Oblio
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Tanta, troppa saccenza.
È il primo libro che leggo di Wallace, e forse non proprio il migliore per iniziare a leggere l'autore americano, ma visto che era un regalo ne ho approfittato per iniziare a leggerlo. Il libro è un libro di racconti, 8 in tutto, divisi tra storie lunghe 100 pagine o corte 4, e di storie più o meno realistiche, alcune anzi totalmente fantasiose. Come detto è il primo libro di Wallace che leggo, e avevo sempre sentito parlare di uno scrittore brillante, coinvolgente, fantasioso. Beh, forse ho preso io libro peggiore, non so, ma da qui quello che emerge è solo uno scrittore saccente e arzicocolato, che si specchia eccessivamente in quello che scrive e molte volte rende lo scritto solo più pesante di quello che è. Ogni racconto è composto da una storia principale e poi almeno una secondaria (a volte anche due) totalmente estranea a quella principale. Le varie storie sono non solo piene zeppe di figure retoriche, ma anche di commenti tecnici strettamente legati all'argomento di cui si parla degni di un saggio, emblematico è il primo racconto che parla di un focus group con digressioni (comprese di formule) che più che un racconto sembra di leggere un libro universitario sul marketing. Gli unici due racconti che ho trovato veramente interessanti ed ho letto volentieri sono stati "Caro vecchio neon" e "Oblio". Ho letto varie opinioni su questo libro (molto diverse tra loro) e quella che mi ha più colpito è stata una che si concludeva dicendo che forse Wallace in questo, che è uno dei suoi ultimi romanzi, sia diventato lo scrittore saccente che ad inizio carriera invece criticava. Questo non posso dirlo in quanto non posso fare paragoni con altri libri, certo è che questo libro lo ho finito a fatica, e se anche gli altri sono così difficilmente ne leggero altri.