Primo amore. Il canto dell'amore trionfante
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Ai confini della poesia
Cercando le parole per descrivere l’effetto finale che questi racconti di Turgenev hanno lasciato su di me, trovo nella mente l’immagine di un pizzo finemente lavorato, con la sua delicata perfezione, o di un variopinto arazzo, con i suoi fili meticolosamente intessuti. Si avverte una scrittura levigata, curata e armoniosa, in cui ogni vocabolo è stato finemente cesellato per trasmettere una precisa sfumatura emotiva.
È un racconto di sfumature e suggestioni, in fondo, “Primo amore”. Pochi sono infatti gli accadimenti e la bellezza di questa lettura risiede nella poetica evocazione dell’animo del protagonista, colto in due momenti fondamentali nella vita di un sedicenne: la dolce scoperta di un innocente sentimento amoroso e la dolorosa delusione della presa di coscienza della realtà. Vedere la bella e capricciosa Zinaida ed innamorarsene, per il giovane Vladimir, è la stessa cosa. Perché l’amore a sedici anni è così: ogni sensazione è amplificata, ogni parola ha il peso di una verità divina e, senza calcoli o astuzie, egli può solo abbandonarsi con ingenuità alla tenerezza e alla crudeltà di queste nuove emozioni.
Al giovanile e innocente sentimento di Vladimir si intrecciano poi altri amori e altri personaggi. L’amore come gioco, capriccio e seduzione di Zinaida. L’amore della gelosia, della distruzione o dell’irrazionalità, negli altri corteggiatori. L’amore peccaminoso e inevitabile. L’amore tradito e sottomesso. E, infine, l’amore che da un lato affascina e attrae, e dall’altro respinge e allontana, come quello così complesso tra Vladimir e suo padre, in bilico tra venerazione e rivalità.
Alla fine, resta sulle labbra la malinconia dolceamara del ricordo di un tempo ormai perduto.
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Gioiellino...
Due anni fa mi trovai a leggere un piccolo libro di Charles Simmons, dal titolo "Acqua di mare"...e me ne innamorai.
Soltanto dopo ho scoperto che si trattava di un romanzo liberamente ispirato (per ammissione dello stesso autore) a "Primo amore" di Turgenev.
E finalmente oggi mi sono regalata questa lettura "madre".
Un racconto straordinario.
Un racconto di formazione sentimentale, introspettivo, psicologico e poetico.
Siamo nella Russia degli anni '30 dell'Ottocento.
Vladimir, sedicenne di ottima famiglia, s'innamora della bella e spregiudicata Zinaida, 20 anni, figlia di una principessa caduta in miseria.
Lei è piena di vita, consapevole del suo potere seduttivo, gioca col suo girotondo di uomini che la corteggiano, emancipata e intelligente, combatte contro le convenzioni del tempo e cerca un uomo capace di dominarla.
"In assenza di Zinaida languivo: non mi entrava in testa niente, mi cadeva tutto di mano, per giorni interi pensavo intensamente a lei...languivo...e in sua presenza le cose non andavano certo meglio.
Ero geloso, ero cosciente della mia nullità, da sciocco mettevo il muso e da sciocco mi umiliavo, e tuttavia una forza invincibile mi trascinava da lei, e ogni volta varcavo la soglia della sua camera con un brivido involontario di felicità."
Ma Vladimir non sarà l'unico ad innamorarsi di lei.
Al suo amore dolce e romantico, si contrappone quello maturo, passionale e peccaminoso di suo padre.
Per la stessa donna.
E qui entra in gioco, a mio avviso, la parte più bella e profonda del racconto: il rapporto padre/figlio che, a quanto pare, è anche molto autobiografico.
Turgenev ha patito la sofferenza di avere un padre bello, giovane (che ha sposato una donna molto più grande di lui solo per interesse) e che lo ha sempre trattato con grande indifferenza alternata a dolcezza.
Ora le sue mani lo accarezzavano, ora lo respingevano.
Un uomo incredibilmente tranquillo, sereno, ma anche egoista e dispotico.
Esattamente come il padre di Vladimir in "Primo amore", e proprio allo stesso modo il giovane Turgenev lo amava e idolatrava sopra ogni cosa.
La figura della madre, sia nel romanzo sia nella vita dell'autore, è terribile: una donna severa, incapace di amore, affetto e divorata da una gelosia invalidante.
