Narrativa straniera Racconti Un giorno come un altro
 

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Un giorno come un altro

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Quando Shirley Jackson arrivò in ospedale per la nascita del terzo figlio, l’impiegata all’accettazione le chiese quale professione svolgesse. E alla risposta «Scrittrice», replicò imperturbabile: «Io metterei casalinga». Senza volerlo, quell’impiegata aveva toccato un nervo scoperto – e colto nel segno. L’autrice di uno dei più celebri e disturbanti racconti della letteratura americana moderna era anche, come emerge dagli irriverenti aneddoti familiari, un’eccentrica donna di casa e una madre spassosa e piena d’inventiva. Ed è impossibile non riconoscere qualcosa di lei nelle stravaganti Mary Poppins che popolano questa raccolta, accompagnate da gatti parlanti e in grado di confezionare abiti con le coccinelle e i denti di leone del giardino. Quanto al lato più macabro – quello che la spinge ad affrontare tormenti, aberrazioni, crudeltà, a sondare normalità, follia, soprannaturale e sordido, o ancora a rendere sottilmente inquietante la banalità di «un giorno come un altro», appunto –, il lettore non avrà che l’imbarazzo della scelta. Nessuno meglio di Shirley Jackson conosce «il male incontrollato» che si cela sotto la più linda e ordinata delle superfici. E solo lei sa mescolare assurdo, comico e spaventevole – avvelenata mistura –, portandoli alle estreme conseguenze con un’economia del dettato e un’acutezza del dettaglio del tutto inconfondibili.



Recensione della Redazione QLibri

 
Un giorno come un altro 2022-12-19 14:32:29 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    19 Dicembre, 2022
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Giorni qualunque, tra noccioline, magie e spettri

È possibile che una monetina – casualmente trovata per terra da un pover’uomo, che da settimane cerca disperatamente di trovare un impiego, e da lui donata a un bambino incontrato per la via – possa dare la felicità a tante persone? Una telefonata fatta al numero sbagliato può causare un’escalation di ripicche tra vicini di casa? Come si può preparate un pranzo di alta cucina con gli uccellini impagliati che ornano un vecchio cappello, un po’ di ovatta estratta dall’imbottitura di un cuscino e un vestitino decorato con una fantasia di ciliegie? Poi, perché mai, nessuno in paese percorre la vecchia strada dei Sanderson quando piove a dirotto? Cosa scrive la gentile, garbata sig.na Strangeworth nelle lettere che invia, di notte, a tutti gli abitanti della cittadina?
A queste e a molte altre domande risponde Shirley Jackson nella raccolta ora proposta da Adelphi.
Famosa per essere una delle regine del mistery e del racconto gotico e dell’orrore, la Jackson in questa antologia ci rivela un lato meno noto della sua prosa, che riesce a essere anche argutamente umoristica, salace o aspramente critica nei confronti delle convenzioni e del perbenismo di cui si faceva scudo la piccola borghesia americana nelle cittadine di provincia come la North Bennington in cui ha vissuto sino alla morte.
Nella sua breve, ma immensa produzione letteraria la Jackson scrisse oltre duecento racconti di genere vario. Questa antologia è gran parte frutto di un casuale ritrovamento: 25 anni dopo la morte della scrittrice, fu inviata ai figli una voluminosa cassa che conteneva appunti, bozze e tanto materiale sconosciuto anche alla famiglia. Tra esso moltissimi racconti inediti. La raccolta contenente il meglio di quella fortunata scoperta, assieme ad altre storie che avevano ottenuto solo una limitata diffusione e, poi, non erano mai stati ristampate, uscì postuma nel 1996 e, adesso, viene proposta in italiano in questa edizione che contiene ventidue di quelle novelle e che accontenta tutti i gusti e tutti i palati.
Si comincia con le astuzie di un non vedente che riesce a “truffare” un negoziante sin troppo benevolo, per passare a storie che narrano con arguzia il nostro quotidiano, per giungere a piccole favole moderne dove strane magie alleviano il penoso incedere della vita. Chiude la raccolta un divertente aneddoto personale che ci fa capire come la parola “fama” acquisti un diverso significato a seconda di chi la pronunci.
Nell’antologia sono presenti storie leggere, romantiche, umoristiche, ideali per le pagine degli inserti domenicali dei grandi quotidiani americani; ma pure altre più consone alle atmosfere noir di cui l’A. era specialista, alcune di esse condite con un tocco di impalpabile soprannaturale, gotico o macabro, ma anche da un sano distacco ironico. E così, in “Ha detto solo sì”, leggiamo la storia, abbastanza angosciante, di una giovane, novella Cassandra, ma attraverso le impressioni di una incredula vicina; mentre in “Casa” tornano di scena i fantasmi e le lugubri atmosfere di Hill House, ma la testimone è una scettica indaffarata signora moderna.
Lo stile è quello inconfondibile dell’A. dove, con una prosa agile e disincantata, si narrano pure fatti spiacevoli, ma toccanti. Non è rado trovare storie suggerite da una evidente esperienza autobiografica. Così, conoscendo un poco le vicende personali della Jackson, non si può non rimanere colpiti da racconti quali “Come Charlotte uscì di scena” sugli ultimi mesi di una donna che, come la Jackson, soffriva di gravi problemi di salute, ma ignorava le prescrizioni mediche; oppure come, in “Sola in una tana di lupetti”, una mamma che lavora, ma deve pure tener il passo ai suoi ragazzini scatenati, debba arrabattarsi per conciliare gli impegni.
Il più toccante di tutti, sotto questo profilo, è “Si spegne una grande luce”: con feroce realismo e forse mesta preveggenza, l’A. racconta come, al capezzale di un famoso scrittore morente, si accalchi una folla di lugubri personaggi preoccupati più di mostrarsi e ottenere un po’ di luce riflessa, che di arrecare conforto vero.
In generale si tratta di una raccolta interessante e gradevole; ottima per occupare piacevolmente, anche con brevi sessioni di lettura, gli spazi vuoti delle nostre giornate: tra pennellate rosa, sfondi azzurri, qualche ombra scura e rari schizzi di verde acido, si sorride, ma si pensa anche.

