You like it darker. Salto nel buio
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La luce ed il buio
“You like it darker” di Stephen King è una raccolta di racconti deliziosi nel loro genere. Di cosa parla questo titolo, in italiano tradotto come “Salto nel buio”? Esattamente di quello di cui King racconta normalmente: della società americana del suo tempo. Un contesto civile con pregi e difetti, come tutti, con ampi spazi di luce e, appunto, salti nel buio, come è giusto che sia. La luce è un fenomeno fisico, e come tale si può misurare: il buio invece è un’ assenza di fenomeni fisici valutabili empiricamente. Usando un prisma possiamo diffondere una luce bianca su più colori e valutare le diverse lunghezze d’onda, con sfumature diverse per ogni colore, esattamente come accade per ogni evento della vita quotidiana di chiunque; più difficile è farlo con il buio, questo va illuminato. Il buio è un muro tra la verità e la verità celata.Stephen King racconta la luce, come la vediamo tutti, e il buio, che non vediamo finché una luce, di qualsiasi tipo, lo perfora, fino ad allora lo possiamo solo immaginare. Il buio è un posto reale che funziona a modo suo, dove magari ogni buona azione non resterà impunita. Un posto da non prendere sottogamba. Questo fa Stephen King, vive i fatti dei suoi giorni, li trasfigura con la sua sensibilità artistica, attinge dal suo immaginario, ne ricava belle storie, con il suo talento le scrive, e bene, riporta così della luce, e della sua assenza. Ha una bella fantasia, bisogna ammetterlo, che per di più piace a molti che lo seguono, e vende. Ne riportiamo qualche esempio, pescando tra i racconti della raccolta: nell’immaginario collettivo gli alieni alla ET sono sempre in possesso di una tecnologia avanzata salvavita, in “Due bastardi di talento” King inverte l’ordine dei fattori, ma il prodotto di qualità che ne deriva non cambia. Bello il rapporto nonno-nipote, trovate? Molto affettuoso, intimo, confidenziale, un raccontare continuo dell’anziano che ricorda e il giovane che apprende, un voler riversare da parte dell’anziano tutto quanto vissuto, la sua esperienza di vita, un desiderio di condividere, di passare il testimone, questo è quanto riporta “Willy lo strambo”. Ricordate quante polemiche suscitano certi episodi, con tanto di resoconto filmato, sulla brutalità della polizia americana? Certo, King non è così banale da riportare un semplice episodio di mala polizia, dopotutto esistono poliziotti buoni e altri cattivi, ma per davvero, non come coppia standard presente nei polizieschi, in sede d'interrogatori dei sospettati di delitti: in “L’incubo di Danny Coughlin” ce ne sono due di agenti singolari, una donna e un uomo che conta. Nel senso proprio di dare i numeri, e solo perché il presunto colpevole sogna. Questo è una raccolta per intenditori kinghiani: solo loro, infatti, potranno apprezzare compiutamente nel racconto: “Serpenti a sonagli” i richiami e i rimandi a titoli precedenti del nostro, pietre miliari come “Cujo” e “Duma key”. Infine, sappiamo tutti che ai bivi importanti della nostra vita, quando dobbiamo prendere scelte cruciali per il futuro della nostra esistenza, non esistono purtroppo mappe, cartelli indicatori o navigatori che tengano. Può succedere però d'incontrare sul bordo di una strada “L’Uomo delle risposte”, con tanto di tariffario, pochi dollari per qualche minuto di domande con risposte garantite veritiere. In sintesi, lo stesso Stephen King ricorda Francisco Goja, che ha dipinto il celebre quadro "Il sonno della ragione genera mostri”, dove il pittore ha ritratto se stesso mentre dorme, sognando creature fantastiche. Stephen King fa lo stesso, descrive l’America nei suoi lati di luce, ma anche in quelli nel buio, ma tanto il pittore che lo scrittore dichiarano ciascuno a suo modo che questi sogni fantasiosi siano in verità una componente necessaria alla sanità mentale. E che i responsabili della maggior parte dei problemi del mondo siano quelli tra gli uomini meno fantasiosi. Che non amano la luce e il buio, ma le sole tenebre: e King ne scrive di ambedue.