Narrativa straniera Racconti Le terre dello sciacallo
 

Le terre dello sciacallo Le terre dello sciacallo

Le terre dello sciacallo

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Le terre dello sciacallo è la prima grande opera di Amos Oz, una raccolta di racconti dal respiro largo che, nel 1965, hanno segnato l’affermazione dello scrittore. Sette storie sono ambientate in un kibbutz, quello stesso micromondo che ritroveremo in altre sue celebri narrazioni, l’ultima, invece, è una specie di parabola ambientata in tempi biblici. Sono tutte, ognuna a suo modo, narrazioni epiche di un Israele antico e nuovo al tempo stesso, con una gamma di personaggi che vanno da uno sfortunato, tragico paracadutista a un gruppo di beduini di passaggio ai confini del kibbutz, al “più bel toro della valle”. Oz scrive dei pionieri, dei sabra, degli intellettuali europei e dei rifugiati che avevano un sogno, che hanno combattuto guerre, stabilito un’ideologia politica e forgiato una nazione. Ma la realtà non è dolce come il sogno. Queste storie sono conturbanti, sensuali, poetiche e spietate. E lo sciacallo, che insegue il lettore da una storia all’altra, ulula nella notte poco fuori dai cancelli.



Recensione della Redazione QLibri

 
Le terre dello sciacallo 2022-02-04 08:25:26 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    04 Febbraio, 2022
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Amoz Oz e i primi passi nella scrittura

Amos Oz all'età di quindici anni decide di lasciare la sua famiglia, di cui non condivide le idee politiche e di trasferirsi in un Kibbutz. E proprio lì nasce la sua passione per la scrittura tanto da renderlo poi il grande autore che è diventato.

Feltrinelli pubblica questa serie di dieci racconti, finora inediti in Italia, scritti intorno agli anni Sessanta. Questa raccolta sono la prima grande opera dell'autore.

Nove racconti sono ambientati all'interno del Kibbutz, l'ultima è una specie di parabola. La mia conoscenza sull'argomento Kibbutz era praticamente nulla ma grazie ad Oz, oggi ne sono qualcosina in più. I racconti sono brevi, alcuni anche troppo, si riesce appena ad affacciarsi ad una finestra che lo spiraglio viene subito chiuso. Sono storie intense, con sentimenti forti e vita quotidiana. Lavoro comune, mangiare comune ma dolore singolo; il dolore delle persone che si ritrovano all'interno del Kibbutz è straziante, ognuna si porta un bagaglio diverso per poi arrivare tutte alla solita meta.

Ma la vita per gli ebrei non è così semplice:

“Gli ho chiesto che cosa aveva, ha risposto che aveva sentito gli spari e si era spaventato. Gli ho detto che a spaventarsi dovevano essere gli arabi, che sono finiti i giorni in cui gli ebrei devono spaventarsi per degli spari di notte.”

“Un popolo intero sta devastando e sporcando e mandando in fumo tutta la visione. Lo Stato ebraico era destinato a essere un capitolo e una pagina nuova nella storia degli ebrei, mentre ora somiglia a una festa d'addio, un ballo per il lieto fine di una storia tremenda. Ma questa storia tremenda non è ancora al culmine. Le armi si affilano.”

Amos Oz ci porta nella sua terra, ce ne mostra un piccolo spiraglio. Lo stile è ancora un po' acerbo ma mostra tutto il suo potenziale. Racconti diversi fra loro ma tutti con due fili conduttori, il Kibbutz e lo sciacallo, storia dopo storia tornano sempre a raccontarci qualcosa di diverso.

Consiglio questo libri agli amanti di Oz, conoscere i suoi inizi è piacevole; lo consiglio anche a chi volesse sapere un po' più di storia di questo paese, non dal punto di vista politico ma della vita quotidiana in queste comunità, l'autore ci ha vissuto trent'anni. Un libro che si legge velocemente e da diversi spunti di riflessione.

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