Uomini senza donne
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Recensione della Redazione QLibri
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What might have been and what has been
“What might have been and what has been
Point to one end, which is always present.”
Sono versi, questi, tratti dal primo dei Four Quartets dal titolo Burt Norton di T.S.Eliot, ai quali viene spontaneo pensare leggendo la raccolta di racconti di Murakami Haruki, recentemente pubblicata da Einaudi con il titolo “Uomini senza donne”. Le sette storie, infatti, hanno un filo conduttore comune, pur essendo assai diverse tra loro, che si identifica con lo straordinario senso del tempo, con la consapevolezza dell’irreversibilità degli eventi accaduti che vanifica la ricerca di una felicità terrena, e induce a rifugiarsi in una sfera fantastica.
Tutti questi sette racconti descrivono, infatti, storie ai limiti della realtà, o meglio storie che peccano volutamente di razionalità. Anomalo è il comportamento di Kafuku (Drive my car) che decide di diventare amico dell’amante della moglie, dopo la morte di lei, per capire qualcosa di più su una donna che credeva di conoscere alla perfezione, come anomalo è il rapporto di amicizia che lega Kitaru e Aki e che coinvolge anche Erika (Yesterday). Sono legami destinati a interrompersi e a finire in una recondita e sofferta parte della memoria. Molto significativa è la libera e arbitraria traduzione che Aki fa dei versi della canzone dei Beatles, “Yesterday”: “Ieri è l’altro ieri di domani, il domani dell’altro ieri.” Il tempo dunque, come elemento fondamentale e imprescindibile in tutta la narrazione. Irrazionale e alquanto assurdo, appare nel terzo racconto la tesi del dottor Tokai secondo la quale ogni donna è dotata di un organo indipendente che le permette di mentire. È tuttavia proprio l’incapacità di Tokai di prendere decisioni e stabilire rapporti duraturi che lo condanna a una morte per inedia. Come non pensare al “I would rather prefer not to” del Bartleby di Melville?
Sempre in relazione al tempo si snoda il racconto Sherazade, ispirato alle Mille e una notte. Il procrastinare all’infinito la conclusione della storia raccontata da Sharazade a Habara crea una dimensione irreale, che sarà rifugio per il protagonista. “Perché le donne offrivano un tempo speciale che annullava la realtà, pur restandovi immerse.”
Anche Kino, il personaggio centrale della storia successiva, tradito dalla moglie, si rifugia in uno spazio e in un tempo che sembrano sospesi. “Il mondo era un immenso oceano privo di punti di riferimento e Kino una barchetta che aveva perso carta nautica e ancora” Egli non riesce infine più a ricollegarsi alla realtà.
È “Samsa innamorato” il racconto che meglio esprime, tuttavia, l’esigenza di Murakami di rappresentare un mondo assurdo in cui è difficile orientarsi e ritrovare i valori tradizionali. Qui è La metamorfosi di Kafka, che offre l’ispirazione allo scrittore giapponese. L’assurdo è il tema centrale ed è in ogni caso la condizione in cui si dibatte l’uomo.
Uomini senza donne sono dunque coloro i quali non riescono ad avere rapporti stabili e duraturi, in un mondo in cui di stabile e duraturo è rimasto ben poco.
Ogni racconto è narrato al ritmo d’una musica di successo, che siano i Beatles o jazzisti afroamericani come Ben Webster, Coleman Hawkins o Billie Holiday, o che sia il tema del film di Denver Daves “Scandalo al sole”. Le numerose fonti di ispirazione di matrice occidentale e la predilezione per la musica anglo americana, fanno sì che Murakami Haruki sia uno scrittore particolarmente gradito alla cultura eurocentrica, pur conservando tutte le caratteristiche della cultura del suo paese.
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Amore incondizionato e mal d' amore.
" A volte perdere una donna significa perderle tutte. Cosi' diventiamo uomini senza donne."
L' epilogo dei sette racconti di Murakami potrebbe esserne l' incipit e riassumerne i contenuti ed i significati sottesi.
Si parla di uomini soli, che hanno vissuto l' abbandono femminile, chi per incapacita' personale, chi per puro tradimento, chi per motivi inspiegabili, chi per eccesso di amore.
Vi e' un ribaltamento di ruoli, almeno nell' ambito letterario ( solitamente e' la donna a subire l' abbandono ), cosi' come l' universo femminile si mostra volubile, superficiale, cangiante, inaffidabile, tratti storicamente di impronta prettamente maschile.
