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Piccole finestre
E’ il primo libro di Carver che ho letto e speravo in meglio.
In realtà il suo stile mi piace ma personalmente i racconti brevi in generale non mi hanno mai entusiasmata. Sono delle finestre troppo piccole sulla vita della gente. Sembrano coglierne un solo attimo che a volte non è neanche quello topico. Sono momenti di vita vera che lasciano trasparire eventi ma che non sempre li racconta… e anche quando lo fa… sono racchiuse in ritagli di vita che non danno il tempo di conoscere, affezionarsi… e anche se danno il brivido del momento, per la grande tragedia, la tristezza, la consapevolezza di un qualcosa che finisce… poi non lascia ricordi perché non si è avuto modo di conoscere i personaggi e appassionarsi alla loro vita. Sono schegge che ti trafiggono per un momento ma poi attraversano il corpo e in breve tempo si guarisce e si dimentica.
I racconti ‘postumi’ magari riuscivano a dare quel momento straziante ma poi filavano via. I Racconti giovanili erano a volte intensi ma confusi… insomma un contrasto tra piacevolezza della lettura e difficoltà nel cogliere il momento.
Legna da ardere: mi ha lasciata particolarmente indifferente. E’ un momento troppo generico dopo un evento x. Ma non si riesce a carpirne il segreto. E seppure risveglia immagini interessanti e scorre davanti agli occhi come pellicola… e un frammento poco interessante. E poi la non separazione tra dialogo e narrazione mi ha dato un certo fastidio.
Che cosa vi piacerebbe vedere?: non mi è dispiaciuta come storia, ma come le altre, la piccola scia di sentimenti provata, è sfumata nel giro di un momento. Una storia che forse era molto più semplice delle altre, ma era comunque viva, e in qualche modo, non so perché, è riuscita per un momento a far vibrare qualcosa.
Sogni: questo racconto è tragico, tragico negli eventi e tragico nella semi indifferenza che mi ha lasciato nonostante la tragedia raccontata. Sentivo una fitta ma è passata in un momento. La riga dopo era già passato… una sensazione strana. Ma comunque un bel racconto.
Vandali: forse il racconto che più mi ha lasciata indifferente. Non sono riuscita a provare nulla, non sono riuscita a coglierne l’essenza. I ricordi, la gelosia, i sentimenti contrastanti… di cosa parlava questo racconto?
Se hai bisogno, chiama: è già più interessante. Si può sentire la tristezza, l’apatia, la volontà… la scelta di un ultimo tentativo per non far andare tutto in malora… e poi la consapevolezza della realtà… la consapevolezza di un tentativo inutile, tentanto anche se già si sapevano i risultati. Ma forse tentativo fatto in nome del figlio… chissà. Ad ogni modo, almeno un racconto che ha lasciato una minima scia.
Stagioni furiose: il racconto che mi è piaciuto di più eppure uno di quelli che mi è riuscito più difficile comprendere. Ricordi lontani, ricordi di pochi ore prima, presente. Tutto mescolato, senza lasciare comprendere subito la realtà. Ricordi che si confondono e non lasciano la sensazione di chiarezza che uno vorrebbe. Un labirinto che verso la fine lascia vedere la realtà… una realtà straziante e malata.
Il Pelo: beh questo mi ha lasciata assolutamente senza parole. Non ne ho colto il senso, neanche lontanamente. Eppure mi ci sono divertita.
Gli Aficionados: è stato un racconto interessante da leggere ma che non credo di aver compreso a fondo. Mi ha fatto pensare alle corride ahahah… Vorrei che qualcuno me lo spiegasse…
Poseidone e compagni: è rimasto l’, sospeso nell’incomprensibile
Mele rosso vivo: un bel racconto, di disagio, malattia, disperazione… interessante e triste e pieno di rabbia. Si si questo mi è piaciuto.
Per il resto… mi piace lo stile, mi piace la sua chiarezza, la semplicità con cui scrive e con cui si legge. Poche parole, un’immagine. Forse per questo non ho potuto dargli un voto minore… perché lui mi piace… in generale i racconti brevi no. Forse ho solo sbagliato libro… vedremo.