____________

Per l’angolo del pignolo mi sento di dover fare piccolo appunto alla traduttrice. Nel racconto “Devo” si rende, un po’ goffamente, il tipico acronimo inglese I.O.U. (I Owe You, la classica promessa informale di debito di tradizione britannica), col termine “devo” (riportato pure nel titolo), ma l’italiano ha il termine “Pagherò” che meglio e più correttamente avrebbe richiamato alla mente quel tipo di cambiale d’onore.

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Un giorno come un altro 2023-03-13 10:01:22 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    13 Marzo, 2023
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Il male irrompe nella normalità


Shirley Jackson ha pubblicato otto titoli di libri, il più recente dei quali è intitolato La meridiana. Ora propone Un giorno come un altro, una antologia di racconti che sono apparsi originariamente su una rivista tra il 1943 e il 1968.
Una raccolta che narra vite normali, in cui introduce il male e il sovrannaturale.
La tesi di fondo è che:
“Nulla è più inquietante dell’ordinario”.
La normalità dei personaggi è il tema centrale che accomuna tutti i racconti, che sono un affresco della società americana degli anni Cinquanta, con le sue diversità e le sue caratterizzazioni. C’è la gentilezza, la cura nel trattare un paziente ammalato, il buon vicinato: tanti piccoli microcosmi descritti con minuzia di particolari, in cui , però, ad un certo punto si introduce il lato sovrannaturale, il lato oscuro, ciò che si stenta a conoscere e a comprendere. Così in finale, al genere horror si affianca il ritratto di una umanità complessa e variegata, incapace di fronteggiare il male e vincerlo. Per cui:
“Non cercare mai di assomigliare agli altri, mia cara. Disse placida la bisnonna. Essere come gli altri, non paga. Ti ho mai raccontato che sono stata la prima donna – la prima signora, anzi- a fumare una sigaretta a San Francisco?”
Una lettura speciale, gotica ed horror, magica e preda assoluta del caso.

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Consigliato a chi ama il genere gotico. Per gli altri un ottimo esercizio di scrittura, ma nulla di più.
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