Redenzione
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Indifferenza
Cinque sono i protagonisti di questa nuova storia di Mukherjee autore de “La vita degli altri” (Neri Pozza, 2016). Cinque personaggi per cinque storie tutte accomunate da un luogo, l’India, e dal desiderio di poter vivere una vita migliore rispetto a quella precaria e fatta di violenza e crudeltà che è per loro sinonimo di punizione divina. E se da un lato la povertà è appunto un castigo, dall’altro è un’occasione, l’occasione per eccellenza per redimersi dai propri peccati, dalle proprie colpe, dalle proprie vergogne e umiliazioni. In questa realtà dei pressi del Bengali uomini e donne vivono, infatti, arrangiandosi come possono, con espedienti e con la forza di volontà del sopravvivente. Le giornate scorrono scandagliate dalla medesima routine, il futuro è un desiderio irrealizzabile, un’utopia, non possono sperare di condurre un’esistenza dignitosa; la loro è un’esistenza di conservazione.
Tante voci corali che bramano la loro redenzione e che permettono di ricostruire un perfetto mosaico di una verità retrograda e inumana che il mondo moderno talvolta sembra voler dimenticare e accantonare nei meandri della memoria. Sia le ambientazioni che i personaggi sono tutti riccamente descritti e rendono vivide le circostanze malevoli in cui ciascun protagonista si trova e con cui deve quotidianamente combattere.
Devastante, oltre che a queste condizioni precarie, è quel senso di indifferenza che si perpetra in tutto lo scritto. Che muoia un bambino ai bordi della strada, che venga picchiata una donna o che venga maltrattato un uomo anziano, non vi è indifferenza. Il mondo non si ferma, alcuno sguardo è rivolto al bordo di una carreggiata dove i ratti son già pronti a cibarsi delle carcasse mentre le genti imperterrite proseguono con le loro attività.
Al tutto si aggiunge una penna curata, precisa e chiara che conduce senza difficoltà il lettore accompagnandolo passo passo tra un episodio e l’altro. Unica pecca che ho riscontrato al componimento è data dalla volontà del narratore di cercare di “unire” i percorsi dei suoi eroi, dato che viene percepito da chi legge come una forzatura essendo il testo redatto sotto la presunta veste di una raccolta di racconti tra loro paralleli, e con solo talune circostanze in comune, ma non anche come una storia portante unica.
Indicazioni utili
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Lontano da noi
Per la seconda volta mi cimento con un romanzo di quest’ autore. Gli scenari sono molto simili a quelli del precedente (La vita degli altri) e ancora mi ritrovo in imbarazzo di fronte a condizioni di vita difficili da comprendere e accettare per un cittadino del vecchio continente.
Siamo in India, nella zona del Bengali, trasportati tra la povera gente delle campagne che vive di stenti ed espedienti; nel mondo senza futuro di una donna che trascorre le sue ore cucinando in appartamenti abitati da famiglie abbienti per fare ritorno ogni sera nello slum in cui abita, una delle baraccopoli della città; ci preoccupiamo per il destino di una bambina allontanata dal suo paese natale che inizia una nuova vita come domestica presso una coppia dalla morale retrograda e inumana.
Ancora altri personaggi appaiono, ognuno nel suo tentativo di “redenzione”, come il povero contadino che sogna di far soldi trascinando al guinzaglio un giovane orso che ha addestrato maldestramente per farlo ballare di fronte a improvvisate platee di spettatori.
La narrazione è ancora di alto livello e arricchisce la conoscenza con dettagliate descrizioni delle disumane condizioni di vita dei malcapitati protagonisti. Vi è inoltre una parte in cui si disserta fervidamente in merito all’arte culinaria di quel lontano paese.
Solo il legame che si vuole evidenziare tra i personaggi presentati nelle storie narrate mi sembra labile e forzato, forse inutile. Si ha la netta sensazione di aver letto una raccolta di racconti.