Proprietà privata
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Polli che non diventano aquile
Quello che accomuna i personaggi di Richard Yates in questa raccolta postuma di racconti è l’aura di fallimento, mediocrità, disagio che, per quanto si impegnino, non riescono mai a scrollarsi del tutto di dosso. Lo stesso scrittore, del resto, non si fa scrupolo di ridicolizzarli con ironia sottile, mostrando di conoscere bene i suoi polli, volatili che non potranno mai diventare aquile.
Svariati i casi presi in esame: soldati, uomini d’affari, mogli di ufficiali, donnette, tutti frustrati nelle loro aspirazioni sullo sfondo di una quotidianità squallida, a cui restano nonostante tutto saldamente ancorati.
C'è, per esempio, l'esistenza piatta e oziosa di alcuni reduci di guerra ricoverati per mesi in ospedali militari, che passano il tempo raccontando spacconerie più o meno inventate, scaracchiando e bevendo di nascosto birra nei bagni. Antieroi per eccellenza, che poco hanno a che vedere con l'orgoglio patriottico che ci si aspetterebbe da veterani.
E poi spaccati impietosi di vita coniugale, rancori, frustrazioni, incomprensioni che lo scrittore americano tratteggia con implacabile precisione. "Non ho mai avuto l'impressione di tradirti, George, non capisci? Cosa c'era da tradire?" Frase al vetriolo pronunciata "a voce bassissima" da una moglie che si congeda da un marito attonito, dopo anni di apatica convivenza.
“Proprietà privata”, racconto che dà il titolo alla raccolta, si differenzia dagli altri perché privo di sarcasmo, ma amaro quanto può esserlo la storia di una bambina umiliata e avvelenata dal perbenismo ottuso degli adulti. Il suo malessere arriva al lettore in maniera acuta, e la sua piccola figura, bruttina e consapevole di esserlo, non si dimentica. Eileen, che si nasconde come un animale ferito nel capanno degli attrezzi, dopo aver imparato a sue spese quanta poca importanza abbiano le sue ragioni in un mondo di verità posticce.