Ranocchio salva Tokyo
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Recensione della Redazione QLibri
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Coraggio e senso di giustizia salveranno il mondo
I racconti di Murakami ci proiettano in un mondo al confine tra immaginazione e realtà rendendoci difficile distinguere l’una dall’altra e evidenziano l’inganno in cui conduciamo le nostre vite.
In “Ranocchio salva Tokyo” il protagonista Katagiri è un piccolo borghese che non spicca né eccelle per le sue qualità. E’ un piccolo uomo mediocre, scrupoloso nel suo lavoro, che si distingue solo per il suo senso di giustizia. È nel suo delirio onirico che egli si confronta con il gigantesco Ranocchio che chiede il suo aiuto per salvare Tokyo da un devastante terremoto che sarà provocato da un disgustoso enorme lombrico che dimora in profondità sotto la città. La lotta tra il bene e il male, tra giustizia e iniquità sarà combattuta fisicamente da Ranocchio con l’appoggio morale di Katagiri.
“Come dice Nietzsche, la saggezza più grande è non avere paura” ricorda Ranocchio. Ed è questo l’atteggiamento di Katagiri nell’ esigere i crediti per la società finanziaria per cui lavora. Qui è palese la critica di Murakami nei confronti di certi ambienti della finanza che troppo spesso portano avanti un gioco duro e senza scrupoli.
La battaglia tra il male e il bene sarà uno scontro violento tra il buio e la luce. “Questa cruenta battaglia si è svolta tutta nell’immaginazione. È quello il nostro campo di battaglia. È lì che vinciamo e siamo sconfitti. Naturalmente siamo tutti esseri limitati e alla lunga finiremo per perdere. Però, come aveva intuito Hemingway, il valore definitivo della nostra vita non sarà determinato da come avremo vinto, ma da come avremo perso.”
Né è il solo Hemingway a essere citato da Murakami: egli fa riferimento alla Anna Karenina di Tolstoi e al Sognatore delle Notti Bianche di Dostoevskij per il grande significato simbolico dei personaggi.
Come da un lato Anna risolve il suo lacerante conflitto interiore, lanciando se stessa e i suoi sogni contro la brutale realtà della locomotiva, e dall’altro l’uomo di Dostoevskij viene abbandonato da quel Dio che egli stesso ha creato, così il mondo immaginario di Katagiri si scontra con quello reale, non meno terrificante, che egli identifica infine proprio con la locomotiva di Anna Karenina.
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Saggezza e ordinarietà, una unione con un unico f
Katagiri, un uomo mingherlino e dall’ aria dimessa, un giorno si imbatte inaspettatamente nel grande Ranocchio, un vero ranocchio, sentendosi immediatamente sopraffatto dal suo aspetto imponente.
Si è insinuato d’ improvviso nel suo appartamento per salvare Tokyo dalla minaccia di un terribile terremoto e di una carneficina annunciata. Sogno o realtà?
Una casualità spiazzante per l’ uno ed una scelta ponderata per l’ altro, una collaborazione necessaria ad inseguire un ideale comune in breve trasformatasi in amicizia vera. Una relazione intensa, nata, come sempre, da una iniziale diffidenza verso l’ ignoto ed il diverso.
La solida e grigia vita di Katagiri, impiegato bancario dedito alla riscossione di crediti inevasi, sempre con un atteggiamento calmo ed imperturbabile nei confronti della vita nonostante i maltrattamenti subiti ( persino dai suoi famigliari ), con un lavoro indegno e pericoloso, cambierà una volta scelto da Ranocchio per coraggio e senso di giustizia, lui che finora non si era mai lamentato di niente.
Katagiri è un uomo comune, solo, deluso dalla vita, senza doti particolari, di una ordinaria banalità, e proprio per questo è stato scelto.
Il saggio e colto Ranocchio gli chiede di infondergli coraggio e sostenerlo con il cuore proprio come un vero amico farebbe, ricordandogli, che …” la saggezza più grande è non avere paura “… ( Nietzsche ).
La loro lotta condivisa sarà contro quel gran Lombrico che vive nel sottosuolo dove ha assorbito nello spirito e nel corpo l’ odio accumulato per tanto tempo.
Una relazione stretta, forse solo un sogno ed un risveglio senza che nulla sia realmente accaduto, se non dentro di se’. Ne’ vincitori né vinti, perché riprendendo le parole di Hemingway , …” il valore della nostra vita non sarà determinato da come avremo vinto, ma da come avremo perso “…. e quella contro il gran Lombrico è stata stata solo una battaglia terminata alla pari.
Ma non sempre le cose che ci appaiono e si vedono sono quelle che sembrano ed il nostro vero nemico spesso abita dentro di noi. Tutte le nostre battaglie hanno origine nell’ immaginazione ed …” il vero terrore è quello che gli uomini provano per la loro immaginazione “…( Conrad ).
Alla fine a rimanere è un senso di pienezza emotiva e pacificazione, il sonno di Katagiri finalmente tranquillo, privo di sogni, tutto è svanito nel nulla, come se mai fosse esistito, il vero cambiamento è avvenuto dentro di lui.
In questo breve racconto, come sempre in Murakami, visibile ed invisibile si fondono e confondono e la percezione del reale oltrepassa la realtà stessa. Sogno ed immaginazione, un mondo incrinato ed a forte rischio, il senso dell’ amicizia, la paura del diverso, la ricerca di se’, un viaggio nella conoscenza ed in universi paralleli che sconfina nell’ improbabile.
Citazioni letterarie e filosofiche chiudono il cerchio, in un percorso, pur breve, con tratti di riconoscibilità dell’ autore anche se banale e riduttivo sarebbe il pensare di ritrovarvi il Murakami a noi noto.
È doveroso uscire da tale contesto ( che sarebbe fuorviante ) e muoversi di conseguenza, capendo che abbiamo a che fare con altro, con una formula, tempi e modalità espressive diverse, rappresentazione e sostanza di un prodotto che comunque non ho trovato così disprezzabile.