Nel triangolo venutosi a creare "figlio/donna/padre" tutti perdono qualcosa...chi l'amore, chi l'innocenza, chi la vita...ma è vero anche che tutti e tre "amano" davvero per la prima volta.
Una lettura dal sapore malinconico, non soltanto per la storia in sé di un amore infelice, ma anche per i difficili legami familiari, per i ricordi di una giovinezza ormai passata, con tutto il suo carico di equilibri fragilissimi.
Prezioso.
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La dolcezza e la tirannia del primo amore...
Affrontare un autore russo potrebbe spaventare, ma vista la brevità del racconto (meno di 90 pagine) è un’occasione per emozionarsi senza lo spettro della possibile noia.
Perché a volte, un libro come quello di Turgenev è il luogo della memoria, dove le prime pagine sono la porta segreta per accedervi e ogni un lungo sentiero che si addentra nelle profondità dell’animo umano. Questo racconto non è altro che il luogo del cuore. Quell’angolo misterioso del nostro corpo dove si celano dolci e struggenti ricordi di un tempo perduto. Il tempo del primo amore.
Tutto comincia con una scena intima e familiare. Il quadro ottocentesco di una serata fra vecchi amici che, per riempire la noia di un dopocena, rinvangano a turno i fantasmi del loro primo amore. Quel sentimento che racchiude la tenerezza di un incontro e il fatale presentimento che il destino sia pronto ad insinuarsi nella magia di quegli attimi. Perché in ogni primo amore esiste una lotta, una disperata battaglia contro il nostro desiderio di rendere eterno il sentimento che proviamo per l’altro e la consapevolezza della fragile precarietà del nostro sogno.
Ed è su questa duplice visione dell’amore che si fonda il racconto, incarnandosi nella figura di Zinaida, principessa decaduta, figlia di un aristocratico ridotto sul lastrico a causa dei suoi debiti di gioco e di madre una volgare e intrigante, dedita alla costante ricerca del denaro perduto.
Vladimir Petrovi? è l’adolescente che, nell’estate dei suoi sedici anni, s’innamora perdutamente di lei. Nell’incantevole cornice della campagna alla periferia di Mosca, dove tutto è immerso nella quiete di giardini e fontane, l’affascinante e ambigua figura della giovane vicina di casa diventa l’oggetto di un inaspettato desiderio, di una passione che diventa ossessione.
Circondata da ammiratori, Zinaida si diverte a giocare, ad inventare racconti e storie di regine davanti ai giovani amici che si radunano ai suoi piedi in intriganti serate notturne che si svolgono nella sua proprietà ormai decadente. E lei, al centro di quel cerchio perfetto, incarna il fascino del doppio. Fata e strega, principessa e zingara, creatura innocente e insidiosa seduttrice. Una figura eterea che si aggira nel buio della notte, una voce che si espande nel silenzio con la dolcezza di uno scroscio d’acqua e, contemporaneamente, contaminata da parole allusive. In ogni suo gesto si coglie l’incanto di un’ideale d’amore e una misteriosa quanto torbida forza che si agita dentro di lei. Un’inquietudine e un oscuro segreto che, nonostante la spinga in parte a ricambiare l’amore che ha acceso nell’inesperto Vladimir, le impedisce di abbandonarsi tra le sue braccia.
Qualcosa la trattiene. Qualcosa che spinge il protagonista sull’orlo di una follia omicida e che lo porterà a scoprire una verità sconvolgente. Una verità che aveva inconsciamente ignorato e che contaminerà per sempre la sua idea dell’amore.
La prosa lirica e poetica di Turgenev ci svela il potere magnifico e, allo stesso tempo, malevolo dell’amore. Rappresenta con un stile a tratti commovente, a tratti spietato, il doloroso passaggio dall’adolescenza, dove tutto è immaginazione, sogno, magia, all’età adulta, dove non resta nient’altro che la malinconia del ricordo. Che dire, questo piccolo gioiello della letteratura russa emoziona come sanno fare solo i classici. Dimostra che nella grande letteratura i personaggi possono rivivere in noi, resuscitare le nostre stesse memorie e lasciare aperto il confronto con le proprie esperienze personali.
Purtroppo, non ho ancora letto il secondo racconto di questa raccolta, preferendo un’altra edizione dove compare solamente Primo amore. Ma penso che presto colmerò la lacuna.