Ma il tema dell' abbandono e della separazione dei sessi non mi sembra cosi' determinante nel delineare la storia ed i personaggi. I protagonisti maschili amano profondamente l' universo femminile e l' amore nelle sua declinazione suprema, sono sensibilmente '' umani ", al di la' del sesso di appartenenza e ne riconosciamo i tratti comuni di profonda sensibilita' intellettiva, peculiarita' dei personaggi di Murakami.
In questi racconti ritornano temi cari all' autore, l' ascolto, il silenzio comunicativo, la delicatezza dell' approccio relazionale, la profonda riflessione psicologica, l' interrogarsi sull' io ( si pensi alla domanda " chi sono io? " che si pone il chirurgo estetico Tokai nel racconto " Organo indipendente " ) il passato che ritorna, l' abbandono, ed ogni singolo racconto e' una trama a due, uomo-donna o uomo- uomo, e spesso e' una trama irrisolta.
In realta' trattasi di una attenta dissertazione sui temi della vita e dell' amore, ( fondamentalmente assimilabili ) che puo' essere una maschera ed una recita quotidiana ( si pensi all' attore di " Drive my car " ), un amore agognato ed impossibile ( " Yesterday " ), il mal d' amore vissuto come tradimento ( " Organo indipendente " ), l' amore come intimita' ( " Shahrazad " ), il tradimento, le scuse e la capacita' di perdonare ( " Kino " ), l' amore incondizionato ed universale al di la' delle apparenze ( " Samsa innamorato " ), il lutto di una perdita e l' unicita' di ogni rapporto d' amore ( " Uomini senza donne " ).
La grandezza dei racconti si esprime nell' inquietudine e nella pienezza emotiva, elementi spesso inconciliabili, che lascia a noi lettori, insieme a quel senso di vuoto e di sospensione che caratterizza personaggi e narrazione.
Ogni trama è' un viaggio a se', è' come se ci trovassimo di fronte ad una tavola imbandita con portate da assaporare lentamente, masticandone la pienezza, la leggera corposita' ', apprezzandone il gusto, i sapori spesso solo accennati, nascosti, ma estremamente vividi, e quelle storie e quei personaggi che si arrovellano alla ricerca di un senso, che si assomigliano nella diversità', sono equilibristi della vita, spesso si perdono per ritrovarsi quasi per caso, basta uno sguardo, un colore, una sensazione, un' atmosfera, un ricordo.
E' un' opera che esprime i tratti peculiari dell' autore, ne riassume i contenuti, l' amore per la musica, per certa letteratura occidentale, tratti pop, e' scandita dai ritmi narrativi di Murakami, linearita', asciuttezza dialogica, linguaggio nitido, quasi infantile.
Egli nel proprio excursus narrativo si spinge a riflessioni di artista e uomo vissuto e maturo, riannodando i fili di una vita ben sapendo che ogni essere umano e' un' isola deserta e che il significato di una esistenza e dell' amore sta tutto negli occhi di chi guarda.
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Protagonista è l'assenza
Raccolta di racconti. Sette per la precisione. E non è una struttura di libro fra le mie preferite, perché non amo i frammenti. In questi racconti c’è però un filo conduttore, che è quello che ispira il titolo (geniale) del libro stesso: l’assenza delle donne. Ovvero le vite di diversi uomini che, per un motivo o per un altro, si ritrovano a convivere con uno stato in cui la loro donna, compagna, moglie, amica, manca. Vuoi perché è una moglie traditrice ed il marito vuole diventare amico dell’amante proprio quando la moglie è ormai morta, per capire le motivazioni del tradimento. Vuoi perché un ragazzino ispira l’amore di una ragazza che si intrufola a casa sua sempre di nascosto per muoversi nel suo mondo senza che lui lo sappia. Vuoi perché un ragazzo fa di tutto perché la sua ragazza esca con il suo amico. Vuoi perché un chirurgo estetico, che nella vita è sempre stato molto free, si innamora in modo inaspettato ed arriva ad autoannullarsi quando la sua donna non si separa dal marito per lui ma per un terzo uomo. Ed è proprio il chirurgo Tokai il personaggio che ho preferito. Tanti intrecci, tanti inganni, tanta solitudine si respira in ognuna di queste storie. Ognuna di esse sembra essere una rappresentazione teatrale. E leggerle ci fa sentire un po’ attori. Ci si cala in un ruolo per diventare qualcuno di diverso e, quando si finisce quella parte, si ritorna se stessi, ma non esattamente quelli di prima.
