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Una selezione delle lettere che l'autrice ha scritto nell'arco della sua vita. Sono state privilegiate tutte quelle che hanno attinenza con le sue opere, quelle che riguardano la famiglia e l'infanzia e, infine, quelle di viaggio che sono legate ad importanti avvenimenti letterari, sociali o politici.



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Lettere ai contemporanei 2015-03-27 07:43:53 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    27 Marzo, 2015
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Palpiti di una vita

Queste "Lettere ai contemporanei", redatte in una prosa magnifica, rappresentano sicuramente uno strumento indispensabile per conoscere Marguerite Yourcenar, scrittrice grandissima.
Qui emergono i suoi interessi, le preoccupazioni, l'indignazione per la violenza perpetrata sulla natura e in particolare sugli animali, tanto da considerare che "lo sfruttamento senza limiti da parte dell'uomo, il libero esercizio della sua grossolana indifferenza nei confronti di questi esseri impegnati quanto lui nell'avventura dell'esistenza, sia uno degli aspetti del male". Scriveva questo nel '57, periodo in cui certe sensibilità erano ben poco diffuse.
Ancora più esplicita una lettera del '68 all'attrice Brigitte Bardot (anche lei attenta a questo genere di abusi), in cui chiede collaborazione contro "l'orribile massacro annuale delle foche nelle acque canadesi, e soprattutto l'uccisione delle giovani foche (...) che hanno poche settimane di vita (...) con un 'metodo' che consiste nel colpirle a randellate per poi strappare loro immediatamente la pelliccia", con probabilità di scuoiarle ancora vive.

Questa donna dalla cultura vastissima e dalla brillante intelligenza ben riconosceva la ristrettezza della mentalità contingente e degli stereotipi culturali, l'imposizione ideologica e consumistica del piacere, la licenza sbandierata come libertà. Non ci sorprende, pertanto, leggere le parole indirizzate a Natalie Barney, al tempo in età molto avanzata : "...lei ha avuto la fortuna di vivere in un'epoca in cui la nozione del piacere era ancora fonte di civiltà (oggi non lo è più); le sono in parte grata di essere sfuggita alle influenze intellettuali di questa metà del secolo".

Numerose le testimonianze provenienti da viaggi e visite : la cocente delusione avuta (1962) nell'allora Leningrado sovietica : "...un effetto che non mi sarei aspettata: quello (...) di un infinito avvilimento". All'Ermitage vede "gente distrutta (...) . E dappertutto, insidiosi e massicci, il silenzio o la propaganda, ovvero la menzogna, con i suoi luoghi comuni".
Incantata, invece, di fronte al grandioso spettacolo della natura primordiale, durante una mesta ricognizione sul luogo rupestre e solenne dove, nella Guerra Civile Spagnola, venne fucilato Garcia Lorca, tanto da comunicare alla sorella dello scrittore "che ha trovato la morte in questo paesaggio d'eternità" : "...non si potrebbe immaginare per un poeta una tomba più bella".

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