Narrativa straniera Racconti Midland a Stilfs
 

Midland a Stilfs Midland a Stilfs

Midland a Stilfs

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«Nel mio lavoro, quando qua e là si formano i primi segni di una storia, o quando in lontananza vedo spuntare da dietro una collina di prosa l’accenno a una storia, gli sparo addosso». Così dichiarava Thomas Bernhard nel 1970, un anno prima di dare alle stampe questo trittico, dove l’alta montagna che «regna sovrana come natura assoluta» e le valli del Tirolo popolate da «pazzi che a migliaia vanno in giro con la loro pazzia» prestano cupi bagliori a una scrittura che, se a tratti si permette un’inconsueta indulgenza nei confronti dell’intreccio, subito la contraddice o la trascende. Dall’insanabile incomprensione che oppone Midland, villeggiante inglese, agli abitanti di Stilfs, immersi in un «inferno di solitudine» e certi non già di vivere «nel luogo più ideale» ma di scontare una «immane punizione», all’irresistibile, lacerante dialogo tra un avvocato di Innsbruck, Enderer, e un cliente che ha il torto di portare un mantello di Loden identico a quello di uno zio morto suicida, sino all’ascensione sul massiccio dell’odiato Ortles di due fratelli, un acrobata e uno scienziato, che hanno trasformato solitudine e paura nella ricerca della perfezione assoluta – «perfezionarsi della disperazione» –, il lettore troverà in queste pagine un esempio della migliore prosa di Bernhard – un condensato di sinistra comicità.



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Midland a Stilfs 2020-08-31 07:01:03 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    31 Agosto, 2020
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Tre racconti

Pubblicato per la prima volta nel 1971 e di recente pubblicazione in Italia grazie alla casa editrice Adelphi, questo libro incorpora tre racconti incentrati sul tema della solitudine estrema e dell'oppressione della natura e dell'ambiente circoscritto che impedisce lo sviluppo delle proprie capacità. Racconti pregni anche della disperazione di chi comprende il nonsenso della vita e più si cerca di sottrarvisi più la disperazione aumenta fino al completo annientamento.

"Midland a Stilfs", il primo racconto che da anche il titolo alla raccolta, presenta questo paesino di alta montagna e i suoi abitanti che vengono letteralmente sconvolti tutte le volte che un estraneo va lì in visita, ce ne sono pochi in verità che si avventurano dalle parti di Stilfs perché la natura non è delle più accoglienti, però la volta in cui ciò succede rappresenta un fatto straordinario per gli abitanti di Stilfs perché se da un lato sono abituati nel proprio isolamento e radicati alle loro routine dall'altro muoiono dalla voglia di una visita e di parlare con una persona che arriva "dal mondo" piena di idee nuove, fresche, diverse dalle loro. Questo racconto mi ha ricordato moltissimo "Le notti bianche" di Dostoevskij e in particolare la descrizione del sognatore che vive nella solitudine della propria stanza. Il secondo racconto, "Il mantello di Loden" ha un lieve profumo del capotto russo di Gogol, il terzo invece è quello che mi è piaciuto meno.

Personalmente amo molto Bernhard ma non sono un'amante dei racconti, tranne rare eccezioni, e in questa raccolta non mi ha colpita particolarmente. Ho riconosciuto i suoi temi cari, così come anche lo stile, tuttavia di Bernhard preferisco i romanzi perché trovo che in questi ha lo spazio sufficiente a dar sfoggio alle sue danze e coinvolgere il lettore. Già le sue trame sono scarne - infatti punta molto sui concetti spesso espressi attraverso ripetizioni e variazioni che trascinano - avendo inoltre uno spazio limitato e non essendo un autore capace di descrivere un'immagine istantanea, un'emozione, ma cerca sempre di abbracciare un'insieme, il risultato finale per me non è stato soddisfacente. Seppur letto con immenso piacere, non mi ha detto nulla in più rispetto alle opere già lette.

"Ma avanti, avanti. Sempre feriti e offesi, ovunque andassimo. Chiedo, nessuno risponde. Imparato lo strumento sbagliato, imparata la combinazione di passi sbagliata, imparata una coreografia completamente sbagliata."

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