Libro d'ombra
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L’ombra come antico valore estetico giapponese
“V’è, forse, in noi Orientali, un’inclinazione ad accettare i limiti, e le circostanze, della vita. Ci rassegniamo all’ombra, così com’è, e senza repulsione. La luce è fievole? Lasciamo che le tenebre ci inghiottano, e scopriamo loro una beltà. Al contrario, l’Occidentale crede nel progresso, e vuol mutare di stato. È passato dalla candela al petrolio, dal petrolio al gas, dal gas all’elettricità, inseguendo una chiarità che snidasse sin l’ultima particella d’ombra”.
Titolo originale del libro “In ‘ei raisan”, che significa “Elogio dell’ombra”, tradotto però in “Libro d’ombra”per problemi editoriali, dal momento che esisteva già una raccolta di poesie di Borges intitolata proprio “Elogio dell’ombra”.
Scritto nel 1962, pubblicato in Italia da Bompiani tre anni più tardi, questo meraviglioso libro può essere ben considerato un saggio sulla vera essenza della estetica tradizionale giapponese .
Con il suo stile leggero ed elegante, Tanizaki ci prende letteralmente per mano e ci accompagna per le strade, nelle dimore, nei luoghi dell’antico Giappone alla scoperta della sua autenticità che vive nella magia dell’ombra.
Un viaggio indimenticabile che coinvolge tutti i sensi, non solo la vista- il senso che noi Occidentali abbiamo super irritato, atrofizzando tutti gli altri.
Eccoci quindi ad assaporare una calda zuppa di miso rosso, ad annusare e gustare un fresco sashimi (pesce crudo), ad ammirare pregustando con gli occhi il dolce di fagioli e zucchero chiamato yokan...serviti non su piatti e vassoi di fredda, fulgida ceramica bianca occidentale, ma in coppe di legno, legno brunito, annerito dal tempo, accarezzato da più mani. Noi Occidentali abbiamo la mania di lustrare tutto, di eliminare lo sporco, accecati dall’ossessione dell’igiene. Il giapponese tradizionale non aveva questi patemi: venature scure, patina di opaco sulle stoviglie rendevano ai suoi occhi l’idea del vissuto e della familiarità.
Eccoci ancora ad ammirare il legno laccato con le decorazioni in polvere di oro e di argento che possono essere esaltati solo dalla penombra. Solo chi sa apprezzare le tonalità scure e la luce fioca sa gustare il fulgore dell’oro in tutta la sua pienezza. Nell’ombra c’è qualcosa di mistico, forse qualcosa di Zen. L’ombra permette di esaltare una mano liscia e candida nelle rappresentazioni del teatro no, l’antico teatro giapponese. Denti anneriti ad arte sul viso di una donna ne esaltano la pelle di luna.
In brevi e piacevoli capitoletti l’autore vi parlerà anche della casa giapponese tradizionale, senza risparmiare i gabinetti, vero gioiello delle antiche dimore.
Perché, si chiede Tanizaki, senza sconfessare però l’utilità e la grandiosità delle scoperte occidentali, perché abbiamo voluto rinunziare alle nostre caratteristiche, ai nostri principi estetici, piegandoci alla cultura del bianco splendente, del diamante che proprio non ci appartiene?
“Se, di fronte all’Occidente, avessimo adottato sin dall’inizio un atteggiamento meno servile, oggi non solo indosseremmo altri abiti, mangeremmo altri cibi, abiteremmo altre case, ma diverse sarebbero anche la nostra politica, la nostra religione, la nostra arte, la nostra economia. Tutto sarebbe altro, e orientale. (...) forse non avremmo scimmiottato sino alla spudoratezza il pensiero occidentale; forse la nostra letteratura avrebbe percorso una strada sua propria, e originale”.
Indicazioni utili
Elogio dell'ombra
Prendi una stanza in penombra, disponi all'interno C.u.b. e Junichiro.
La donna contemporanea Occidentale osservera' - C'e' poca luce qui dentro ! -
L'uomo Orientale del secolo scorso asserira' - Quanta ombra in questa stanza!-
Nato a Tokyo nel 1886, Tanizaki Junichiro propone in quest'opera un breve e delizioso saggio di elogio all'ombra e alla diversita' di prospettiva di due culture estremamente differenti : quella Occidentale e quella Orientale.
Riflessioni solitarie e nostalgiche dell'autore sulle abitudini del Giappone antico di vivere i sensi e di iniettarli nelle cose comuni , caldo lume di lanterna e carta gravida di vita propria, luoghi ed oggetti di tutti i giorni che a poco a poco hanno abbandonato il Paese per cedere il passo al progresso occidentale.
Oriente dalla luce soffusa, cultore dell'ombra attorno cui gravitano le strutture di case e templi, costruiti come grandi parasole diversamente da edifici e cattedrali Occidentali, che propendono verso l'alto, alla ricerca di luce e cielo.
L'arte del legno laccato, che avvolge zuppe e pietanze in ciotole dai colori scuri proteggendo i sapori alla vista, contro il vetro trasparente e scintillante o la bianca ceramica, che non hanno segreti.
Addirittura ombra posata sulla pelle degli avi, che per quanto possa essere candida trattiene un velo di oscurita' che le donne usavano far risaltare tingendosi i denti di nero e vestendo tuniche nelle sfumature del grigio, in modo che l'epidermide rilucesse come la luna nella notte.
Una difesa della cultura giapponese, un elogio delle diversita' curioso ed edificante e divinamente scritto, per sottolineare che ogni popolo ha le sue tradizioni ed in esse converge la magia che combatte l'omologazione. Trasmette un senso di pace questo piccolo libro, sostenendo che nulla di male c'e' nell'essere diversi, il male e' disfarsi della propria identita' .
" Vorrei che non si spegnesse anche il ricordo del mondo d'ombra che abbiamo lasciato alle spalle; mi piacerebbe abbassare le gronde, offuscare i colori delle pareti, ricacciare nel buio gli oggetti troppo visibili, spogliare di ogni ornamento superfluo quel palazzo che chiamano Letteratura.
Per cominciare spegniamo le luci. Poi si vedra' ".
Buona lettura.