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Essere uno degli uomini senza donne
“Uomini senza donne” è il titolo dell’ultimo di sette racconti nei quali Haruki Murakami affronta il tema dell’assenza femminile nella percezione di uomini talvolta spaesati dal mistero dell’altro sesso.
Dopo “Drive my car”, “Yesterday” e “Organo indipendente”, i racconti si fanno sempre più surreali.
Così in Shahrazad, Habara vive in un’imprecisata sfera di cattività nella quale riceve le visite (“E quando le lancette dell’orologio segnavano le quattro e mezza, Shahrazad si interrompeva…”) di una donna che con lui consuma il sesso scandito da racconti (“Nella mia vita precedente ero una lampreda… Sai come fa una lampreda a mangiare una trota?”) proprio come nelle Mille e una notte (“L’atto sessuale con Shehrazad e le storie che lei gli raccontava formavano una cosa sola”).
“Doveva scriverlo nella sua agenda. Ladra d’amore, matita, tampax”
“Kino” è il titolare di un bar con strani frequentatori: un avventore assiduo, due personaggi loschi (“Kino immaginò la scena in cui Kamita in pochi secondi metteva fuori combattimento quei due uomini” forse della yakuza), una donna (“Mi hanno spento delle sigarette sulla pelle”) che fa coppia con un tipo (“Sembravano condividere, loro due soltanto, un pesante segreto”) che poi scompare (“Altro dettaglio che trovava strano, né l’uno né l’altro fumavano”).
“Prima sparì il gatto, poi cominciarono a comparire i serpenti”
“Samsa innamorato” è la prosecuzione/deformazione de “La metamorfosi” di Kafka e narra le possibili sensazioni di un Samsa riconvertito al genere umano e impegnato a governare i propri istinti primari (“Tutt’a un tratto ebbe freddo… Prima la fame…”) e sessuali (“Il che produsse una protuberanza sul davanti della vestaglia”) dinnanzi a una ragazza (“Gobba?”), chiamata a riparare la serratura di casa Samsa in una Praga assediata (“La città è tutta un posto di blocco”).
“Sono stato malato, e ci sono tante cose che non afferro ancora bene”.
Il clima straniante (“Un uomo dalla voce bassa mi diede una notizia: una donna aveva lasciato per sempre questo mondo”) e alieno (“Era la terza, fra le donne con cui avevo avuto una relazione, che sceglieva di darsi la morte”) raggiunge l’apice in “Uomini senza donne”, il racconto conclusivo (“Quanto sia duro e doloroso essere uno degli uomini senza donne, solo gli uomini che hanno perso una donna lo sanno”).
Giudizio finale: surreale, analitico, preoccupante.
Bruno Elpis
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Un libro leggero ma pieno di significato
“Uomini senza donne” di Murakami Haruki si presenta come una piacevolissima raccolta di sette racconti legati da un tema comune deducibile dal titolo del libro. Con grande maestria, gia` dimostrata in altre sue opere, l’autore riesce a farci provare una forte empatia per tutti i personaggi, sia questi attori famosi di mezzeta` (come in Drive my car) o giovani ragazzi rinchiusi in casa per paura della societa` che li circonda (ritrovabili in Shahrazad). In men che non si dica ci ritroviamo trasportati in varie ambientazioni, dal frenetico Giappone moderno alla Germania alla vigiglia della Seconda Guerra Mondiale, le quali pero` fanno solo da sfondo a vicende considerate piu` importanti, ovvero le storie d’amor perduto dei protagonisti. Tutto il libro e` permeato da quel sottile filo di malinconia e delicatezza che caratterizza tutta la produzione murakamiana (e a mio parere anche buona parte della letteratura giapponese in generale), il quale rende leggera e molto piacevole la lettura di tali racconti, ma allo stesso tempo ci lascia con un lieve sentimento di sconforto, ponendoci domande sul destino ignoto dei protagonisti delle vicende del libro.
Lo stile e` a mio parere leggero e scorrevole, estremamente adatto ai generi di racconti trovabili nella raccolta, rendendola una lettura piacevole e non impegnativa.
Murakami di sicuro e` riuscito a tener fede alla fama che si e` creato, ed ha abilmente dato forma ad un’opera degna del suo nome, ne` troppo pesante ne` troppo leggera, un libro senza pretese che affronta tematiche all’ordine del giorno nella societa` a noi contemporanea.
E` una lettura consigliatissima a chi ha voglia di rilassarsi e meditare un po’ sulla realta` che ci circonda, o anche soltanto a chi vuole passare un po’ di tempo in tranquillita` leggendo un ottimo romanzo che la letteratura odierna ha da offrirci.