Donne dell'anima mia
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Recensione della Redazione QLibri
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Pace nel mondo
Fresco di stampa, ecco che troviamo nelle librerie "Donne dell'anima mia" di Isabel Allende, edito da Feltrinelli, in una bella edizione e con una copertina deliziosamente rosa con delle spennellate arancioni, forse a emulare le fiamme della bruciante filosofia femminista dell'autrice? "Non esagero quando dico che sono femminista dai tempi dell'asilo" - questo è l'incipit bruciapelo e che mette subito in chiaro l'argomento cardine di questa "chiacchierata informale" come l'autrice stessa definisce il libro. Uno scritto autobiografico quello di Allende, che indaga sull'origine del suo pensiero femminista e osserva come esso si è plasmato nel tempo fino ad arrivare a oggi, e che ha necessitato anche di un certo coraggio esponendosi attraverso confessioni facilmente criticabili, ma del resto nessuno è perfetto, il rischio però è quello di cadere in contraddizioni con ciò che si afferma e perdere la credibilità. E in effetti le contraddizioni non mancano in questo libro, così come non mancano i cliché e la soggettività di certe idee e quindi la loro non condivisione, il che dimostra come il femminismo sia interpretabile in vari modi e di come i suoi confini siano labili.
Ho trovato in questo libro un super-io molto spiccato, a tratti disturbante perché ingombrante, autocompiaciuto e se da un lato riconosce i suoi privilegi dall'altro mostra una falsa modestia ("Se sono riuscita a trovare un fidanzato io, c'è speranza per tutte le donne anziane che desiderano un compagno."). Ho trovato un'autrice che nel periodo della quarantena Covid si mette comoda al suo pulpito e scrive un bel discorso alle sue "fedeli lettrici" su come sarebbe bello, giusto e civile il mondo guidato parimenti da donne e uomini, concludendolo con l'invito alla costruzione di un mondo "gentile, in cui regnino la pace, l'empatia, l'onestà, la verità e la compassione", "un pianeta incontaminato, protetto da qualsiasi forma di aggressione", che non è una fantasticheria ma un progetto e "insieme possiamo realizzarlo". A unicorni o altri animali fantastici non fa riferimento.
Personalmente apprezzo moltissimo l'impegno sociale che Allende intraprende attraverso la sua fondazione per dare assistenza e protezione a donne e bambini, è l'esempio concreto di chi applica la sua teoria e cerca di coinvolgere e sensibilizzare gli altri nei confronti dei più deboli e trovo sia la cosa più umana e difficile che si possa fare: fare del bene. Anche per Tolstoj, fare del bene e aiutare chi è in difficoltà, i mujic in particolare, è diventata la sua ragion di vita, ha sostituito la fede in Dio, e c'è bisogno di persone di questo tipo, che hanno i mezzi economici e la voce alta per coinvolgere la massa. Ben venga. Non mi ha convinto invece il libro sia a livello letterario che ideologico, lo trovo già invecchiato. Probabilmente perché i riferimenti che fa sono ambientati in Cile, in Asia, in Africa. In Europa, grazie a Dio alcune realtà sono superate già da qualche anno, seppur la donna continua ad essere debole in qualsiasi parte del mondo ma a mio avviso bisogna anche restare con i piedi per terra e non trasformare il femminismo in una lotta contro il maschilismo a prescindere. Chi ci dice che un mondo al femminile sia migliore di quello patriarcale che tanto la scrittrice detesta? Chi ci dice che la cattiveria sia lieve e meno frequente tra le donne rispetto a quella insita nel maschio? Fino alla prova contraria, la solidarietà tra donne è minore rispetto a quella tra maschi e la si può ben notare negli ambienti lavorativi.
"Negli Stati Uniti, in questo secondo millennio, si mette ancora in discussione non solo il diritto all'aborto, ma anche gli anticoncezionali femminili. Ovviamente nessuno mette in discussione il diritto dell'uomo alla vasectomia o all'uso dei preservativi"...paragone un po' forzato, la vasectomia non è così facilmente ottenibile ma ancora vincolata e secondo, il preservativo è utile ad entrambi e protegge da malattie sessualmente trasmissibili prima ancora che di una eventuale gravidanza.
