi autobiografici Dove le ragioni finiscono
 

Dove le ragioni finiscono Dove le ragioni finiscono

Dove le ragioni finiscono

Letteratura straniera

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Una madre e un figlio si parlano in un mondo senza tempo. Lei è una scrittrice, lui è Nikolai, il ragazzo sedicenne che si è tolto la vita pochi mesi prima. Le parole sono l’unica risorsa a cui la madre può attingere così da ridare vita al figlio, e portare avanti con lui le conversazioni toccanti, profonde, intime di quando era al mondo. Il ricordo di una poesia amata si lega a quello di una torta fatta in casa, la memoria di un viaggio dà corpo e colore ai luoghi visitati, i mirtilli sono la chiave d’accesso al bambino che è stato Nikolai. In un dialogo continuo, come un flusso di coscienza, le due voci raccontano una storia d’amore: quello assoluto che pretendono i figli, quello pieno di dubbi e di colpe che scorre nei genitori, e in fine quello fatale che li accomuna, l’amore che consuma chi va in cerca del senso ultimo dell’esistenza a costo di privarsene, nel corpo o nello spirito. Nato dall’esperienza drammatica vissuta dalla scrittrice, "Dove le ragioni finiscono" non è un romanzo ed è più di un memoir. Come in una tragedia greca, Yiyun Li ci avvicina alla sua storia, e ci consegna pagine così nitide da compiere il miracolo, quello di accompagnarci nell’abisso dell’indicibile per uscirne purificati, liberi, più forti.



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Dove le ragioni finiscono 2021-06-19 05:21:55 68
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68 Opinione inserita da 68    19 Giugno, 2021
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Sofferenza indicibile

Un lungo dialogo con un figlio morto suicida a soli sedici anni, con se’ stessa e con il proprio dolore, un mare di parole che possano restituire un senso, semplice contatto laddove un senso non c’è.
È così che Yuyun li, grande autrice sino-americana, già conosciuta per “ Più gentile della solitudine “, da’ voce a un monologo che non è un romanzo ne’ un memoir, che si spinge oltre la drammaticità del reale e del dolore inestimabile della perdita, un viaggio parallelo ricreando una vita oltre la morte, plasmando in prima persona un rapporto tuttora vivido, interrogandosi sulla unicità e sul desiderio di vita di un figlio.
È un testo complesso, intenso, drammatico, sorprendente, sospeso nel profondo significato delle parole, delle innumerevoli frasi non dette, cercando di acchiappare ciò che improvvisamente si è fatto invisibile, immersi l’ uno nell’’ altra.
Domande inevitabili, storie da inventare per parlare con il proprio figlio i cui giorni rifiutati sarebbero tornati, i cui brutti sogni non sarebbero più stati raccontati, insieme ai passi che aveva fatto e ai pensieri che aveva avuto nel suo ultimo giorno, gli aggettivi che le avrebbe insegnato, i giorni e gli anni a venire, con lui e senza di lui.
L’ autrice è un genitore che ha vissuto una tragedia inesplicabile e che ne rivive l’ unicità, si interroga su chi è realmente, sul proprio ruolo di madre e di scrittrice, in fondo non così brava a guardare e a vedere, a trattenere Nikolai in questo mondo e a sostenere con lui una vera conversazione, amica e nemica, adulto fallibile, il vero nemico del figlio racchiuso in se’ stesso e nel proprio desiderio di perfezione imperfetta.
Ogni domanda si accompagna per sempre alla tristezza e al dubbio se il suicida non voglia vivere o non sa come vivere, tra paura e speranza.
Lacrime che impellicciano l’ indicibile e che continuano a scorrere, una ferita che resterà sempre aperta e per sempre, fantasie che intristiscono, un’ immaginazione che potrebbe riportare una vita nella propria memoria, ripensando a tutto quello che insieme si sarebbe potuto fare, è terribile assistere impotenti a una sofferenza che non permette di essere aiutata.
Le lunghe e inevitabili tappe del lutto, dal dolore all’ accettazione, si riempiono di significati sottesi, acquisendo un nuovo senso dentro di se’, la materia si dissolve, le parole si fanno materia, parole dure, sottili, ingombranti, indispensabili, una tragedia che riporta a una neo purificazione.
È il senso del percepito a plasmare il racconto e a dargli forma, trasferendo magistralmente al lettore sensazioni profonde, dialoghi tronchi, silenzi, attese, la voglia di essere ascoltati, la propria presenza, a volte con un freddo distacco, laddove i particolari raccontano gli abissi di una sofferenza e di un dolore indescrivibili perché la morte di un figlio ...” col passare del tempo non invecchia “...

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