Narrativa straniera Racconti Le figlie perdute della Cina
 

Le figlie perdute della Cina Le figlie perdute della Cina

Le figlie perdute della Cina

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La presentazione e le recensioni di Le figlie perdute della Cina, opera di Xinran edita da Longanesi. «Hai mai sistemato una bambina?» Siamo in un villaggio di contadini nel cuore di una regione poverissima lungo il Fiume Giallo, in Cina. Siamo ai giorni nostri, ma in quella zona remota il tempo sembra essere immobile da secoli. «Hai mai sistemato una bambina?» chiede insistente una contadina del villaggio alla giornalista Xinran, durante un’intervista. La giovane sposa di campagna sa bene che è suo dovere dare alla luce un maschio, ed è convinta che ogni donna, come lei, quando mette al mondo una femmina sappia altrettanto bene cosa fare: deve trovare il modo di «sistemare» la bambina, di sbarazzarsi di lei. Deve, suo malgrado, abbandonarla. L’abbandono delle bambine appena nate era, ed è tuttora, una pratica tristemente diffusa in Cina, e non solo nelle zone rurali, complici le ristrettezze economiche e una legge sulla pianificazione delle nascite che per anni ha imposto a ogni famiglia un figlio solo. Alle bambine più fortunate il destino ha riservato l’amorevole accoglienza di una famiglia adottiva in un paese occidentale. Per molte altre nascere femmina ha significato essere brutalmente uccise appena venute al mondo. Grazie a un lavoro di ricerca e di inchiesta durato anni, Xinran dà finalmente voce al silenzioso dolore delle donne cinesi – contadine, studentesse, impiegate – che hanno abbandonato le proprie neonate sulla via di una città, fuori da un ospedale o da un orfanotrofio o sulla banchina di una stazione, offrendoci uno spaccato della Cina odierna per molti aspetti inedito, e al tempo stesso narrandoci una storia fatta di drammi e di speranze ritrovate, una storia capace di lasciare il segno.

Xinran, giornalista e scrittrice, è nata a Pechino e dal 1997 vive a Londra. Ha pubblicato numerosi libri, fra cui il bestseller La metà dimenticata. Per aiutare i bambini cinesi che vivono in condizioni di disagio ha fondato l’associazione benefica The Mothers’ Bridge of Love.



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Le figlie perdute della Cina 2011-09-06 14:40:26 Emanuela
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Opinione inserita da Emanuela    06 Settembre, 2011

Le figlie perdute della Cina.

La capacità di distinzione, che questo libro pone rispetto agli altri, sta nel fatto di saper raccontare le storie di queste donne disastrate, costrette ad uccidere le proprie figlie, in modo molto fluido e realistico. Il linguaggio utilizzato, è molto facile da comprendere... sa soffermarsi su punti delicati, capace di far comprendere anche il minimo particolare, senza soffermarsi troppo sulle descrizioni del paesaggio o di un personaggio. Qualsiasi argomento, trattato in questo splendido libro..pur essendo diviso in capitoli, è capace di saper raccontare un'unica storia, un unico flusso, un'unica idea. Non siamo di fronte ad un cantastorie... qui, giace la storia della sofferenza permanente di donne costantemente demolite dalla paura. Dalla paura di dare alla luce, una figlia femmina.
Il fatto più agghiacciante è che tutt'ora, come in questo momento, molte donne, vivono ancora questa amarezza, ancora oggi nessuno è riuscito a fermare questo ingranaggio terribile. E' un libro sicuramente informativo, molto interessante sotto molti aspetti, un libro che sicuramente, per gli argomenti che tratta, è capace di far guardare la nostra vita in una prospettiva differente, sempre più ottimista!

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Le figlie perdute della Cina 2011-08-28 22:04:39 katia 73
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katia 73 Opinione inserita da katia 73    29 Agosto, 2011
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le figli perdute della Cina

Un libro decisamente interessante, pensavo fosse una raccolta di testimonianze sulle donne costrette ad abbandonare le proprie figlie ma invece è molto di più, l’autrice ci guida in un mondo che sembra lontano anni luce da noi, ma purtroppo non lo è, in Cina il controllo delle nascite e l’importanza del figlio maschio sono ancora molto radicati, soprattutto nella Cina rurale.
Le testimonianze sono agghiaccianti, donne costrette veder uccidere le proprie figlie appena nate, donne che scelgono di sbarazzarsene nell’anonimato perché se venissero scoperte a loro sarebbe preclusa la possibilità di avere altri figli , l’autrice ne ha incontrate parecchie e ha raccolto le loro testimonianze, il loro strazio, la preoccupazione di non sapere dove sono andate a finire perché poche, soprattutto negli anni indietro, sono le documentazioni che attestano le adozioni e di moltissime bambine si sono perse le tracce, inoltre solo in anni recenti sono state aperte le adozioni internazionali .
Lo stato punisce con sanzioni chi non rispetta la legge sul controllo delle nascite , si rischia di perdere il lavoro e di mettere a rischio quindi il futuro dell’intera famiglia, e premia con agevolazioni chi invece la rispetta .L’autrice stessa anni addietro voleva prendere con se una bambina abbandonata in ospedale, ma essendo lei già madre di un bimbo ha dovuto rinunciare perché minacciata dal datore di lavoro di essere licenziata e quindi dopo pochi mesi è stata costretta a riportare la piccola Neve (così l’aveva chiamata) in uno dei tanti fatiscenti orfanotrofi privi di fondi per garantire una vita decorosa a queste bambine.
Il libro non si legge con facilità, un po’ perché le storie sono molto commoventi ,e poi è veramente ricco di informazioni sulle leggi cinesi, date…. Insomma non è scorrevolissimo, colpa anche dei vari salti temporali, un po’ parla del presente, un po’ si riferisce agli anni indietro e a volte ho fatto fatica a capire come stanno ad oggi realmente le cose, forse io l’ho letto con poca attenzione o forse lo stile di scrittura è un po’ ” confusionario” .


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