Dostoevskij mio marito
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Bel ritratto di donna
Una giovane stenografa, nata in una famiglia agiata, incontra al suo primo lavoro il già celebre scrittore, vedovo della prima moglie. Lui ha quarantacinque anni, lei è una ventenne emancipata. Corre l’anno 1866, il mese è quello di ottobre, a febbraio dell’anno successivo i due convolano a giuste nozze, rimanendo sposati per quattordici anni, fino alla morte di lui.
Lo scritto nasce per volontà della stessa Anna che continua a essere l’imprenditrice del marito come lo era stata negli ultimi anni della loro vita insieme, proponendosi come editrice prima e libraia dopo, al fine di gestire sia l’economia familiare sia la fama dello scrittore. Anna decide di pubblicare le sue memorie conservando la struttura diaristica che aveva dato loro ed è per questo, probabilmente, che lo scritto risulta a tratti disorganico ed episodico. Tralasciando i limiti di una scrittura diaristica, l’opera risulta essere un eccezionale documento di vita, sia per chi è direttamente interessato alla biografia dell’autore, sia per chi ama approfondire la conoscenza degli aspetti strettamente materiali di esistenze più o meno celebri. Troviamo infatti qui una giusta sintesi della dimensione pubblica, rappresentata dal mito dell’autore, con quella privata di una giovane ragazza diventata donna e manager del marito: duplicità che si rende certamente manifesta negli ultimi giorni di vita dello scrittore, quando fu da tutti celebrato in lunghissime esequie in cui, data l'imponenza della manifestazione e gli stretti controlli di ordine pubblico, fu addirittura negato l’accesso alla moglie e ai figli poiché in tante si erano già spacciate per la vedova dello scrittore ed Anna era l’ennesima; episodio poi risoltosi con l’evidenza dei fatti. Una dimensione umana, privata, è quella che ci viene raccontata, una dimensione che non può omettere i complessi legami familiari ai quali Dostoevskij soggiaceva per eccesso di bontà: si va dai soprusi e dai ricatti del figliastro Pavel, figlio della sua prima moglie, alle continue richieste di assistenza da parte della famiglia del fratello morto. Un parentado invadente, sopraffattore, che di malo modo accettò il nuovo matrimonio, quando il vedovo era già predestinato ad un’altra unione matrimoniale all’interno della vasta famiglia, unione tesa a incrementare il grado di assistenzialismo al quale già lo costringevano. Per Anna fu dunque molto difficile canalizzare l’amore del marito verso il nuovo nucleo familiare, il loro; non mancarono incomprensioni e difficoltà enfatizzate dalla tirannia parentale, dall’epilessia sempre più prepotente, dai contratti capestro, dai lutti che fecero perdere loro due adorati figli, financo dalla ingiustificata gelosia nei confronti della moglie, momenti critici risolti con amore e pazienza, con viaggi all’estero e con vacanze ristoratrici, in una continua tensione che li vide, mai fermi , costruire insieme il loro futuro. Il racconto non perde di vista l’aspetto puramente cronologico, cadenzato com’è di anno in anno, e ciò permette di aver ben chiara la nascita dei diversi romanzi, il clima culturale nel quale essi si inserirono, la ricezione stessa delle opere.
A lettura ultimata, rimane forse maggiormente impressa la figura di Anna rispetto a quella di F. M. , come la donna nomina il marito in tutto lo scritto, quasi a confermare il detto popolare che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna; a me di Dostoevskij, rimane solo l’eterna disperazione per non essere riuscito in gran parte delle opere a dedicarsi al labor limae che avrebbe reso i suoi scritti più organici e stilisticamente ineccepibili; cosa che non potè fare, soprattutto agli inizi della sua lunga carriera, perché perseguitato dal perverso meccanismo dei debiti e delle consegne e dei contratti fino a quando Anna non prese in mano la situazione, gestendola con grande lucidità. Bel ritratto di donna.
Indicazioni utili
Anna e Fedor
Da qualche anno Bompiani pubblica le memorie di Anna Grigor'evna, seconda moglie di Dostoevskij.
Anna rimase accanto a Fedor per quindici anni, fino alla morte di quest'ultimo nel 1881 e nel 1911 iniziò a raccogliere i suoi ricordi in un diario, successivamente dato alle stampe.
Il racconto in prima persona di Anna, oltre che essere di estremo interesse per conoscere da vicino il romanziere senza filtri da parte della critica, risulta davvero intenso sul piano emotivo e dei sentimenti.
Le parole di Anna destano una sensazione di genuinità e di calore umano, portano alla luce in maniera vivida le problematiche della vita familiare, le traversie economiche, gli accidenti dovuti alla salute malferma e precaria dello scrittore, la disperazione causata dalla perdita di due figli; eppure fa da contraltare lo spirito tenace e combattivo di una donna estremamente moderna nel sentire, nel pensiero e nell'agire.
Traspare dalla ruvidità di questo racconto una giovane donna, che ha rinunciato alla possibilità di avere una vita forse più tranquilla, in nome di un sentimento di amore e dedizione molto forte, un sentimento che la legherà a Dostoevskij per la vita, nonostante i sacrifici e le avversità.
La vera chicca di queste memorie è quella di fornire ai lettori di Dostoevskij un'occasione straordinaria, ossia di conoscerlo dall'interno, di conoscere prima che il romanziere l'uomo, il padre, il marito. Attraverso i ricordi, gli occhi, il cuore di Anna ne emerge la figura di un uomo dotato di estrema sensibilità, devoto alla famiglia, riconoscente verso la moglie, innamorato dei figli giunti in tarda età, mosso da un animo generoso verso il prossimo, sfruttato da amici e parenti opportunisti.
Un uomo vessato da debiti e creditori, un uomo segnato dalla malattia con cui cercò di convivere una vita intera, ma che certamente lo condizionò sotto tanti aspetti.
Grazie a quest'analisi intimista, è possibile cogliere infiniti spunti e notizie per comprendere la genesi ed il percorso creativo di alcuni romanzi; seguendo talune cronache dettagliate di Anna, un lettore conoscitore della penna di Dostoevskij può senza dubbio uscirne arricchito da quest' opera, carica di immagini, di avvenimenti, di ricordi dolci e amari.
Illuminanti le pagine in cui la moglie descrive la maniera di scrivere di Dostoevskij, la nascita dell'idea e dei personaggi di un romanzo, le ore dedicate alla scrittura; insomma ella ci fornisce una rappresentazione vivida del letterato, sempre con naturalezza e pacatezza, senza utilizzare toni enfatici e celebrativi.
Non ci è dato conoscere fino in fondo se le memorie di Anna Grigor'evna abbiano subito contaminazioni e rimaneggiamenti; vero è che stilisticamente si mostra come un lavoro ben curato, fluido e non frammentato.
Forse per merito dei suoi studi anche Anna possedeva una buona capacità espositiva e ce ne dà conto nell'ultimo atto d'amore verso il marito, imprimendo nero su bianco i suoi ricordi, almeno questo ci piace pensare.
Un titolo poco conosciuto, che offre una lettura gradevole ed emozionante, un mezzo di approfondimento per chi conosce Dostoevskij o per chi dovesse accingersi alla sua lettura.