Christiane F. La mia seconda vita
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Gli anni 80 nella loro cruda realtà
Romanzo per certi versi storico.
Di una cruda realtà, da cui è stato tratto un grandissimo film che ha segnato con altri la mia adolescenza.
Il libro è un lento viaggio verso gli effetti devastanti delle droghe di allora, che andavano ancora via endovena.
Ci pensò poco dopo lo spetto dell'Aids a porre un freno a quella che era una epidemia sociale che riguardava tutta Europa e gran parte del mondo.
L'eroina, il male assoluto. In questo libro, per chi possiede fegato, si entra nel mondo devastato di questi poveri angeli appena sbocciati e si assapora l'amaro viaggio, spesso senza ritorno, nelle atroci morti per overdose.
La Berlino descritta è cupa, violenta, perversa, malvagia, spietata. Un città dove vive l'alienazione totale dei disgraziati che per diverse ragioni trovano un conforto nelle droghe.
Vendono se stessi, non sono più che una pallida idea di esseri umani. La droga li annienta completamente e li riduce allo stato delle bestie.
Il libro lucidamente e spietatamente, ci porta lentamente a conoscenza con un sotto mondo fatto di disperazione e morte dove alla fine tutti potrebbero cadere.
Infatti quando si giudica un drogato, si dimentica quali possano essere i motivi che lo portano a compiere certi gesti. E' solo debolezza o vi è dell'altro.
La protagonista è una ragazza come molte altre, con sogni e delusioni. Amicizie, una famiglia, i primi amori. Tutto sembra andare bene, ma poi ecco che nei vicoli oscuri della grande metropoli si nasconderanno quei demoni che la porteranno verso un destino non augurabile neanche al peggior nemico.
Il libro non è piacevole. E' duro e crudo come pochi. E' bello come il film. E' una gemma, spesso dimenticata.
Indicazioni utili
La star del buco...per sempre.
Ne "LA MIA SECONDA VITA" ritroviamo una Christiane cinquantenne, ancora sotto terapia di metadone, con il fegato distrutto, un'epatite C cronica e una forte depressione...a testimoniare quello che ormai è una certezza: dalla droga non se ne esce mai, si può sopravvivere, ma "vivere" è un'altra cosa.
Il titolo è ingannevole...perché "la mia seconda vita" farebbe pensare ad una svolta, ad una rinascita, ad un cambiamento.
Niente.
La vita di Christiane continua ad essere un susseguirsi di disontissacazioni e ricadute, disintossicazioni e ricadute...ancora e sempre, con la sola differenza che, grazie ai proventi della pubblicazione del libro "Noi, I ragazzi dello zoo di Berlino", non ha mai piu avuto problemi economici e, quindi, non si è mai più dovuta prostituire.
E quando era "pulita" non mancava certo di fare uso di hascish, alcol, o di ingoiare pasticche come fossero smarties.
Ha avuto la possibilità di frequentare il mondo della musica, venendo a contatto con grandi della musica rock, come David Bowie, Van Helen, Depeche Mode...e di sedersi a tavola con personalità forti della letteratura come Simenon, Suskind, Highsmith, Durrennmatt (al quale non ha avuto problemi a dire di non aver apprezzato i suoi scritti!).
Forse l'unica cosa che avrebbe davvero potuto salvarla, le è stata strappata dopo 11 anni...suo figlio.
Era il suo riscatto, la sua unica possibilità di dimostrare a se stessa e al mondo di non essere più "una drogata", ma non le hanno dato fiducia (d'altronde perché avrebbero dovuto?)...e al primo sentore di una possibile ridiscesa agli inferi glielo hanno portato via.
Strappandole l'anima.
È vero anche che l'opinione pubblica, i media, la stampa, non le hanno dato tregua, l'hanno schiacciata nel suo passato, nel suo ruolo...anche quando lei s'impegnava ad essere una persona migliore.
Christiane è e resterà per sempre una "star del buco", un animale da fiera, una bestia rara.
Una ragazza dello zoo di Berlino.