"Provo a immaginare l'amante che le mie lettrici eterosessuali desidererebbero, ma questo compendio di virtù maschili non è nelle mie corde. L'uomo ideale dovrebbe essere bello, forte, ricco o potente, per niente stupido, deluso dell'amore ma pronto a lasciarsi sedurre dalla protagonista, insomma, è inutile che prosegua..."...qualcosa non mi quadra, da femminista che promuove la donna come un essere pensante profondo e con pari diritti dell'uomo mi cade in questo pregiudizio sull'amante ideale della donna?! o su quello che una lettrice donna vorrebbe dal protagonista maschio di un libro? Un'altra cosa che ho notato è che lei si rivolge al suo pubblico più volte con l'appellativo di "fedeli lettrici", altra cosa che non ho compreso, perché non "lettori"? Sarà che il genere neutro ha troppe sembianze maschili?
"sono grata a quell'infanzia infelice perché mi ha fornito materiale per i miei romanzi. Non so come se la cavino gli scrittori che hanno avuto un'infanzia serena in un ambiente normale."... altra affermazione molto discutibile a mio avviso. Peccato che non possiamo chiederlo a Proust, a Nabokov, a Tolstoj, come hanno fatto scrivere dei monumenti della letteratura.
E se all'età di due anni, secondo la leggenda era capace di riconoscere Renoir e Monet, non ci sorprende che alla veneranda età di settantotto anni scatta quasi come una gazzella, scrive cinque ore al giorno, e fa l'amore - in effetti pare che sia molto orgogliosa della sua natura passionale e della libido che fortunatamente c'è ancora, in calo ma c'è. Tutto molto bello, è un libro in cui si dichiara felice della sua vita, dei suoi sogni raggiunti e felice di viversi il presente tra scrittura e amore. E noi siamo felici per lei.
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Donne nel tempo
Con “Donne dell’anima mia” ripercorriamo il percorso di vita di Isabel Allende dai tempi dell’infanzia sino ai giorni nostri in particolare soffermandoci sul suo essere da sempre femminista. Ella, infatti, sin dalle prime battute di questo titolo di appena 174 pagine e capitoli brevi composti da un paio di pagine ciascuno, si afferma tale sin dall’asilo, sin dalla più tenera età e dunque in netta contrapposizione con quel machismo che le ruotava attorno. Un componimento, dunque, autobiografico e il cui tema è chiaro sin da subito, pertanto, se non siete lettori amanti di questa tematica, suddetto scritto non potrà solleticare particolarmente le vostre corde e le vostre curiosità anche perché non esente da cliché. Se al contrario siete amanti della problematica potrà essere un buono spunto per arricchire il vostro bagaglio o comunque per avvicinarvici.
La Allende non ci risparmia di confessioni, non ci risparmia di riflessioni. La sua penna è rapida, informale, diretta. La pillola non viene resa più indolore, l’anima è messa a nudo per quello che è e per quello che può offrire. Nel suo bene e nel suo male.
Ecco perché può dividere. “Donne dell’anima mia” è un volume dove la protagonista è Isabel Allende e il suo femminismo. Non c’è spazio per storie di tempi che furono o per una prosa poetica ed evocativa come nelle sue opere del passato più celebri e famose. Non è oggetto del lavoro proposto e del suo essere scritto. Quindi se questo cercate, ne resterete delusi.
Se viceversa cercate una biografia, un testo che non è altro che una confessione, un memoir dell’essere passato e presente, una sorta di vademecum di valore e principi in cui credere, una lettera a cuore aperto, ecco allora che farà per voi. Certamente questo non è il libro con cui cominciare a leggere l’autrice per conoscerla nell’aspetto di scrittrice. Buona lettura!
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No = a chi non ha mai letto niente di lei, non ama il tema e non ama le autobiografie.