12 anni schiavo 12 anni schiavo

12 anni schiavo

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Solomon Northup, un uomo nato libero, fu rapito a Washington nel 1841, e fatto schiavo per dodici, interminabili anni. In queste memorie, pubblicate per la prima volta nel 1853, troviamo tutta la sua storia: mentre si trovava a Washington con due sconosciuti che gli avevano proposto un ingaggio come violinista, venne assalito nel cuore della notte, drogato, legato e trascinato al mercato degli schiavi. Lì fu subito minacciato: se avesse rivelato di essere nato libero, sarebbe stato ucciso. Iniziarono così dodici anni di schiavitù, di violenze, brutalità e sofferenze senza fine. Solomon capì che gli schiavi valevano meno del bestiame: potevano essere picchiati, costretti a lavori massacranti, potevano morire nella completa indifferenza. Lui stesso venne assalito con un’ascia, minacciato di morte, fu costretto a uccidere per salvarsi. Poté vivere sulla sua pelle una delle pagine più nere della storia d’America, la piaga nascosta dietro la splendente vetrina del Paese che cresceva e abbatteva ogni confine. Poi, al culmine della disperazione, Northup incontrò un bianco completamente diverso dagli altri. A lui Solomon affidò una lettera indirizzata a sua moglie e da quel momento tutto cambiò.



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12 anni schiavo 2020-10-16 12:27:01 Primrose
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Primrose Opinione inserita da Primrose    16 Ottobre, 2020
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Dolorosamente reale

Solomon Northup è un afroamericano come tanti, marito e padre di famiglia appassionato di musica; una vita semplice che procede serenamente fino a quando due sconosciuti riescono ad avvicinarlo proponendogli un ingaggio come musicista. Solomon viene drogato e la mattina successiva si risveglia in catene. Inizia così la sua disavventura. Viene trascinato al mercato degli schiavi e minacciato di morte qualora avesse rivelato la sua condizione di uomo libero. E’ così che Solomon lascia il posto al Plett, uno schiavo privato di ogni diritto persino quello di avere un passato. Paura e speranza si alternano come anelli di una catena, la stessa che imprigiona polsi e caviglie di miliardi di uomini come lui. Una storia tragicamente assurda eppure dolorosamente reale. Solomon ci rende partecipi di questa ingiustizia e attraverso il suo sguardo assistiamo a una delle più grandi iniquità che gli uomini stessi hanno inflitto ai loro simili. Il dolore di partecipare impotenti alla sofferenza dei propri compagni di sventura, la disperazione di non vedere davanti a se alcun futuro, l’angoscia di sentire una donna supplicare perché le venga tolta la vita. Questa è forse umanità? Giudicate voi e chiedetevi se ci sia un limite alla crudeltà. Se la libertà e la dignità di un nostro fratello possa essere talmente insignificante e precaria da essere sminuita e dismessa come un vecchio abito. Schiavitù e libertà si alternano e si intrecciano e ci ricordano che tutto ciò che per noi ora appare scontato e dovuto è in realtà il frutto delle lotte e della sofferenza di uomini coraggiosi come Solomon. In uno scenario così desolante essere padroni di noi stessi è il dono più grande che possiamo vantare di aver ricevuto.

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12 anni schiavo 2017-10-08 13:44:54 Paola75
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Paola75 Opinione inserita da Paola75    08 Ottobre, 2017
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NON RENDE

Solomon Northup racconta la sua esperienza da uomo libero a schiavo. Ingannato da due sconosciuti, i quali promettendogli un offerta di lavoro come musicista in un circo partono per New York e di lì i due uomini lo convincono ad andare a Washington offrendogli un generoso stipendio.
Fu così che avvelenato e in seguito picchiato per impedirgli di rivelare di essere un uomo libero, si ritrovò sul mercato degli schiavi e di li incominciano le sue vicissitudini da padrone a padrone lottando sia per la sua sopravvivenza che per la sua dignità.
La sua storia, un dramma per la società del XVIII e del XIX secolo, in America del sud era legale il traffico di essere umani: uomini, donne e bambini provenienti dall'Africa venivano acquistati e venduti all'uomo bianco per essere utilizzati nelle piantagioni di caffe, cotone ecc. lavorando 15/16 ore al giorno senza una paga sotto sorveglianza di supervisori e a volte frustati o addirittura uccisi se non producevano o non rispettavano le regole.
A mio parere la sua autobiografia ha tutte le potenzialità per essere un capolavoro ma il romanzo non rende è descritto sottoforma di cronaca, fredda e distaccata, i personaggi non conquistano e non trasmette nessun tipo di emozione: dolore o sofferenza contro questa piaga sociale, inoltre ho trovato abbastanza noiose le descrizioni delle coltivazioni; mio malgrado ho dovuto abbandonarlo, cosa che difficilmente faccio, poichè la lettura non mi concentrava e mi tediava.

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